Nacque a Sigüenza presso Guadalajara, in Spagna, alle nove di mattina del 29 novembre 1830. Era il primogenito di Julián López Muñoz e Ildefonsa Novoa Bueno; ebbe due fratelli, Silverio e Justa. Fu battezzato il 30 novembre e ricevette il nome di Saturnino, in onore del santo del giorno.
Quando aveva cinque anni perse la madre, morta dopo aver dato alla luce l’ultimogenita, che di lì a poco la seguì, a ventun giorni dalla nascita. Saturnino andò quindi a vivere a Berlanga de Duero presso la zia Manuela, sorella della madre. Fu lei a educarlo anche alla carità, come lui scrisse nella sua Regola di Vita datata 1860: «Con lei davo l’elemosina del pane tutti i venerdì a quanti, poveri, andavano a riceverla, e io ero il suo confidente per la suddivisione di altri tipi di elemosina». Il bambino crebbe, sviluppando un carattere gioioso, equilibrato, riflessivo e amante dell’ordine.
Nell’autunno 1838 cominciò a studiare Latino nella scuola domestica del canonico don Miguel Ormazábal, per arrivare un giorno agli studi superiori, non necessariamente al sacerdozio. Quell’ideale, però, cominciò a sorgere dentro di lui finché, a dodici anni, non entrò nel Seminario Conciliare di San Bartolomeo a Sigüenza. Frequentò come esterno i tre anni di Filosofia e il primo di Teologia, vivendo presso il padre, che, dopo essersi risposato, aveva preso casa accanto a quella dove il figlio aveva vissuto. La perdita del suo incarico presso il Capitolo della Cattedrale ridusse lui e la famiglia in povertà: questo fatto incise, come la perdita della madre, nella personalità di Saturnino.
Il 28 settembre 1846, ottenuta una borsa di studio, poté iniziare il secondo anno di Teologia come seminarista interno e vestì la talare. Il 21 giugno 1848, nella cappella dell’episcopio di Sigüenza, ricevette la tonsura insieme a suo fratello Silverio: non aveva ancora diciott’anni e stava per finire il terzo anno di Teologia. Concluse gli studi nell’anno scolastico 1851-1852, ma, avendo 21 anni, non poteva ancora ricevere l’ordinazione sacerdotale. Nell’attesa, venne nominato sotto-rettore del Seminario e docente di Lettere e Latino. Il 12 marzo 1853 ricevette gli Ordini minori.
Una nuova tappa della sua vita si aprì quando, il 22 maggio 1853, suo zio don Basilio Gil y Bueno fu nominato decano della cattedrale di Barbastro, il cui Seminario diocesano, intitolato a san Tommaso d’Aquino, era malridotto nelle strutture. Fu riaperto il 1° ottobre 1854, ma si trattava di reintegrare il corpo docente. Così, dietro suggerimento del cugino al vescovo Fort y Puig, Saturnino si trasferì da Sigüenza a Barbastro, come vicerettore. Mentre curava la formazione dei seminaristi, intraprese gli studi di Diritto canonico.
L’ordinazione sacerdotale si avvicinava: il 3 marzo 1855 gli fu conferito il Suddiaconato e, il 2 giugno, il diaconato. Infine, il 22 settembre 1854, fu ordinato sacerdote. Celebrò la Prima Messa ai primi di ottobre, nel santuario di Nostra Signora del Pueyo, a qualche chilometro di distanza da Barbastro.
Affiancò poi don Basilio come suo segretario particolare durante il periodo in cui lui fu vicario capitolare e governatore ecclesiastico di Barbastro. Quando fu nominato vescovo di Huesca, continuò a stargli accanto come cappellano, segretario particolare e segretario di camera del vescovado. Lo accompagnò poi a Roma per partecipare al Concilio Vaticano I, ma durante i lavori don Basilio morì.
