Partita da Orzivecchi nel lontano 1936, suor Isidora, subito dopo la formazione, svolge la missione di insegnante con gli orfani di Torre Boldone (BG), di Vicenza S. Chiara e all’età di 45 anni parte per la missione in Congo. Tumikia, Kinshasa, nuovamente a Tumikia e poi un ritorno in Europa per un periodo a Villeurbanne (Francia) e nuovamente a Vicenza S. Chiara.
Nel 1979 raggiunge ancora la sua Africa e serve il Signore a Kinshasa e a Mosango dove, nel tentativo di spegnere le fiamme che minacciano la casa della missione, viene avvolta dal fuoco e muore pochi giorni dopo all’ospedale di Kinshasa. Avrebbe dovuto tornare in Italia per festeggiare il 60° di professione religiosa ma, data l’età, temeva che non l’avrebbero più lasciata tornare in Africa, per questo ha preferito rimanere ancora per un po’ di tempo con i suoi fratelli congolesi. E ci è rimasta per sempre, anche con il suo corpo trasfigurato dalle fiamme, quasi a ricordare che il dono di sé è un olocausto che si consuma sino alla fine per amore. Le sorelle della comunità di Mosango, così la ricordano:
Sr Isidora... ti rivediamo in tutti gli angoli della casa, del sanatorio... la tua andatura svelta, il tuo sorriso vivace, la tua voce squillante…
La tua giornata a Mosango cominciava presto. Ti alzavi alle 4 del mattino, andavi nel pollaio "perché - dicevi - gli animali hanno bisogno di libertà..." Soffrivi per loro. Ritornavi a casa per svegliare tutte noi. Come terminavamo la preghiera, nel tuo cuore e nella tua testa c’erano già scritti tutti i passi che dovevi fare per cercare di rispondere ai tanti bisogni dei malati, della gente. Quando ti dicevamo: " fermati, riposati..." nel tuo dialetto rispondevi: "Dom!... dom!... volete imbalsamarmi?
Nonostante gli anni, 81, la schiena tutta curvata in avanti, gli occhi stanchi, avevi un’attenzione particolare alla singola persona. La tua gioia di vivere da dove veniva?
Ti rivediamo in cappella: la prima ad arrivare e l’ultima ad uscirne. Nel pomeriggio quasi sonnecchiavi per la stanchezza, ma ti mettevi in ascolto di Dio e con quale fervore pregavi, cantavi. In questi ultimi tempi dicevi spesso: "chissà come sarà bello il paradiso". In altri momenti quando ti parlavamo di qualche malato che soffriva tanto o che moriva tu dicevi: "Siamo di ritorno a casa" e per un attimo il tuo sguardo si perdeva… come se pensassi a te stessa. La tua schiena ricurva sui bisogni di tutti, ci fa pensare all'abbassarsi di Dio per rialzare l’uomo. Ci parlavi spesso dei tuoi orfani ai quali hai fato da mamma per tanti anni in Italia. C’è un episodio della tua vita che tu stessa raccontavi spesso e che dice qualcosa della tua sensibilità, del tuo cuore di mamma. Un bimbo al quale facevi scuola era sempre triste. Un giorno gli hai parlato e ti ha detto che il suo papà era partito, lasciandolo solo con la mamma. Gli avevi consigliato di scrivere una lettera al suo papà e tu, sulla stesa lettera, hai aggiunto qualcosa. Hai consegnato personalmente quella lettera a quel papà nella città dove si trovava. Dopo no molto tempo hai saputo che la famiglia era di nuovo felicemente insieme. Amavi molto la montagna. Tra le tue foto ne abbiamo trovate alcune dove sei circondata da paesaggi meravigliosi. Andavi spesso in montagna anche con i tuoi orfanelli, e li educavi, percorrendo i sentieri con loro, alle conquiste non facili della vita. Qui a Mosango, oltre al tuo cuore di madre, la gente, gli infermieri, i poveri hanno incontrato una persona con alto senso di rettitudine. Ti "scaldavi" quando vedevi un’ingiustizia e non hai mai avuto paura di parlare chiaro, di prendere le difese dei deboli. Inoltre hanno incontrato un’Isidora coraggiosa: salivi sui tetti alla caccia dei topi; una volta sei anche caduta fratturandoti il bacino. Un’altra volta hai avuto uno choc anafilattico e hai rischiato la vita perché punta da molte api nel tentativo di difendere le tue caprette. Dei serpenti non hai mai avuto paura: quanti ne hai uccisi? E neanche il fuoco ti ha fatto paura! La tua morte improvvisa e drammatica è venuta a sconvolgere tutte noi. Ci siamo chieste: che cosa è la vita? Sembra che tu ci risponda: "Dom, dom, muoviti, svegliati, cammina sulla strada dell’amore… siamo di ritorno a casa". Isidora, avevi anche la testa "un po’ dura"… Quando ti dicevamo di riposarti un poco, di non sovraccaricarti di lavoro, tu, con una scrollata di spalle, hai sempre rifiutato. Noi ti abbiamo conosciuta e amata così. Stavamo preparando la festa per i tuoi 60 anni di vita religiosa. Volevamo ringraziarti e lodare con te il Signore per averti donato la vita, per averti chiamata a seguirlo. Noi abbiamo visto la tua risposta generosa e colma d’amore a Dio attraverso il dono di te ai fratelli. Ora lo hai raggiunto. Ti contempliamo felice e ti chiediamo di continuare a pregare per la nostra Famiglia religiosa, per i poveri, per i tuoi cari, per questo paese.
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