Dimitry di Rostov nacque a Makarovo nella regione di Kiev (Ucraina) nel 1651 con il nome di Danylo Savvich Tuptalo (o Tuptalenko). Poco dopo la sua famiglia si trasferì a Kiev dove a 11 anni entrò nell’accademia della città studiando teologia. Sei anni più tardi (9 luglio 1668) prese i voti nel monastero di san Cirillo a Kiev con il nome monastico di Dimitry.
Nel 1675 venne nominato egumeno. Dopo una breve permanenza a Chernigov Dimitry visitò parecchi monasteri della Bielorussia e dell’Ucraina all’epoca facenti parte della Confederazione Polacco - Lituana (1569-1795).
Grande oratore divenne presto famoso in tutta la Confederazione per la sua eloquenza, predicava di sovente contro la morale lassista e il bere esagerato. Nel 1702 venne nominato metropolita di Rostov.
Condusse vita ascetica di preghiera e di digiuno molto rigido e spesso aveva visioni celesti.
Dimitry scrisse numerosi sermoni, scritti politici e storici, il trattato teologico “lo specchio della fede ortodossa“ e il dramma “la dormizione della madre di Dio“ ma, probabilmente l’opera di maggiore rilievo è stata “la vita dei santi“ (menologio) redatta in 12 volumi scritti tra il 1684 e il 1705. Attivo anche come compositore scrisse numerosi salmi che, anche a seguito dei Kobzari (menestrelli ambulanti) li adattarono a canzoni popolari diffondendoli non solo in Ucraina ma anche nei Balcani.
Dimitry ha inoltre lasciato un contributo inestimabile nella città di Rostov aprendo una scuola e un piccolo teatro dove si raccoglievano un gran numero di persone e si rappresentavano le opere da lui composte. Figura fondamentale per la Chiesa Russa e per l’Ortodossia, con zelo ha servito il Signore che lo chiamò a sè il 28 di ottobre del 1709 mentre pregava davanti ad una icona del Salvatore all’età di 58 anni. Il santo comunque predisse la sua morte 3 giorni prima che avvenisse.
San Dimirty venne canonizzato dalla Chiesa Ortodossa Russa il 22 aprile 1757.
Viene festeggiato il 28 ottobre e ricordato il 21 settembre, giorno in cui vennero rinvenute le sue reliquie (1752).
Autore: Umberto Costato
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