Ho sempre saputo che sono un nanerottolo. Così salgo sulle spalle dei giganti e mi riesce di vedere lontano e in alto. Uno di questi giganti recentemente è stato per me Louis Chardon che il grande Padre Garrigou-Lagrange, teologo e sommo maestro di spirito, avvicina a San Giovanni della Croce, per il suo genio e la sua capacità di penetrare i segreti della vita mistica di intimità con Gesù, l’Uomo-Dio, il nostro Redentore. Ma chi è costui?
Una vita esemplare
Jean Chardon nasce a Clermont-de-l’Oise, ai primi di marzo 1595 e viene battezzato il 13 dello stesso mese. Di famiglia nobile e cattolicissima, è un ragazzo intelligente e piuttosto vivace. I suoi lo mandano a Parigi per gli studi universitari. Jean matura una viva passione per la cultura letteraria e umanistica. Ma soprattutto è affascinato da Gesù che vede come il compimento insuperabile di ogni aspirazione, la realizzazione più alta della vita: Gesù, il Figlio di Dio incarnato, morto in croce e risorto il terzo giorno, vivo alla destra del Padre e nella SS.ma Eucaristia. Lo cerca nella preghiera, nello studio, in un intenso rapporto di amore con Lui.
Conosce l’Ordine Domenicano, frequentando, come altri giovani, il Convento dell’Annonciation de Marie, dedicato al primo Mistero gaudioso del Rosario, l’Annunciazione dell’Angelo a Maria SS.ma, e dove si vive in un clima mariano e rosariano, ispirandosi al magistero del grande e santo Papa Pio V, domenicano (1566-1572). A 23 anni. Jean Chardon, nel maggio 1618, abbandona tutto e entra nell’Ordine di S. Domenico. Vestendo il bianco abito diventa frère Louis (fra Luigi) ed emette la professione religiosa il 26 maggio 1619. Appena ordinato sacerdote, dopo brillanti studi sulla Summa di S. Tommaso, e affrontando pure lo studio dei filosofi suoi contemporanei, dei quali vuole confutare gli errori, P. Louis Chardon è nominato vice-maestro dei novizi. Stimatissimo dai confratelli e dal Maestro generale dell’Ordine, P. Nicolò Ridolfi.
In questo periodo già si distingue per il suo amore a Gesù Crocifisso e al Rosario di Maria, come un religioso di intensa preghiera e di intimità con Gesù. Dal 28 giugno 1632, P. Louis, nel convento di Tolosa è predicatore ordinario con il compito bellissimo di assicurare la continuità della predicazione del Vangelo di Gesù nella Chiesa conventuale. Nel 1645 è di nuovo all’Annonciation a Parigi, dove riprende in mano la penna e scrive le sue opere: il suo capolavoro è “La Croce di Gesù”, di cui stiamo per parlare. A Parigi ora è confessore e direttore spirituale ricercatissimo dalle anime desiderose di unione con Dio e di santità. Sperimenta la gioia ineffabile di intessere mirabili storie di amore tra le anime e Gesù.
Il 17 agosto 1651, P. Louis Chardon muore nel suo diletto convento dell’Annonciation a soli 56 anni. Chi lo ricorda, parla o scrive di lui come di un religioso e sacerdote dotto ed esemplare, tutto incentrato in Gesù e in Lui crocifisso.
Il suo capolavoro
Una delle grazie più grandi della mia vita è aver conosciuto questo libro e di poter rileggerlo più volte tenendolo sottomano. Innanzi tutto P. Louis conduce a una singolare conoscenza e penetrazione dell’intimità di Gesù, della sua vita in Se stesso, come l’Unigenito del Padre, e della sua vita di Primogenito delle anime dei fratelli, che, attraverso il Battesimo e gli altri Sacramenti, in primo luogo la Confessione e l’Eucaristia, unisce a Sé, come i tralci alla vite.
Una penetrazione di Gesù tale che dopo aver accostato e contemplato Lui per mezzo di queste pagine, si ha l’impressione di averlo visto e toccato. Una penetrazione che fa crescere nell’amore per Lui, nella letizia di essere suoi sempre, anche nel dolore e nel buio cui si può andare incontro nella vita terrena: «Gesù c’è, è mirabile, è unico e incomparabile, e abita per la Grazia santificante, in ogni anima che lo ama e lo accoglie. E questo non è riservato ai religiosi e ai monaci, ma è possibile a tutti e tutti vi sono chiamati; in primo luogo, è ovvio, i sacerdoti che debbono condurre le anime all’intimità con Lui».
Ed è così che nell’introduzione a questo libro splendido (pubblicato da Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 2004), P. Giorgio Carbone scrive: «Con “La Croce di Gesù”, P. Chardon (...) vuole commuovere le anime e far loro scoprire l’azione
di Gesù in loro, l’azione, che le conforma a Gesù stesso. Il suo obiettivo è di suscitare l’amore di queste persone verso Gesù. Tutta la speculazione teologica è al servizio dell’amore e della contemplazione di Gesù in noi».
Proprio di questo, noi oggi abbiamo bisogno, mentre da anni non si parla più della vita soprannaturale, delle meraviglie della Grazia santificante in noi, riducendo la vita cristianacattolica a una specie di umanitarismo vuoto, mentre l’uomo, anche oggi, continua a essere assetato di Dio.
«P. Louis Chardon – scrive ancora P. Carbone – ha il grande merito di aver ricondotto la vita mistica all’interno del normale cammino di fede. Lo stato mistico (...) è qualcosa di eminente nelle persone che con fedeltà tendono alla santità. Con la sua insistenza sulla Grazia santificante, P. Louis ci ricorda continuamente che essa è la principale verità della mistica, il suo fondamento reale, un dono non eccezionale e riservato a pochi, ma offerto ordinariamente a tutti mediante i Sacramenti. La Grazia è l’essere associati nell’essere stesso, alla vita divina di Gesù». «Non sono più io che vivo, è Gesù che vive in me» (Gal 2,20). Tutti dobbiamo vivere così, a questa altezza, con l’aiuto del Rosario a Maria.
Autore: Paolo Risso
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