Rimasto libero dai compiti amministrativi, don Saturnino si gettò con impegno crescente al ministero della predicazione e della confessione. Attento ai bisogni della società dell’epoca, non si accontentò di lamentarsi dei mali presenti, ma s’ingegnò per affrontarli. Fondò quindi una casa per gli studenti poveri e incentivò la creazione delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli. Nel 1871 s’impegnò a far sorgere un ospizio tenuto dalle Piccole Suore dei Poveri, fondate da suor Maria della Croce (al secolo Jeanne Jugan, canonizzata nel 2009) in Francia; tuttavia, non gli bastava. Quando venne impedita la creazione dell’ospizio, il “sogno dorato” di don Saturnino, così lo chiamava, risorse più intenso che mai: ci voleva qualcosa di simile, ma più consonante con lo spirito del popolo spagnolo.
Nei primi giorni di gennaio del 1872 il sacerdote accolse in casa propria Antonia, un’anziana signora ammalata e abbandonata a se stessa. Una sera, poco prima del 7 aprile, giorno della morte di quella donna, uscì di casa e, mentre camminava, cominciò a riflettere: avrebbe potuto fare lo stesso anche con tante altre persone nelle stesse condizioni. Ricordò pure che, mentre si trovava a Barbastro, gli era balenato il pensiero di fondare un istituto religioso femminile, che avesse come scopo l’accoglienza di anziani poveri e invalidi di ambo i sessi, per badare a loro e assisterli sul piano spirituale e su quello corporale.
Il 18 agosto concluse la redazione delle Costituzioni, dove descrisse così lo spirito della congregazione: «Suo oggetto sarà l’esercizio costante della virtù della carità cristiana nel soccorso, nella cura e nell’assistenza spirituale e corporale dei poveri anziani invalidi di ambo i sessi che saranno posti sotto la cura dell’Istituzione», denominata “Piccole Suore dei Poveri Abbandonati”. Come patrona principale fu scelta la Madonna degli Abbandonati (Nuestra Señora de los Desamparados), protettrice di Valencia, e san Giuseppe e santa Marta come modelli tra i santi.
Il 3 ottobre don Saturnino ricevette le prime cinque aspiranti a Casa Pueyo, situata di fronte al palazzo episcopale di Barbastro, affittata allo scopo dal suo amico don Pedro Llacera. Questi aveva incontrato nel mese di agosto una maestra di passaggio per la città, Teresa Jornet e Ibars: conversando con lei, scoprì che aveva qualità eccezionali. Le espose quindi il progetto di don Saturnino e l’invitò ad aggregarsi ad esso. Teresa riconobbe che l’iniziativa era in perfetta sintonia con il suo desiderio di consacrazione totale a Dio: l’11 ottobre, quindi, si trasferì a Barbastro con sua sorella María e con un’amica di entrambe, Mercedes Calzada y Senán. Non molto tempo dopo, fu nominata superiora del piccolo gruppo e ricevette le prime Costituzioni, commentando: «Questo libriccino, padre, mi salverà o mi dannerà».
Il 27 gennaio 1873, nella cappella del Seminario di Barbastro, si svolse la vestizione delle prime dieci religiose: quella è considerata la data di fondazione della congregazione. Don Saturnino, tuttavia, scelse di non essere presente, per far sì che le sole protagoniste fossero le suore.
Cominciarono ad affluire richieste di fondazioni, ma a don Saturnino premeva anzitutto installare la Casa madre a Valencia. L’8 maggio 1873 arrivarono sette suore, per cominciare l’assistenza agli anziani, ma l’inaugurazione avvenne l’11, festa della Madonna degli Abbandonati.
Nel 1875 decise di abbandonare il canonicato, per dedicarsi maggiormente alla fondazione e alla vicinanza alle suore, con le quali restava comunque in contatto mediante frequenti lettere. Col decreto di lode, ottenuto nel giugno 1876, la congregazione poté aprirsi oltre i confini diocesani, ma prima dell’approvazione definitiva fu necessaria la modifica delle Costituzioni.
Il 1877 non si aprì positivamente. Padre Auguste Le Pailleur, che già aveva impedito la rielezione di suor Maria della Croce al governo delle Piccole Suore dei Poveri già citate, si era rivolto alla Santa Sede perché, a suo dire, la congregazione spagnola aveva usurpato il loro nome. Per ovviare al problema, monsignor Cattani, Nunzio apostolico in Spagna, propose la fusione delle due realtà, o almeno il cambio di nome. Don Saturnino difese tenacemente lo specifico della sua fondazione, mentre madre Teresa Jornet era più incline alla modifica del nome. Intanto, nel mese di agosto, si ammalò, ma poté riprendersi in tempo per la sua professione solenne l’8 dicembre.
