Sono conosciute come le “cinque martiri della carità”, ma la loro fine violenta, anche a più di 20 anni di distanza, è ancora avvolta da un velo di omertà se non di vero e proprio terrore, a dimostrazione dell’ancora non pacificata situazione politica che ne causò il martirio. Il che, se ostacola la raccolta delle testimonianze per l’avvio del processo di canonizzazione, non può impedire certo a noi di farne memoria. Tutte della congregazione “Adoratrici del Sangue di Cristo”, fondate dalla beata Maria de Mattias, nella fedeltà al carisma della fondatrice di spendersi per il “caro prossimo”, le cinque suore Mary Joel Kolmer, Shirley Kolmer, Kathleen McGuire, Agnes Mueller e Barbara Ann Muttra raggiungono le vette dell’eroismo e della completa donazione. Suor Mary Joel ha uno spiccato senso artistico, che per 25 anni trasmette ai suoi alunni. A 41 anni le chiedono di fare da mamma a ragazzi turbolenti e con disagio familiare: un salto non indifferente, che lei compie con la consueta esuberanza e con il suo inalterabile sorriso, sempre convinta che qualunque cosa faccia “solo Gesù può fare la differenza”, perchè “vivere con intensità ciascun attimo è il modo migliore per vivere”. Invita invece le consorelle ad essere “donne che ridono, danzano e cantano, donne dal cuore caldo”, sua cugina Shirley, anche lei dell’Illinois, che nessuno avrebbe scommesso si sarebbe fatta suora. Ha insegnato matematica all’università e ricoperto posti di rilievo in congregazione, ha indiscusse doti di leader che tutti le riconoscono. Suor Kathleen, laureata in lettere, è combattiva, decisa e con le idee estremamente chiare. Porta nel suo dna a carattere indelebile la passione per i poveri, i rifugiati e gli oppressi, convinta che “l’apostolo è sempre chiamato ad uscir fuori dalla propria terra, dalla propria casa, è chiamato ad abbandonare ciò che è familiare, ciò che è comodo, ciò che è intimo, per il Regno….”. Le preferenze di suor Agnes vanno invece nella direzione di riscattare le donne dall’ignoranza e dallo sfruttamento: con due lauree di teologia in tasca e dopo un intenso lavoro pastorale, insegna l’autostima e lotta contro l’analfabetismo della donna africana, convinta che “le donne e i bambini sono quelli che soffrono maggiormente in una società povera e sottosviluppata”. Sensibilissima al pianto dei bambini è invece suor Barbara Ann, ribattezzata “Old Ma” (Vecchia Mamma) perché la meno giovane del gruppo. Con il suo carattere combattivo e “pepato” lotta contro la mortalità infantile e diventa leggendaria la sua bravura nel dispensario e in sala operatoria, ogni giorno a contatto con la malaria, il colera e le altre malattie tropicali. Per strade diverse e in tempo differenti le cinque donne si trovano a formare comunità nel piccolo stato africano della Liberia, precisamente a Gardnersville. Insieme sono, in particolare, nel 1992, durante la prima delle due guerre civili che dilaniano il paese nel corso del Novecento. “Noi restiamo accanto a questa gente che soffre” è la risposta categorica al reiterato invito di abbandonare la casa e cercare rifugio altrove, il che dimostra quanto siano coscienti del rischio che stanno correndo, mentre suor Mary Joel aggiunge “Io amo la Liberia, non voglio partire!”. Le consorelle Kathleen ed Agnes, addirittura, entrano nell’occhio del ciclone, partecipando direttamente al processo di riconciliazione promosso dalla diocesi. Tutte, indistintamente, praticano nella loro casa l’ospitalità in grado eroico, distribuendo viveri, medicando ferite, curando i malati senza fare alcuna distinzione tra chi bussa alla loro porta. Il 19 e il 20 ottobre, avendo esaurito tutte le scorte di generi alimentari, si mettono sulla porta di casa a distribuire bicchieri di acqua fresca agli sfollati che si stanno trascinando faticosamente fuori dalla zona di guerra. Martedì 20 ottobre suor Barbara Ann e suor M.Joel vengono uccise in un’imboscata, mentre sono in viaggio verso la vicina città di Barnersville. A quelle rimaste a casa giunge l’eco di un non precisato eccidio, ma continuano la loro missione umanitaria: non fuggono, anche perché attendono il rientro delle consorelle. Tre giorni dopo gente armata bussa alla loro porta: a suor Katleen sparano subito, nell’atto in cui apre loro il cancello; suor Agnes e suor Shirley vengono messe al muro e fucilate poco dopo. È stato detto: “Esse vorrebbero che la gente non si soffermasse troppo sulla loro morte, ma la considerasse piuttosto come un sacrificio per la pace”. Anche se difficile, bisognerebbe fare proprio così.
Autore: Gianpiero Pettiti
|