«L’inferno ci ha toccato». Con queste parole l’arcivescovo di Sydney, monsignor Anthony Fisher, ha descritto durante l’omelia del funerale di Tori Johnson e Katrina Dawson la morte dei due ostaggi, uccisi dall’attentatore Man Haron Monis, cinquantenne iraniano, che lunedì ha sequestrato 17 persone in un bar di Sydney ed è rimasto ucciso dopo l’intervento della polizia.
IL SEQUESTRO
L’iraniano, «lupo solitario» che ha esposto alla vetrina del Lindt Chocolate Cafe una bandiera nera e si è detto legato allo Stato islamico, ha preso 17 ostaggi lunedì mattina alle 9.45, entrando nel bar in piazza Martin, nel centro città. Cinque ostaggi sono riusciti a scappare e quando alle due di mattina di martedì la polizia ha sentito degli spari nel bar, ha fatto irruzione uccidendo l’attentatore. Tori Johnson, 34 anni, era il padrone del locale, mentre Katrina Dawson, 38 anni, era una cliente e madre di tre bambini.
«HANNO IMITATO CRISTO»
Tori sarebbe morto nel tentativo di togliere l’arma dalle mani del terrorista, mentre Katrina si sarebbe immolata per proteggere una collega incinta. «C’è un’alternativa alla violenza e alle sue recriminazioni», ha detto l’arcivescovo parlando davanti a duemila persone, come riportato dal Catholic Herald. «Queste persone sono eroi che hanno deciso di sacrificarsi perché gli altri potessero vivere. Hanno imitato così il sacrificio di Cristo, il quale disse che non c’è amore più grande di chi dà la propria vita per l’altro».
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