Nato a Belmonte, nella Nuova Castiglia, fu inviato a studiare a Salamanca, dove ancora giovane vestì l'abito agostiniano (1514). Alla conclusione dei suoi studi universitari nel 1521, appena ventiquattrenne, fu nominato maestro di novizi a Salamanca, il principale centro di formazione dell'Ordine in quei giorni. La presenza di S. Tommaso da Villanova come superiore garantì l'idoneità dell' eletto per così delicato incarico. Tra i suoi alunni, Giovanni Battista Moya, Agostino da Coruna e Alfonso de Orozco, per non citare che i presenti in queste pagine. Tempo felice - esclama Herrera - nel quale il Priore, il Maestro e tanti novizi erano santi.
Nel 1525 passò come priore della nuova fondazione a Medina del Campo, e di II, dieci anni dopo, su richiesta del re Giovanni III e per espresso ordine del P. Generale Gabriele Veneto, insieme al P. Francesco Villafranca, fu inviato in Portogallo per riformare la provincia lusitana. Di nuovo maestro di novizi a Lisbona e priore (1535-1542), e in seguito rettore del collegio-seminario di Coimbra, fondazione in buona parte frutto delle sue attenzioni e del prestigio personale goduto presso la Corte. La edificante disciplina unita all'osservanza religiosa regnanti in esso attirarono l'attenzione dei Padri Gesuiti, che alloro ingresso in Portogallo vollero che i propri studenti "imparassero a pregare e meditare in quel centro".
Nel 1551 partecipò al capitolo generale celebrato a Bologna. Nel 1556 fu nominato confessore del re D. Sebastiano, del quale precedentemente era stato precettore, e proposto per la sede episcopale di Viseo, ma nonostante forti istanze nessuno riuscì a strappargli l'assenso ad accettare tali onorifiche riconoscenze. Nei suoi ultimi anni continuò a scrivere opere spirituali e soprattutto a vivere in umiltà l'austera vita della quale già da giovane era stato motivo di esempio. Vive ancora - scriveva nel 1568 Girolamo Roman - il padre fra Luis de Montoya, carico d'anni e di vecchiaia, e ancor più di meriti, poiché, malgrado gli anni e la lunga età, non ha mai mitigato la penitenza e la vita dura che ha sempre condotto.
Mori a Lisbona in odore di santità e fama di miracoli nel 1569. Quando il P. Generale ebbe notizia del decesso aggiunse nel suo registro al nome del defunto: Qui annis triginta quinque provinciam Portugaliae sanctissime rexit. Nel 1583 i suoi resti rinchiusi in un'arca di marmo furono solennemente collocati nella chiesa allora agostiniana di Nostra Signora della Grazia.
Autore: Isidro de la Viuda O.S.A.
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