Quinzio Sié è nato intorno al 1780 nella sub-prefettura di I-hoang, che dipende dalla Prefettura Fou-teheou nel Kiang-Si. I suoi genitori e parenti, che facevano i pescatori, aiutavano spesso, correndo gravi rischi, i missionari che tentavano di entrare da Macao nella Provincia di Kiang-si.
Non conosciamo molto dell’adolescenza di Quinzio. Si racconta che nella città di Nan-tchang, abbia svolto le funzioni di segretario del Prefetto dell’erario, anche grazie alla conoscenze che aveva acquisito nella lingua cinese. Poi si trasferì nella città di Ou-tcheng, ma non ne sappiamo il motivo.
In questa città, che si trova sulla costa meridionale del lago Po-yang, abitavano alcuni parenti di Quinzio. La sua pietà e altri doti del suo animo furono notate dal missionario che si occupava della comunità cristiana di Ou-tcheng: D. Anot, sacerdote di venerata memoria, che poi lavorò per 50 anni nelle difficili missioni della Provincia del Kiang-Si e nel 1893 morì all’età di 80 anni.
Fu questo santo confratello a nominare Quinzio Siè catechista, gli affidò la cura della piccola chiesa e la guida della comunità quando per lungo tempo era assente.
Allora Quinzio Sié, con la moglie e il figlio Giovanni, andò ad abitare nella sede della missione. Questa casa, costruita nello stile cinese, era formata da molte stanze, la più grande delle quali fungeva da chiesa per i fedeli del luogo. Sono ancora vivi (nel 1924, ndr) molti vecchi, maschi e femmine che videro e conobbero Quinzio Sié: tutti unanimemente lodano la pietà, lo spirito di mortificazione, lo zelo e la carità di questo anziano catechista.
La devozione di Quinzio per la Passione di Gesù Cristo era grandissima: in suo onore esercitava la pratica della via crucis o osservava il digiuno, anche fuori della Quaresima. Grazie al suo esempio e al suo zelo i Cristiani rimasero saldi nell’osservanza dei precetti cristiani anche durante la lunga assenza del missionario.
Quinzio Sié pertanto ha lasciato a Ou-tcheng la fama di ottimo e straordinario cristiano, e la sua positiva influenza si fece sentire sui Cristiani, ma anche sui pagani.
In quei tempi le Provincie meridionali della Cina furono messe a ferro e fuoco dai ribelli che si definivano “L’Impero celeste della grande pace” , ma che dal popolo venivano chiamati “I lunghi capelli” , perché non si radevano il capo come gli altri cinesi sudditi dell’Imperatore, che aveva imposto ai cinesi l’uso tartaro di radersi appunto il capo.
La Provincia del Kiang-si, diventata la capitale dei ribelli, fu completamente devastata, tanto che nessuna della 70 sub-provincie rimase indenne. Questa situazione durò fino al 1864, quando, con l’aiuto delle flotte francese e inglese, i ribelli furono sconfitti dall’esercito dell’Imperatore e la città di Nan-king fu liberata.
Intanto nel 1857 c’era nella Provincia del Kiang-Si un capo militare, di nome Peng Yu-ling, rappresentante del famoso capo Tseng Kouo-fan, originario della Provincia di Hou-nan, inviato, con pieni poteri anche di vita e di morte, a combattere i ribelli nelle Provincie di Hou-nan, Hou-pé, Kiang-si, Kiang-nan, Tché-kiang. Il titolo di cui si fregiava era “Kong-pao”, cioè “Pacificatore Pubblico”, da cui il suo nome Peng Kong-pao o Peng Ta-jen; ma dal popolo gli era stato aggiunto il soprannome Peng Ta-tié, cioè “Fabbro ferraio”: sia per la sua crudeltà e durezza, sia per il colore nero del volto.
Essendo giunto questo capo nella città di Ou-tcheng, fu invitato dai mandarini della città a un pranzo. Durante il pranzo si parlò della religione cattolica. Quando Peng Yu-ling sentì che nella città di Ou-tcheng non solo c’erano dei Cristiani, ma vi si trovavano anche dei loro luoghi di culto, e che la loro guida era Quinzio Sié, uomo che godeva di grande stima e rispetto, si arrabbiò a tal punto che, terminato il pranzo, si recò nella sede della Missione.
Il Catechista stava mangiando: nella casa, oltre la moglie di Quinzio, abitavano anche una vergine di 40 anni e una vedova col suo bambino, ai quali Quinzio, con generosa carità, dava vitto e alloggio.
Peng Yu-ling, entrato nella sede della missione, aggredì Quinzio, chiamandolo “cristiano, distruttore di religione”. Questa espressione è ancora (nel 1924, ndr) in uso presso i pagani per offendere i cristiani.
Il Catechista si pose di fronte al capo “pacificatore” e tra i due ci fu un dialogo grosso modo con queste parole:
Capo: “Sei un ribelle?”
Catechista: “Non sono un ribelle, ma un Cristiano”
Capo: “Chi ha costruito questo luogo di culto?”
Catechista: “Tutti i Cristiani del luogo”
Capo: “E dove sono questi Cristiani?”
Catechista: “Alcuni Cristiani sono contadini, altri commercianti o operai; tutti abitano a Ou-tcheng”
Capo: “E tu, che fai qui?”
Catechista: “Dopo che il mio commercio è fallito, mi sono stabilito qui”
Capo: “Sei Cristiano?”
Catechista: “Sì, sono Cristiano”
Capo: “Sei disposto ad abiurare la tua religione?”
Catechista: “Gli Imperatori Tao-koang, defunto, e Hien-fong, ora regnante, permisero la religione cristiana e non comandarono di abiurarla”
Capo: “Dunque rifiuti di abiurare?”
Catechista: “I miei antenati adoravano Dio; io, a ottanta anni, come potrei ripudiare Dio e la religione?”
Allora uno dei presenti fece notare al Capo che abiurare solo a parole comunque non valeva a niente, e che bisognava dunque richiedere un evidente atto di ripudio della religione. Peng Yu-ling fu subito d’accordo. C’era lì vicino della calce. Con essa fu fatta sulla soglia della casa una croce. Questo modo di richiedere l’apostasia non deve meravigliare e non era nuovo. Quasi nello stesso periodo un magistrato nella città di Kan-tcheou aveva disposto che sulla soglia delle porte della città fosse inciso un segno di croce, perché in questo modo i Cristiani che entravano in città fossero riconosciuti e arrestati.
I soldati trascinavano Quinzio, che si opponeva, perché con forza calpestasse la croce: ma quello si buttò a terra per non essere costretto a farlo.
Il Capo, esasperato dalla costanza di Quinzio, ordinò che, tirato fuori dalla casa, fosse decapitato.
E questo fu subito fatto, nel luogo detto “Ta-keou-hang”, il secondo giorno della decima luna, nel settimo anno dell’Impero di Hien-fong (17 novembre 1857).
La sera dello stesso giorno alcuni coraggiosi Cristiani seppellirono il corpo del martire, posto in una bella bara insieme con la testa, nel cimitero della missione.
Fonte:
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