Maddalena Re è la più giovane delle tre Madri Fondatrici.
Nasce in Cortanze (AT) il 24 agosto 1726 da povera famiglia, imparentata con quella delle altre due Fondatrici. Dalla famiglia riceve solidi principi cristiani che la guideranno sempre.
A diciotto anni consigliata dal parroco don Fraschini e dall’affetto che per lei nutrivano le cugine Angela e Francesca, abbandona la famiglia e il paese per trasferirsi a Montanaro (TO) a dar vita ad una vera e propria Congregazione religiosa.
Veste il saio francescano e si esercita, ancora adolescente, negli uffici di carità delle zelanti Terziarie, con particolare applicazione negli umili uffici della casa come la sartoria. Poco più che bambina, con le sue piccole mani, già sapeva cucire abitini per i fratellini, ma più ancora per i poveri che, ai suoi tempi, erano veramente numerosi.
La sua serietà, la sua dedizione silenziosa, la sua operosità paziente e instancabile e la sua pietà non sfuggono né a madre Angela, che guida il gruppo delle Terziarie in Cortanze, né a Don Fraschini, suo direttore spirituale, sicché quando giunge l’invito da parte di mons. Merlini, di operare anche in Montanaro quel bene che già si compiva in Cortanze, sia il parroco che Madre Angela, sanno di poter contare sulla generosità e sul lavoro della diciottenne «sorella Maddalena».
Ella lascia tutto: genitori, fratelli, compagne d’ideale, paese, e felice segue la voce di Dio che la chiama.
Il «primo nido» di via S. Grato, dove alloggiano le tre madri fondatrici e dove la piccola comunità prende lo slancio per la sua affermazione e il suo sviluppo, conosce la vita umile e nascosta di madre Maddalena. Mentre madre Angela segue l’educazione delle giovinette e dà vita alle varie opere di bene, madre Francesca la coadiuva nella cura degli infermi e dei poveri. A madre Maddalena è assegnato il compito di Marta a Betania: pensare e provvedere alla casa.
Con commozione vediamo, sugli antichi atti notarili del tempo, la «croce» che corrisponde alla firma dell’illetterata Maddalena Re con accanto segnata la professione che la contraddistingue: «sarta». Insegna la sua “arte” alle giovinette del paese, ma non si esaurisce qui il suo ufficio: con il cucito c’è pure il bucato, la stiratura, la cucina…
Con il suo lavoro umile e nascosto, madre Maddalena permette che la Superiora e la consorella, libere da ogni preoccupazione materiale, possano svolgere ampiamente la loro missione di carità spirituale e corporale. Passano così molti anni, dopo i quali madre Maddalena prova il dolore di veder scomparire da questa terra le due indimenticabili compagne dei suoi primi passi nella vita religiosa. Madre Angela la lascia ancora giovane; e lei si adatta con profonda umiltà e spirito di fede alla nuova, giovanissima, Superiora: madre Rosalia Arduino di Montanaro, che considera da subito madre e guida dell’anima sua. Più tardi la lascia improvvisamente pure madre Francesca: con questo nuovo doloroso distacco, madre Maddalena sente che ormai i suoi legami in terra s’affievoliscono ogni giorno più e si prepara a sua volta al grande «passaggio», che sarebbe avvenuto all’insegna della carità eroica.
All’inizio del 1800 l’invasione delle soldataglie francesi con Napoleone, invano contrastate dalle milizie austriache, portano a Montanaro una grave epidemia di peste: una strage tra gli abitanti con 900 contagiati e 170 morti.
In tanta desolazione, la cristiana carità offre un po’ di sollievo, per mezzo di medici, di sacerdoti e delle «Figlie di Carità» che, non badando a sacrifici e al pericolo di contagio, si dedicano ai poveri appestati. Muoiono di peste, come alcuni volontari, anche due Figlie di Carità: suor Maria Argentero da Montanaro, di trentadue anni, e suor Maddalena Re da Cortanze, l’ultima superstite delle madri fondatrici. Era il 4 aprile 1802: madre Maddalena aveva 76 anni di età e 58 di vita religiosa.
Fonte:
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www.suoredimontanaro.it
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