Parigi, 17 febbraio 1913 - 22 ottobre 2004
Teologia e biografia si richiamano fino quasi a sovrapporsi. Se l'asserto vale in generale, vale in forma singolare per l'oratoriano Louis Bouyer: l'originalità del suo pensiero corrisponde all'originalità fino all'isolamento della sua persona. Convertito dal protestantesimo, si impone al mondo teologico con l'opera Le Mystère pascal che costringe a rimettere al centro della riflessione il mistero dal quale tutti gli aspetti del cristianesimo dipendono. Alla scuola di J.H. Newman e di S. Bulgakov, il teologo francese avvia un percorso di illustrazione del mistero cristiano lontano dalle secche delle trattazioni neoscolastiche, per nutrirsi e nutrire i lettori con le saporose fonti patristiche, soprattutto orientali. Da esse attinge una figura di vita cristiana - denominata "umanesimo escatologico" e che trova la sua realizzazione compiuta nella vita monastica - poco incline al "compromesso" con la cultura dominante del suo tempo, sia essa ecclesiastica o civile. Nei confronti soprattutto della prima giungerà, nell'epoca successiva al Vaticano II, a denunciarne la deriva. Sua preoccupazione fondamentale è in ogni circostanza "'difendere" la novità del cristianesimo, condizione per mostrarne la funzione salvifica per un mondo che agli occhi del dotto contemplativo resta ancora sotto il dominio del maligno.
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