Nato a Bisacquino il 12 Agosto 1880, riceve il battesimo il giorno successivo nella Matrice di Bisacquino e a dieci anni la cresima. Rimasto orfano di padre all’età di 8 anni, per le disagiate condizioni economiche in cui versa la famiglia, per guadagnare qualche spicciolo, è costretto a fare l’apprendista calzolaio, poi il cameriere.
Sin da ragazzo frequenta le sacre funzioni e comincia a mostrare segni di vocazione al sacerdozio. Matura la sua vocazione e a 16 anni entra nel Seminario di Monreale; viene ordinato sacerdote il 17 giugno 1905. Viene nominato Rettore della Chiesa del Carmine dove esercita il suo ministero con una dedizione ed uno zelo tali da rendere vivi la chiesa ed il quartiere stesso. Nel 1915 viene chiamato a reggere la Matrice come Vicario Economo e nel 1916, con bolla papale del 28 luglio, viene nominato Arciprete-Decano di Bisacquino. Il 3 settembre viene immesso nel servizio pastorale della parrocchia.
Svolge un apostolato intenso: le persone che lo ascoltano nella predicazione, nei colloqui occasionali si accorgono che egli è tutto preso dall’amore per il Signore e dall’amore per il prossimo. Per la mancanza di adeguate aule catechistiche promuove la catechesi nelle chiese dei vari quartieri, fonda l’azione cattolica maschile e femminile ed il circolo giovanile cattolico “Maria SS. del Balzo”; dà molta importanza alla pastorale familiare e si interessa della crescita umana e cristiana dei giovani; il suo stile pastorale ha come modello il Cristo Buon pastore: è aperto al dialogo, tiene buoni rapporti con tutti, è l’angelo della pace tra le famiglie in discordia, combatte il malcostume, il turpiloquio, la bestemmia…anzi se sente bestemmiare qualcuno, in piazza o per le strade, lo fa inginocchiare ed insieme al bestemmiatore recita il “Dio sia benedetto”. Manifesta un amore di predilezione per i molti poveri del paese, organizza assieme ai quattro cappellani sacramentali una buona assistenza degli ammalati e dei sofferenti.
Muore in fama di santità. I suoi funerali sono un trionfo. La sua tomba, prima al cimitero e poi, dopo la traslazione dei suoi resti mortali in chiesa madre, è meta di continue visite da parte di coloro che vanno a trovarlo per raccomandarsi a lui o per chiedere al Signore qualche grazia per sua intercessione.
Il 15 ottobre 1989 inizia il processo storico di canonizzazione sulla vita e le virtù. Il 3 febbraio 2015 Papa Francesco lo dichiara Venerabile.
Il suo zelo pastorale.
Dalle testimonianze pubblicate nel summarium del processo storico diocesano risulta evidentissimo un particolare rapporto del Servo di Dio col Signore. Egli che aveva coronato il suo sogno di diventare sacerdote dopo tanti anni di fatiche e di stenti, “manifestava apertamente la sua immensa gioia per la scelta fatta e continuamente ringraziava il Signore per averlo chiamato ad essere sacerdote (Summarium pag.32).
Egli non ha mai dimenticato che il sacerdote deve ogni giorno configurarsi a Cristo Gesù, attualizzare il suo stile di vita facendosi quasi sua trasparenza in mezzo al gregge che gli è stato affidato.
Il ministero della parola fu da lui esercitato con prevalenza su qualunque altro ministero, compreso quello delle confessioni, al quale pure si dedicò con incessante disponibilità.
Mons. Bacile ebbe il dono della parola e di esso si servì costantemente e col massimo impegno, sfruttando ogni mezzo e ricercando ogni occasione per predicare il Vangelo, in Chiesa Madre e nelle Chiese filiali dove si recava per qualche celebrazione.
“Io ho l’obbligo di spezzare il pane della parola di Dio nel migliore modo a me possibile; se non lo facessi mancherei dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini…”(Mons. G. Bacile, Poche parole di presentazione, in “La Stella di Bisacquino“p.1.gennaio 1931)
Non solo nelle omelie ma anche durante la catechesi degli adulti e dei ragazzi, nel circolo cattolico e nei diversi circoli della piazza, nell’unico ospedale del paese “tra i carissimi miei figli ammalati”, nel carcere “ tra quei cari fratelli nostri”, nelle famiglie non si stancava di spezzare il pane della parola di Dio: le sue istruzioni erano facili, chiare, pratiche, profondamente sentite, che si ascoltavano con piacere, oltre che con profitto.
Quello che diceva con tanto ardore e convinzione era frutto delle sue riflessioni, dello studio e delle letture di riviste e dell’Osservatore romano che gli servivano a tenersi costantemente aggiornato.
Anima profondamente Eucaristica
Una certezza animava, anzi infuocava il servo di Dio: Gesù, il Figlio di Dio, presente nella Santissima Eucaristia e proprio questa certezza lo ha fatto diventare il cantore della presenza reale di Gesù nel sacramento dell’amore. Il suo desiderio più grande era che le famiglie bisacquinesi diventassero famiglie squisitamente eucaristiche, perché lui era un’anima squisitamente eucaristica. Per questo voleva che nessuno mancasse alla Messa domenicale, invogliava alla Messa quotidiana, alla visita al SS. Sacramento, alla partecipazione delle sante Quarantore e voleva che crescessero sempre più le ”lampade viventi” e che sin da piccoli si facesse parte dei pagetti dell’Eucaristia.
Dal modo come celebrava l’Eucaristia si vedeva chiaro che egli parlava con Gesù che teneva nelle sue mani, come ad una persona viva.
