"Madre Angelica Antonia Maria del Sacro Cuore!
Nome in memoria imperitura e in molta benedizione presso le "nuove" Angeliche dì S. Paolo Converso, delle quali fu essa, per divina disposizione Ripristinatrice benemerita e santa!
Da Cremona, la patria del Santo Fondatore, veniva a Lodi, e veniva con una compagna sua, entrambe decise a far rivivere nella Chiesa di Dio l'Ordine delle Angeliche, che S.Antonio M. Zaccaria aveva, contemporaneamente a quello dei Barnabiti, istituito in Milano; ma che travolto dal turbine rivoluzionario del 1810, non aveva lasciato di sé altra traccia che il libro sacro delle Costituzioni loro.
E venivano le due anime generose e pie consacrando allo scopo santo tutto (di) sé e tutte le cose loro... venivano precisamente nel giorno sacro a S.Raffaele Arcangelo, dopo avergli fatto una novena fervorosa, perché le guidasse là dove Dio proprio le voleva!
Poverette! Avevano, qua! timide colombe, vagato per anni e anni or qui or là, con volo incerto e spesso contrastato da venti paurosi, infidi... ed ora, eccole posarsi a Lodi, quasi in sicuro nido; eccole accettare da un Barnabita le Costituzioni delle antiche Angeliche; eccole correre animose a far rivivere "ciò che era morto".
Era il 21 novembre 1879, festa della Presentazione di Maria SS. al Tempio: una giornata che freddo, neve e venti rendevano più che mai uggiosa... in una casa modesta che, tuttavia, in una sala trasformata in Oratorio, compievasi tal sacro Rito che serenava lo spirito in luci di Paradiso.
Sua Eccellenza Mons. Gelmini, vescovo di Lodi benediceva quell'Oratorio, la "Betlemme delle nuove Angeliche"; ne benediceva le primizie dei sacri arredi, offerti da pia signora, più che tutto, benediceva, versando lacrime di consolazione, quelle che genuflesse imploravano di esser ricevute "novellizie Angeliche".
Erano quattro: prima di esse e come antesignana e maestra e madre la nostra Antonia del Sacro Cuore.
Oh! chi l'avesse veduta, chi le avesse parlato in quell'ora, in quel giorno, l'avrebbe detta in un'estasi di Paradiso. E davvero che se il Paradiso di quaggiù è, per i Santi, sazietà anzi ebrezza del patire, la nostra se lo ebbe, da quel giorno in poi, in tutto il più largo senso della parola: "Nuda croce; nudo patire" erano le aspirazioni del suo cuore, le espressioni che sempre le risuonavano sulle labbra: "No, no - andava spesso ripetendo alle sue figlie -non cerchiamo le consolazioni di Dio; ci basti il Dio delle consolazioni".
La si vedeva trattenersi ore ed ore in orazione nell'umido Coretto di quell'improvvisato Oratorio. La vampa d'amore che le ardeva in cuore, la rendeva insensibile ai rigidori di quell'inverno freddissimo.
Così si era giunti alla Pentecoste del successivo 1880 e fu in quel dì beatissimo che, dopo circa settant'anni, le candide lane delle Angeliche tornavano a far belle di sé le Spose dell'eterno Signore.
Ma la missione di Angelica Antonia M. del Sacro Cuore era compiuta! Le Angeliche avevano ripreso vita nella Chiesa militante; bisognava che la passasse a preparar loro il posto anche nella trionfale eterna Chiesa dei Santi.
Soprapresa nei primi del novembre dell'anno stesso (1880) da febbri violentissime, pareva che un fuoco latente andasse consumando quell'esistenza preziosa e l'ultimo del mese, nel dì del grande Apostolo della Croce, quell'anima - sulla cruda croce e puro patire - assistita da Mons. Vescovo Gelmini e dal Barnabita che Dio le aveva dato Socio alla santa impresa, in un angelico sorriso, volava al gaudio del sempiterno Amore!
Cosa che ha del meraviglioso! Pochissimi in Lodi sapevano e delle nuove Angeliche e della malattia e morte della loro santa Rifondatrice; pure, al trasporto della venerata salma, dall'Oratorio al cimitero, fu un improvviso accorrere di popolo; una ressa intorno al feretro, un richiedere d'alcun segno di ricordo, un ripetersi da molti: "E' morta una Santa! E' morta una Santa!"
Voglia il cielo che «la vox populi» sin qui udita,diventi davvero «vox Dei».
|