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Orzivecchi, Brescia, 26 agosto 1936 - Kikwit, Repubblica Democratica del Congo, 23 maggio 1995
Celeste Maria Ossoli, nativa di Orzivecchi, entrò tra le Suore delle Poverelle di Bergamo, dove prese il nome di Suor Annelvira. Dopo la formazione, salvo un breve periodo trascorso a Milano, dal 1961 visse nelle comunità dell’attuale Repubblica Democratica del Congo, prodigandosi nel servizio di ostetrica e infermiera. Nel 1992 fu eletta Superiora provinciale d’Africa: da allora cercò di essere ancora più vicina alle Sorelle delle varie comunità. Quando, nel 1995, in quel di Kikwit esplose un’epidemia causata dal virus Ebola, accorse per curare le quattro consorelle che morirono una dopo l’altra, finché non si ammalò lei stessa. Posta in isolamento, morì il 23 maggio 1995. Un’altra Suora delle Poverelle, venuta da Kinshasa per collaborare con lei nell’assistenza ai contagiati, perì pochi giorni dopo, contagiata dallo stesso virus. Per la loro beatificazione si è intrapresa la via dell’accertamento delle virtù eroiche, attraverso sei Cause distinte. Il 20 febbraio 2021 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione dei decreti relativi a Suor Floralba Rondi, Suor Clarangela Ghilardi e Suor Dinarosa Belleri, mentre il 17 marzo 2021 ha autorizzato la promulgazione di quelli relativi a Suor Annelvira, Suor Danielangela Sorti e Suor Vitarosa Zorza. Le loro spoglie, per espressa richiesta del Vescovo di Kikwit Monsignor Edouard Mununu, riposano davanti alla Cattedrale di Kikwit.
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Infanzia e adolescenza
Celeste Maria Ossoli nacque a Orzivecchi, in provincia di Brescia, il 26 agosto 1936. I suoi genitori, Lodovico Ossoli ed Elvira Zerbini, ebbero in tutto quattro figli. Dalla vendita di generi alimentari, lui come ambulante, lei nel piccolo negozio in paese, traevano il necessario per sopperire ai bisogni della famiglia. Celeste aiutava entrambi, al bisogno, e in più divenne particolarmente abile nel lavoro a maglia, sin dai quattordici anni d’età. Esuberante nel carattere, trascorreva il tempo libero nell’Oratorio del paese, dove erano presenti le Suore delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo.
La vocazione e i contrasti familiari
Quando Celeste comprese che Dio la voleva consacrata a Lui proprio in quella Famiglia religiosa, ne parlò alla madre, che fu favorevole e tenne il segreto. Bisognava però trovare il momento di rivelare quell’intento anche al padre, che non fu d’accordo nonostante i suoi diciassette anni. Infatti un giorno, mentre lo aiutava nell’orto, si sentì promettere da lui in regalo una macchina per lavorare a maglia. Subito replicò che non le serviva: si sarebbe fatta Suora. La reazione di papà Lodovico fu tanto repentina quanto collerica: le tirò uno schiaffo, che la fece cadere a terra e le provocò la caduta di un dente. Col tempo comprese di aver esagerato e, pur a malincuore, diede il suo benestare affinché Celeste potesse partire per Bergamo, nella Casa Madre della Famiglia religiosa scelta.
Tra le Suore delle Poverelle
La partenza di Celeste da Orzivecchi avvenne il 5 ottobre 1953. Dalla Vestizione religiosa in poi si chiamò suor Annelvira, nome che richiamava quello della madre. Professò i primi voti a vent’anni, poi fu inviata a Roma per ottenere il diploma di infermiera professionale, a cui seguì il corso con il corrispondente attestato di abilitazione a funzioni direttive nell’assistenza infermieristica.
Nel gennaio 1960 fu destinata alla Casa di riposo per anziani di Milano in via Aldini, ma per poco più di un anno. Preparata infatti per la missione nell’allora Congo Belga, il 1° novembre 1961 giunse a Kikwit per il servizio nell’ospedale civile.
«Donna della vita»
Suor Annelvira si prodigò generosamente nel suo nuovo compito, fino ad ammalarsi di tubercolosi polmonare. Grazie alle cure e alla tenacia del suo carattere, si riprese presto. Tuttavia, prima di lasciare la clinica dov’era ricoverata, rifiutò il completamento della cura se da quel momento non fossero stati inviati gli stessi farmaci antitubercolari anche per quanti, affetti da tubercolosi, erano degenti all’Ospedale di Kikwit: quel rifiuto, che sembrava insensato, ottenne in seguito la guarigione di molti!
Rientrò in Italia per frequentare la scuola di ostetricia a Roma, diplomandosi nel 1969. Nello stesso anno ripartì ancora per il Congo, inviata però a Kingasani, quartiere povero e popoloso della periferia di Kinshasa. Ogni giorno aiutava a nascere dai trenta ai quaranta bambini: per questo si guadagnò il soprannome di «donna della vita».