Tutta la sua vita era orientata a Gesù Eucaristia. Basta pensare al riuscitissimo Congresso Eucaristico parrocchiale del 1931 voluto dal Padre Decano “per risvegliare l’antico amore dei bisacquinesi verso Gesù Eucaristia in quelle famiglie che lo avevano estinto ed aumentarlo in quelle che lo possedevano”.
Era visibile in lui, anche nelle espressioni del volto, la verità di quelle parole che concludono il Rosario del SS. Sacramento che si canta ancora durante le Quarantore circolari: “Ed impazzennu ogni momentu pi stu Granni Sacramentu, grida cori mentr’a sciatu, viva Gesù Sacramentatu”.
Parola ed Eucaristia lo coinvolgevano direttamente perchè, agendo in persona Christi, egli aveva la consapevolezza che in lui agiva Cristo. Per questo non poteva non avvertire, in ogni gesto della sua giornata, i segni del Signore risorto presente nella sua persona. Ed era molto bello che la gente, incontrandolo, avvertiva la percezione che le faceva dire “ho incontrato il Signore”.
Un’altra caratteristica che emerge dalla figura sacerdotale di Mons. Bacile è la sua devozione alla Madonna; verso di Essa Mons. Bacile ha avuto una devozione tutta particolare, che sfociava in sentimenti di affetto e di amore. Egli ha saputo guidare e stimolare i bisacquinesi ad una devozione piena di fiducia verso la Regina, la patrona del paese
L’amore verso i poveri
Che dire poi del suo amore per i poveri? In essi ha saputo vedere l’icona del Cristo povero. Egli, che aveva sperimentato cosa significa essere povero per aver vissuto in condizioni economiche assai disagiate, da parroco non ha mai negato neppure l’unica offerta della Messa che aveva in tasca a chi, in sagrestia o nel sagrato della Chiesa Parrocchiale, si presentava a chiedergli l’elemosina per dare da mangiare ai propri figli.
Per i poveri egli si è prodigato stimolando la generosità dei ricchi, organizzando in periodi particolari il pranzo per loro e invitando i suoi fedeli a ricordarsi dei poveri del “ Boccone del Povero” che non raramente soffrivano la fame e il freddo per la rigidità del periodo invernale.
Se riceveva un’offerta per aver partecipato ad un funerale, andava in visita presso la famiglia del defunto e restituiva i soldi. (Giuseppe Guarino, Summarium pag.294).
La sua casa era sempre aperta a tutti, poveri e ricchi, sapienti ed ignoranti. Egli era, secondo la testimonianza di Andrea Bacile, suo pronipote, sempre a disposizione dei suoi parrocchiani, 24 ore su 24 .
Nella ordinarietà della vita pastorale Mons. Bacile ha realizzato quanto dice il Papa del Santo Curato d’Ars nella lettera inviata ai sacerdoti di tutto il mondo nel 150° anniversario della sua morte, “nel suo tempo ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso del Signore”.
I suoi venticinque anni di parrocato nella Matrice di Bisacquino sono stati anni di grazia non solo per la numerosa comunità parrocchiale ma anche per quelle dei paesi vicini.
La pastorale vocazionale
La sua vita era una predicazione incessante della bellezza della propria consacrazione al Signore, una predicazione cui si aggiungeva la proposta, per non dire l’invito, ora tacito, ora espresso ad ascoltare la voce del Signore ed a seguirla.
Ed ogni occasione era buona per invitare i genitori a riflettere sul possibile dono che il Signore poteva fare ai loro figli e a favorirne la realizzazione con la preghiera e l’accoglienza generosa.
Nel periodo del suo parrocato, dato che le borse di studio fondate dal card. Torres per i seminaristi bisacquinesi erano state ridotte, egli, onde evitare che ciò potesse scoraggiare qualche famiglia più povera che aveva un figlio in Seminario o che pensava di mandarvelo, cominciò a celebrare le giornate-pro Seminario che avevano lo scopo non solo di sensibilizzare tutta quanta la comunità circa l’importante problema delle vocazioni e di pregare il Signore della messe perché suscitasse numerose vocazioni nelle famiglie, ma anche di aiutare materialmente i seminaristi più poveri.
La fecondità vocazionale trovava terreno fertile nella sua dedizione incondizionata alla piccola porzione di Chiesa a lui affidata, nello zelo con cui promuoveva le varie attività parrocchiali, nell’amore per la verità “per cui quello che predicava con così ardente convinzione dal pulpito
I frutti di tanto zelo non tardarono a venire per cui sotto il suo parrocato diventarono sacerdoti diocesani o religiosi o suore parecchi giovani e ragazze del paese. Tra questi tre divennero Vescovi: Mons. G. Petralia, Mons. Pasquale Bacile, Mons.Giovanni Cassata.
Per concludere mi servo di un pensiero di Mons. Cataldo Naro, nostro compianto Arcivescovo, che era rimasto affascinato dalla figura sacerdotale di Mons. Bacile:
“Abbiamo bisogno di pastori che continuino a celebrare per noi l’Eucaristia e a donarci il perdono sacramentale di Dio, guidino con sapienza le nostre comunità parrocchiali e siano capaci di confrontarsi con le sfide che il nostro tempo pone alla trasmissione della fede” ( Dal messaggio per la giornata del Seminario 2006). Proprio per questo motivo Mons. Naro chiama Mons. Bacile parroco moderno: egli ha saputo utilizzare tutti quegli strumenti di cui disponeva la società di quel tempo, la stampa, il teatro ed il cinema, convinto che è “un impareggiabile onore per noi lavorare nella sua Chiesa, è un privilegio unico essere stati scelti per annunciare il Vangelo dell’amore e della vita ai fratelli lontani per portarli a Cristo Gesù”.
Autore: Don Rosario Bacile
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