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Czyczkowy, Polonia, 17 novembre 1910 – Auschwitz, Polonia, 16 ottobre 1941
Józef Jankowski fu un sacerdote polacco, membro della Società dell’Apostolato Cattolico, ossia dei padri Pallottini. Esercitò il ministero rivolgendosi in particolare ai bambini e ai giovani. Durante i primi tempi dell’occupazione nazista della Polonia non cessò di insegnare e vivere l’umiltà che lui stesso professava. Arrestato dalla Gestapo, venne condotto al carcere di Pawiak e poi ad Auschwitz, dove morì a causa delle percosse subite da una guardia il 16 ottobre 1941, un mese prima di compiere trentun anni. Incluso nel gruppo dei 108 martiri polacchi della seconda guerra mondiale insieme al cappuccino padre Aniceto Koplinski, che nello stesso luogo e nello stesso giorno subì un diverso martirio, è stato beatificato da san Giovanni Paolo II a Varsavia il 13 giugno 1999.
Martirologio Romano: Vicino a Cracovia in Polonia, nel campo di sterminio di Auschwitz, beati Aniceto Koplinski, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, e Giuseppe Jankowski, della Società dell’Apostolato Cattolico, sacerdoti e martiri, che, durante l’occupazione militare della patria da parte dei seguaci di un’empia dottrina ostile agli uomini e alla fede, testimoniarono fino alla morte la fede in Cristo, l’uno ucciso in una camera a gas, l’altro dalle guardie del campo.
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Józef Jankowski nacque il 17 novembre 1910 a Czyczkowy, nel voivodato della Pomerania, nella Polonia del nord; era il secondo degli otto figli di Robert e Michalina Jankowski.
Fin dall’infanzia si distinse per religiosità, amore alla preghiera e sensibilità verso i bisogni del prossimo. Avvertita la chiamata al sacerdozio, nell’anno scolastico 1924/1925 iniziò a frequentare il ginnasio a Suchary, tenuto dai padri della Società dell’Apostolato Cattolico, fondata da san Vincenzo Pallotti (perciò detti Pallottini).
Nel 1929 entrò a pieno titolo nella Società. Il 5 agosto 1931 emise le promesse temporanee a Wadowice, presso il Collegium Marianum. Venne ordinato sacerdote il 2 agosto 1936 a Suchary, per le mani dell’arcivescovo di Gniezno, Antoni Laubitz. Un anno prima scrisse a uno dei suoi fratelli: «Il mio ideale, naturalmente, deve abbracciare Iddio, il prossimo e me stesso... e di questo movente principale è l’amor di Dio... Desidero amare Dio più della mia vita».
Esercitò le funzioni ordinarie del suo ministero in pieno accordo con quanto la sua regola insegnava. Fu cappellano e catechista nelle scuole di Ołtarzew e della zona circostante, responsabile della Crociata Eucaristica e segretario del comitato per l’aiuto dei bambini. Nei primi giorni della seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca restò a Ołtarzew, prestando aiuto spirituale e materiale alla popolazione del luogo, anche a rischio della vita. Nel frattempo, divenne anche tesoriere del Seminario e, il 31 marzo 1941, fu eletto maestro dei novizi.
Come confessore e direttore spirituale era molto ricercato, ma allo stesso tempo compiva un attento lavoro su se stesso, cercando di liberarsi dall’amor proprio: «Voglio lottare per una grande santità e per amare Dio sopra ogni cosa, ma allo stesso tempo voglio essere dimenticato».
La sua passione più grande erano i bambini e i giovani, che cercava di condurre sulla via della santità, alla scuola di santa Teresa di Gesù Bambino, che ebbe una profonda influenza sulla sua vita interiore. Seguendo gli insegnamenti del suo Fondatore, non ricercò mai una vita mediocre, nutrendo un’intensa devozione per Gesù Eucaristia e per la Madonna, che i Pallottini venerano in maniera speciale come Regina degli Apostoli.
Ecco come l’invocava in una preghiera trovata tra i suoi scritti personali: «Maria, Vergine Santissima, Regina degli Apostoli, Madre mia amatissima, desidero amarti...Tu sei Madre del Divino Amore. Riempi il mio cuore d’amore di Dio. Riempimi dello Spirito Santo, come hai riempito il nostro Padre e Fondatore... Confido che mi affiderai molte, molte anime. Sia distrutta la vita mia perché domini nel mondo il Tuo Regno, perché domini nel mondo il Regno di Cristo, Tuo Figlio dilettissimo».
Il 16 maggio 1941 don Józef, sacerdote da cinque anni, venne arrestato dalla Gestapo e condotto al carcere di Pawiak presso Varsavia, da cui, dopo due settimane di crudeli torture, fu trasportato al campo di sterminio di Auschwitz. Registrato come detenuto numero 16895, sopportò con dignità e serenità per cinque mesi persecuzioni, umiliazioni e angoscia.
Il 16 ottobre 1941, infine, fu torturato dal kapò Krott, famigerato per le sue bestialità, e poi condotto a morire nel reparto ammalati. Un testimone oculare don Konrad Szweda, riferì nel corso del processo di beatificazione: «Mezzo ammazzato dal sanguinario Krott, kapò del commando di lavoro “Babice”, fu ricoverato all’ospedale del campo. Il giorno dopo andai a trovarlo, ma era già morto, non so se in seguito alle percosse o a un’iniezione letale, pra¬ticata regolarmente ad Auschwitz». Il suo corpo fu gettato nel forno crematorio. Gli mancava un mese per compiere trentun anni.
Nella stessa data e nello stesso luogo morì il sacerdote cappuccino Aniceto (al secolo Wojciech) Koplinski, fatto entrare in una fossa con altri detenuti e ricoperto di calce viva.
La fama di martirio di don Józef, sorta subito dopo la sua morte, si rafforzò sempre di più sia tra i Pallottini, sia tra gli ex-prigionieri del campo di Auschwitz, sia largamente tra i fedeli, che, guardando al suo ministe¬ro caritativo-pastorale, lo stimavano un santo. Espressione di tale fama sono le numerose rela¬zioni e i ricordi scritti da testimoni oculari, le celebrazioni delle ricorrenze della sua morte e le numerose pubblicazioni su di lui.
Incluso nel gruppo dei 108 martiri polacchi della seconda guerra mondiale, dei quali fa parte anche il già citato padre Aniceto Koplinski, è stato beatificato da san Giovanni Paolo II a Varsavia il 13 giugno 1999.
Il 16 ottobre 2011 è stata benedetta dal vescovo della diocesi di Pelplin, Jan Bernard Szlaga, una chiesa intitolata a lui presso Męcikał, in Polonia. È stato inoltre proclamato patrono della parrocchia di Oltarzew e del vicariato foraneo di Laski, come anche di due città (Brusy e Ożarów Mazowiecki) con relative frazioni e di una scuola a Czyczkowy, il suo paese natale. Alla sua intercessione vengono infine attribuite diverse grazie.
Autore: Emilia Flocchini e don Jan Korycki, SAC
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