A Kikwit, a Tumikia, e ancora a Kingasani
Nel 1977 fu nuovamente a Kikwit, come Superiora della comunità. Per la dedizione incondizionata che la caratterizzava, sia tra i malati che tra le consorelle, il suo fisico ebbe un cedimento per forti dolori alle ginocchia, tanto da obbligarla all’uso della carrozzella e al rientro a Bergamo. Mentre i medici si dicevano pessimisti circa l’eventuale operazione, suor Annelvira scriveva, il 1° gennaio 1980: «Gesù, non Ti domando nulla, Tu sai cosa è meglio per me». Decise quindi di sottoporsi all’intervento: appena ristabilita, tornò a Kikwit.
Nel 1988 venne destinata alla missione di Tumikia, e nel 1990 nuovamente a Kingasani, come Superiora. Nelle sue lettere ringraziava i benefattori, manifestando anche la sua forte preoccupazione per l’instabilità politica del Paese.
Superiora provinciale
Nel 1992 Suor Annelvira fu eletta Superiora provinciale d’Africa, compito che le richiedeva di visitare le comunità missionarie delle Suore delle Poverelle, non solo in Congo, ma anche in Costa d’Avorio e Malawi. Cercò di essere sempre disponibile per il bene delle consorelle, senza pensare ai suoi problemi di salute. Questo perché «È Gesù che deve essere al centro della nostra vita e del nostro apostolato. Allora faremo tutto con amore, trovando e scoprendo, e facendo conoscere, Chi e per Chi siamo a servizio», come scrisse ad una consorella il 20 aprile 1995.
L’epidemia di Ebola
Nell’aprile del 1995 gli operatori sanitari di Kikwit, che avevano partecipato all’intervento chirurgico su di un malato grave, morirono nel giro di due settimane. Anche le Suore delle Poverelle ebbero una vittima: Suor Floralba Rondi, morta il 25 aprile.
Il 6 maggio successivo morì un’altra Religiosa, Suor Clarangela Ghilardi. Due giorni dopo arrivò la diagnosi definitiva: entrambe le Suore, come pure gli altri medici e infermieri, erano morti a causa del virus Ebola. Era quindi in atto una vera e propria epidemia. Nel primo pomeriggio dell’11 maggio 1995, fu il turno di Suor Danielangela Sorti.
Contagiata dal virus
Suor Annelvira, sentendo della gravità di Suor Floralba, non esitò a percorrere i 500 km su Jeep e strade impervie per esserle accanto! Dopo la morte di lei, prima vittima del virus ancora sconosciuto, anche se aveva intuito il pericolo del contagio, volle ugualmente essere vicina alle altre consorelle morte in seguito. Tempestivamente informava la Madre generale a Bergamo, via fax, sul decorso delle loro malattie e, con sgomento, sulle loro morti.
Il 13 maggio confidò a Suor Annamaria Arcaro di non sentirsi bene: «Penso sia arrivato il mio turno». Dopo la febbre, le comparvero sulle braccia le chiazze rosse, sintomo evidente della malattia in atto.
Dal 19 maggio fu messa in isolamento nella casetta dove erano morte le consorelle, e con lei anche Suor Vitarosa Zorza, che aveva voluto seguirla; entrambe ricevettero l’Unzione degli infermi nel pomeriggio dello stesso giorno.
Suor Annelvira, come le consorelle che erano morte prima, chiese di riservare il plasma per le trasfusioni ai bambini che ne avevano più bisogno. Morì il 23 maggio, il giorno successivo alla memoria liturgica del suo Fondatore, il Beato Luigi Maria Palazzolo. Suor Vitarosa, invece, se ne andò il 28 maggio.
La sua Causa di beatificazione
La vicenda delle sei Suore circolò immediatamente tramite la stampa e la televisione e, col passare del tempo, non fu dimenticata né dentro né fuori l’Istituto.
La Congregazione delle “Poverelle”, dopo ponderata riflessione, chiese l’avvio della Causa di beatificazione per le sei Suore al Vescovo di Kikwit. Questi, ottenuto nel 2013 il Nulla osta da parte della Santa Sede, aprì le singole Inchieste per l’accertamento delle virtù eroiche di Suor Annelvira e delle cinque consorelle. L’apertura delle Inchieste diocesane è avvenuta nella Cattedrale di Kikwit domenica 28 aprile 2013; l’8 giugno 2013 sono seguite le rispettive Inchieste rogatoriali nella Diocesi di Bergamo, dove le Suore avevano vissuto parte della loro vita, concludendosi entro il gennaio 2014. La chiusura delle Inchieste diocesane è avvenuta a Kikwit il 23 febbraio 2014.
La “Positio super virtutibus” di Suor Annelvira è stata terminata il 29 giugno 2018 ed è stata esaminata il 25 giugno 2020 dai Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi. Il 20 febbraio 2021, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione dei decreti relativi all’eroicità delle virtù di Suor Floralba, Suor Clarangela e Suor Dinarosa. Il 17 marzo 2021, invece, ha autorizzato la promulgazione di quelli relativi a Suor Annelvira, Suor Danielangela e Suor Vitarosa.
Autore: Emilia Flocchini e suor Linadele Canclini, Postulatrice generale delle Suore delle Poverelle
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