Padre Mario è caduto sotto i colpi di un fucile alla vigilia di Ferragosto del 2003, mentre alle 10:30, ora locale transitava per Lobel, una località ad una quarantina di chilometri dalla missione di Kanawat (100 Km. a nord della città di Moroto). Accanto a lui ha perso la vita un altro religioso comboniano di nazionalità ugandese, mentre un ragazzo della zona, che era con loro, è uscito illeso dall’agguato riuscendo a fuggire. L’auto sulla quale viaggiavano si è trovata nel bel mezzo di una razzia di bestiame che una banda di guerrieri stava compiendo a danni di altrettanti guerrieri.
I due erano partiti da Kanawat ed erano diretti a Kapedo, quando sono piombati fra il fuoco dei guerriglieri. Padre Mario è stato colpito mentre, tentava di nascondersi nell’erba.
Ora riposa accanto alla Chiesa di Kanawat, quella Chiesa dalla quale la precedente domenica aveva tuonato: "ormai la terra è stanca di bere sangue" riferendosi alle troppe vittime della guerriglia e dei banditi che razziano il bestiame. Kanawat era la regione che padre Mario Mantovani batteva dal 1957, cosciente dei rischi, ma desideroso di aiutare la gente a riscattarsi da una vita di stenti.
Da alcune testimonianze di persone che hanno avuto l’onore di conoscere padre Mario si può delineare una figura con un carattere spiritoso e allegro, e persona di grande intelligenza e cultura.
La frase che spesso ricorreva nei suoi discorsi era: "anche noi dobbiamo seguire l’esempio del Comboni che ha dato la vita per gli africani". Di conseguenza la morte violenta non è altro che il corollario di una lunga vita spesa per la donazione dei fratelli meno fortunati di noi.
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