Le fondazioni andavano moltiplicandosi, raggiungendo anche il Portogallo. Don Saturnino raccomandava: «Lavoriamo con zelo e perseveranza, che Dio farà il resto. Lui, che ha supplito nei suoi Apostoli la mancanza di condizioni per la grande missione a cui erano chiamati, supplirà anche nelle nostre Piccole Suore ciò che la mancanza di tempo non permette loro di ottenere». Nel frattempo, continuava a caldeggiare l’approvazione pontificia, inviando in regalo al Papa una copia pregiata del suo libro «La perfezione cristiana» e una somma di denaro, ma non ottenne granché, sempre a causa del conflitto con padre Le Pailleur, che sul finire del 1881 tornò a reclamare una fusione delle suore spagnole con le francesi. Alla fine, dopo una lettera a papa Leone XIII, si pervenne a un accordo.
Il 13 luglio 1882, nella nunziatura di Madrid, madre Teresa e sua sorella madre Maria firmarono un documento, siglato anche dalla Segretaria generale e dalla superiora della casa di Madrid delle Piccole Suore dei Poveri: le spagnole si sarebbero chiamate “Piccole Suore degli Anziani abbandonati”; entrambe le istituzioni sarebbero rimaste indipendenti; nessuna delle due parti avrebbe potuto aprire nuove fondazioni dove l’altra si era già stabilita. Il Papa confermò il patto il 21 luglio 1882. Nel Natale dello stesso anno ricevette in casa sua un neonato, Francisco Oliván, la cui madre era morta nel darlo alla luce. Se ne prese cura proprio come se fosse figlio suo.
Una fusione in altro senso ci fu, con le Piccole Suore dei Poveri Anziani Invalidi di Cuba: di diritto diocesano, erano state fondate a Santiago di Cuba nel 1869 da Ciriaco María Sancha y Hervás, futuro cardinale arcivescovo di Toledo (Beato dal 2009). Don Saturnino accettò per il futuro e per il bene della sua fondazione, in modo da ottenere altre case in America latina, che non tardarono a nascere. Finalmente, nel settembre 1887, arrivò anche l’approvazione definitiva da parte della Santa Sede, col decreto datato 24 agosto.
Due anni prima, Huesca fu colpita da un’epidemia di colera. Don Saturnino, insieme alle suore, si prodigò in ogni modo, ma chiese di non ricevere l’onorificenza che l’amministrazione cittadina voleva attribuirgli. Mentre continuavano ad aprirsi nuove case, rifiutò le cariche cui veniva presentato, come la nomina a vescovo di Barbastro, deciso a mantenere un comportamento umile come sempre. Continuò a scrivere alle suore, ma anche a capi di Stato, per favorire l’arrivo del loro servizio caritativo.
Quanto a madre Teresa Jornet, era ammalata da tempo di tubercolosi: quando si aggravò, fu trasferita nella casa di Liria. Incontrò l’ultima volta il fondatore il 15 luglio 1897, poi morì, il 26 agosto, poco dopo aver avuto la notizia che le Costituzioni erano state approvate dalla Santa Sede. Il 30 agosto don Saturnino celebrò i suoi funerali a Saragozza, ricordando il bene da lei ricevuto e affermando di essere certo che stesse già godendo la visione di Dio. La sua opinione è stata in seguito ratificata dall’autorità della Chiesa quando madre Teresa di Gesù Jornet e Ibars fu dapprima beatificata, il 27 aprile 1958, poi canonizzata, il 27 gennaio 1974.
Ormai ultrasettantenne, don Saturnino non si ritirò dai suoi impegni finché, nella primavera del 1902, dovette rinunciare all’incarico di direttore spirituale delle Conferenze di San Vincenzo, da lui tanto desiderate. Nel febbraio 1903 organizzò il suo archivio e stilò il suo testamento, firmato di fronte al notaio il 25 marzo. Aveva poco da dividere, perché si era abituato a vivere sobriamente, ma lasciò alcuni oggetti alla Casa madre delle Piccole Suore.
