Nella seconda lettura della solennità di Pentecoste si proclama questa dichiarazione di san Paolo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito... A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune» (l Cor12,4.7).
Ogni dono personale e ogni capacità e funzione specifica nella comunità ecclesiale hanno, quindi, come sorgente lo Spirito di Dio. Anche compiti particolari, rilevanti o semplici, sono sempre da ricondurre al soffio vitale, ispirante e creativo dello Spirito.
È per questo che abbiamo scelto di far salire sulla ribalta della nostra ideale sfilata dei vari volti della Bibbia quello, certamente poco noto, di Bezaleèl, l'architetto dell'arca dell'alleanza, il santuario mobile che accompagnava Israele nella marcia del deserto verso la terra promessa della libertà. Nella prima presentazione che di lui si fa nel libro dellEsodo il Signore stesso afferma: «Io ho colmato Bezaleèl dello spirito di Dio (ruah Elohìm) perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, per concepire progetti e realizzazioni in oro, argento e rame, per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro» (31,3-5).
Come è evidente, lo Spirito divino lo abilita e lo sostiene nella sua opera di artigianato sacro. Egli apparteneva alla tribù di Giuda, era figlio di un certo Uri e nipote di Caleb, capo (con Giosuè) degli esploratori del territorio di Canaan, inviati da Mosè prima dell'approdo di Israele alla terra santa. Il nome Bezaleèl in ebraico ha un significato suggestivo: all'ombra di Dio, ossia sotto la protezione del Signore.
Il suo è un incarico globale di architetto e di artista nel senso più ampio possibile. Il primo suo compito è, comunque, quello di allestire «la tenda dellincontro [tra Dio e Israele e degli ebrei tra loro, cioè il santuario mobile], l'arca della testimonianza [la cassa di acacia su cui Dio si svela], il coperchio sopra di essa e tutti gli accessori della tenda» (Esodo 31,7). L'elenco prosegue con una serie di oggetti e paramenti liturgici che egli deve approntare anche col concorso di collaboratori e di dipendenti.
Alla fine ecco che dalle sue mani esce il cuore di quel santuario, l'arca dell'alleanza costruita, come si diceva, in legno di acacia e tutta rivestita d'oro (Esodo 37,1-2). La Bibbia è molto accurata nel descriverne i particolari, proprio per la sua altissima funzione simbolica. Anche per la ricca sequenza di strumenti sacri necessari al culto, l'autore sacro sottolinea che fu lo Spirito di Dio ad agire in Bezaleèl, così da avallare la legittimità di quegli oggetti nelluso liturgico. Mosè ripete, infatti, che «il Signore ha chiamato per nome Bezaleèl e l'ha riempito dello spirito di Dio, perché egli abbia sapienza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro» (3 5,30-3 1). C'è, quindi, un'effusione dello Spirito Santo anche per l'attività manuale, per ogni opera che si faccia per Dio e per gli altri, e non solo nella profezia o nella sapienza o nella guida del popolo di Dio.
Autore: Gianfranco Ravasi
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