Tra il 1925 e il 1929, nell’indifferenza del mondo cosiddetto civile, il Messico visse una tragedia senza precedenti. Il governo della Repubblica – nelle mani di un piccolo gruppo di potere, gli «uomini di Sonora» – inasprì a tal punto la legislazione antireligiosa che già aveva colpito la comunità cattolica, da rendere impossibile qualsiasi manifestazione della fede. Il clero fu espulso, ogni cerimonia e rito cancellati. Tutti i luoghi o gli istituti in qualche modo collegati al culto (chiese, conventi, seminari, scuole, istituti di carità) furono chiusi o confiscati. Di fatto, dopo il 31 luglio 1925 la Chiesa sparì dalla vita del popolo messicano.
A quel punto accadde però qualcosa che nessuno aveva previsto: centinaia di migliaia di messicani, appartenenti a tutti gli strati della popolazione, insorsero dandosi alla macchia. I generali dell’Esercito federale pensarono di poterli sconfiggere in breve tempo, ma l’insurrezione di Cristo Re, la «Cristiada», coinvolse presto milioni di cittadini e interi Stati della Federazione caddero sotto il controllo di un esercito «cristero» sempre più potente e benvoluto. La reazione del Governo non si fece attendere e fu di straordinaria durezza: massacri indiscriminati, campi di concentramento, impiccagioni di massa. Ma i «Cristeros» moltiplicavano le forze a ogni sconfitta, mostrandosi pronti al martirio.
E infatti non furono le armi a sconfiggerli, ma la diplomazia internazionale con gli Accordi del 1929.
La Cristiada fu un’epopea grandiosa e tragica, per decenni ostinatamente ignorata dalla storiografia o tutt’al più considerata un episodio minore della Rivoluzione messicana. In questo libro viene raccontata per la prima volta senza censure sulla base della migliore bibliografia internazionale.
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