A causa di un dolore forte nella zona lombare, prodotto nel sollevare un oggetto pesante nella sua casa di Huesca, don Saturnino fu bloccato a letto per tutto il mese di maggio: poté riprendere a celebrare la Messa solo tre giorni dopo la morte di papa Leone XIII, il 20 maggio, offrendola in suo suffragio. Non poté comunque uscire più di casa: si dedicò quindi ancora maggiormente alla preghiera, alla corrispondenza e ad ascoltare quanti venivano a chiedergli consiglio.
Durante le feste di Natale, la sua situazione si aggravò, essendo sopraggiunta una malattia polmonare. Il 20 febbraio 1905 scrisse la sua ultima lettera, mentre tre giorni dopo celebrò l’ultima Messa, dopo la quale non si alzò più dal letto. L’11 marzo ricevette il Viatico e, verso sera, entrò in agonia; durante la notte ricevette, perfettamente lucido, l’Unzione degli Infermi. Alle cinque del mattino di domenica 12 marzo 1905, alla presenza di tre Piccole Suore venute da Saragozza e delle sue domestiche, don Saturnino spirò serenamente. Aveva 74 anni.
Dopo i funerali, affollati da decine di persone soccorse dal suo aiuto, venne sepolto nel cimitero di Huesca. Il 6 maggio 1912 i suoi resti furono riesumati e, due giorni dopo, collocati davanti al presbiterio della cappella della Casa madre di Valencia, accanto a quelli del direttore spirituale di madre Teresa Jornet, don Francisco García López (nominato nel 1903 vescovo ausiliare di Valencia). Il 25 agosto 1913 entrambi i fondatori furono collocati nella cripta adiacente alla chiesa di Casa madre, dove, due anni dopo, furono posti anche quelli di don Francisco.
Non molti anni dopo il 1905, la Congregazione cominciò ad attribuire alla sola madre Teresa il titolo di Fondatrice. Senza dubbio, l’ispirazione iniziale fu di don Saturnino, ma non va trascurato neppure l’apporto che lei diede, conformandosi ai suggerimenti suoi e del direttore spirituale. Di conseguenza, entrambi sono da considerare Fondatori pari merito e a pieno titolo.
La causa di beatificazione di don Saturnino López Novoa è iniziata nella diocesi di Valencia il 7 novembre 1998 e si è conclusa il 2 aprile 2000; è stata convalidata il 23 novembre 2001. Dopo la trasmissione della “Positio super virtutibus” alla Santa Sede, si sono svolti i Consigli particolari dei Consultori storici (il 21 giugno 2011) e dei Consultori teologi (l’11 giugno 2013), che hanno mostrato parere favorevole circa l’esercizio in grado eroico delle virtù cristiane da parte del Servo di Dio.
A seguito della Sessione ordinaria dei cardinali e vescovi membri della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi, che il 17 giugno 2014 ha confermato la valutazione positiva, papa Francesco ha firmato l’8 luglio 2014 il decreto con cui don Saturnino è stato dichiarato Venerabile.
Attualmente le Piccole Suore degli Anziani Abbandonati contano 204 case in 19 Paesi; in Italia sono a Roma e nella provincia di Ferrara. Nella persecuzione della guerra civile spagnola hanno avuto due martiri, suor Giuseppa di San Giovanni di Dio Ruano Garcia e suor Maria Addolorata di Santa Eulalia Puig Bonany, beatificate nel 2011.
PREGHIERA dall’originale spagnolo
Dio onnipotente ed eterno,
che ci hai dato un modello di vita sacerdotale
nel tuo fedele servo Saturnino López Novoa,
Fondatore della Congregazione delle Piccole Suore degli Anziani Abbandonati,
ti supplichiamo che,
per l’amore puro che ebbe per i poveri invalidi,
ti degni di glorificarlo sulla terra,
concedendoci la grazia… che umilmente ti chiediamo.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria
Autore: Emilia Flocchini
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