A volte un funerale può diventare una festa, con tanto di campane dai rintocchi gioiosi. È capitato ieri pomeriggio nel duomo di Orvieto, alla celebrazione delle esequie della 37enne Elisa Lardani, moglie e madre di famiglia, deceduta sabato scorso poche ore dopo aver dato alla luce la sua quarta figlia, Maddalena.
Una storia che, per molti aspetti, può ricordare quella di Chiara Corbella Petrillo (1984-2012), la giovane romana che morì, dopo aver perso due figli e dopo aver rifiutato le cure contro un male incurabile, per permettere la nascita del terzogenito Francesco.
Venerdì scorso, avvertite le doglie del parto, Elisa era stata ricoverata all’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto, dove è stata colpita da una grave emorragia. A nulla sono servite le trasfusioni ed il piano di trasferimento al nosocomio di Siena, per mezzo di un’elioambulanza del 118, reso impossibile dalla mancata stabilizzazione delle condizioni della paziente, che intorno alle 14, a seguito di un arresto cardiaco, è spirata.
Il bollettino medico ha riferito di un “evento del tutto improvviso e imprevedibile a carico della coagulazione del sangue (Coagulazione Intravascolare Disseminata) comparso, con gravissime emorragie, in sala travaglio immediatamente prima del parto”.
Nel frattempo la piccola Maddalena, del peso di 3,6 kg, è stata trasferita nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, dove versa in condizioni stazionarie.
Una morte per la quale, all’inevitabile sgomento, si sono aggiunte le polemiche, per la mancanza di sacche di plasma sufficienti e compatibili con il gruppo sanguigno della donna. C’è anche chi si è domandato come mai la pista d’atterraggio dell’elisoccorso si trovi in mezzo al parcheggio dell’ospedale ed ogni volta sia necessario sgomberare le auto in sosta.
Controversie che sembrano essere poca cosa dinnanzi al cordoglio e alla partecipazione di un’intera città, Orvieto, dove Elisa era piuttosto nota, non solo per la professionalità dimostrata come psicologa in particolare a servizio dei ragazzi delle scuole ma anche per l’allegria contagiosa che sapeva trasmettere ai familiari, agli amici e ai colleghi.
Impegnata nella propria parrocchia, Elisa ha impartito per anni catechesi alle giovani coppie in preparazione al matrimonio, prestando anche volontariato nelle carceri, dove allietava i detenuti con la musica e con la preghiera.
Al funerale, attorno al marito Luca Marchi e ai primi tre figli, si sono stretti tutti i familiari e tanti amici, tra cui Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella. La funzione che è stata introdotta da una marcia nuziale e accompagnata dai canti di lode della Comunità Maria per il Rinnovamento Carismatico, di cui tutta la famiglia di Elisa fa parte.
I coniugi Marchi sono stati anche, assieme ad altre coppie, direttori dell'Ufficio Famiglia della Diocesi di Orvieto-Todi, oltre che membri di Servi Familiae, associazione che porta avanti il progetto Mistero Grande.
Al momento dell’addio sono stati posti sul feretro i disegni dei figli, un paio di sandali, simbolo della conclusione del cammino terreno di Elisa, un piccolo ulivo, simbolo della vita che continua, del pane e del vino, simboli eucaristici per eccellenza, a ricordare Chi si è dato in cibo per noi per amore, sacrificando la propria vita, come ha fatto anche questa giovane madre in particolare per l’ultima figlia.
Il marito di Elisa ha preso parte al funerale, indossando la divisa da scout: “Una scuola di vita che ti insegna ad andare a testa alta, mi diceva Elisa, invitandomi a tornare a quell’esperienza”, ha raccontato Luca.
Cosa volesse dire stare “a testa alta”, i due giovani coniugi lo hanno sperimentato al concepimento del quarto figlio, quando in molti avevano detto loro: “Siete matti”. Per Luca ed Elisa accogliere quella nuova figlia aveva significato “scommettere sulla vita fino in fondo”.
Secondo il sacerdote che ha officiato il funerale, “non c’è spiegazione umana” a questa morte, tuttavia, nella Bibbia si ricorda: “date e vi sarà dato”; ed Elisa “ha dato tutto, fino all’ultima goccia di sangue”.
A concelebrare, monsignor Renzo Bonetti, che ha sottolineato come “non contano gli anni ma la pienezza di Dio. Elisa in sala parto ha trovato il suo Calvario e la Croce e l’ha portato fino in fondo. Di più non poteva dare”.
Autore: Luca Marcolivio
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