Castellanza, Varese, 1508 - Milano, 4 aprile 1555
Religiosa professa delle Suore Angeliche di San Paolo.
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Altra figura di straordinaria importanza, che nel passato fu molto discussa e combattuta, ma che oggi viene messa nella giusta luce, è quella dell'Angelica Negri.
Tra le prime religiose che vissero intensamente la robusta spiritualità paolina emerge la figura di questa donna autoritaria e patetica, da tutti chiamata «divina madre» e consultata «come un oracolo», paragonabile a S. Caterina da Siena per l'enorme fascino esercitato su persone di ogni ceto sociale.
Il suo epistolario è un documento di mirabile afflato mistico e di grande vigore letterario, da affiancarsi ai capolavori della letteratura cattolica cinquecentesca, meritevole di essere maggiormente conosciuto e valorizzato.
Nata a Castellanza (Varese) nel 1508, ebbe un fratello Barnabita e due sorelle Angeliche. Nell'«Oratorio dell'Eterna Sapienza» di Milano incontrò dapprima fra Battista da Crema e poi Antonio M. Zaccaria, che sarà per sempre un suo fervente ammiratore.
Maestra delle Novizie a soli 28 anni, fu invitata in alcune città del Veneto, dove svolse un'attivissima missione di carità.
Molti personaggi, uomini e donne, divennero suoi figli spirituali, circondandola di immensa stima e venerazione. Dio la dotò di doni carismatici: spirito di discernimento e di preghiera, parola ardente e trascinatrice, forza d'animo e capacità di guida.
Il 28 aprile 1548 viene descritta da un testimone «abbracciata alla croce», in mezzo all'assemblea dei Barnabiti e delle Angeliche a Milano, «con effusione di lacrime e rapita in eccesso di mente», dialogando con il Signore, quasi in estasi».
Dopo l'ingiusta espulsione dal territorio di Venezia dei «Paolini», la Negri venne relegata in un convento di Clarisse, dove rimase per due anni separata dai suoi e molto malata.
Morì il 4 aprile 1555, assistita dalla contessa Torelli e da pochi intimi.
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