Santi CESARIO e GIULIANO, martiri di TERRACINA.
Sono commemorati il 10 novembre, con un elogio tratto dalla passio favolosa, nel Martirologio Romano e nel Geronimiano. In quest'ultimo, poi, il solo Cesario è ricordato il 21 aprile, ma si tratta probabilmente, secondo l'opinione del Duchesne, dell'anniversario della dedicazione di un oratorio in onore del martire, costruito a Roma sul Palatino, la cui esistenza è già attestata al tempo di s. Gregorio Magno. Il vero dies natalis, però, è il 1° novembre, poiché in questo giorno la festa di Cesario è ricordata anche dai Sacramentari Gregoriano e Gelasiano di S. Gallo. Presso i greci, invece, i due santi sono commemorati il 7 ottobre.
La loro passio ci è pervenuta in quattro redazioni, la più antica delle quali può risalire al sec. V o al VI, ma che appartiene al genere delle leggende epiche, senza alcun valore storico, e nella quale sono raggruppati alcuni santi che niente altro hanno in comune se non la vicinanza cronologica della commemorazione nel martirologi.
Infatti, l'unico autentico martire di Terracina è il solo Cesario, poiché sia Giuliano, sia gli altri personaggi ivi ricordati appartengono ad altre Chiese e sono sconosciuti alle più antiche fonti agiografiche locali. Cesario peri certamente durante il periodo delle persecuzioni, ma di lui niente si conosce di sicuro. Il suo culto era, però, molto diffuso e fiorente nell'antichità infatti fu venerato a Roma fin dal sec. V proprio nel luogo più importante della città, il Palatino, come attesta il Liber Pontificalis e in seguito gli furono dedicate anche altre chiese e monasteri. Sul suo sepolcro, poi, posto lungo la via Appia, fu eretta una basilica alla quale il papa Leone IV (847-55 offrì dei doni.
Secondo la passio, Cesario era diacono e africano. Venendo a Terracina, al tempo dell'imperatore Claudio, si imbatte in un giovane di nome Luciano, destinato a essere sacrificato agli dei per la festa del primo gennaio. Cesario protesta per questa barbarie presso il sacerdote pagano Firmino, incaricato del sacrificio umano, che per tutta risposta lo fa arrestare. Condotto al tribunale del consolare Leonzio, Cesario è obbligato a sacrificare ad Apollo, ma, mentre viene condotto al tempio, questo crolla travolgendo Firmino. Cesario è allora rinchiuso in carcere e dopo un mese è condotto al Foro per essere giudicato; improvvisamente il consolare Leonzio si converte e dopo aver ricevuto i Sacramenti dal presbitero Giuliano, muore. Subentra allora un certo Lussurio, primo cittadino del luogo, che condanna Cesario e Giuliano a essere gettati in mare dentro un sacco. I corpi dei due martiri ritornano sulla spiaggia e sono sepolti dal monaco Eusebio. Questi poi rimane a pregare presso la loro tomba, dove accorrono molti che si convertono e sono battezzati dal presbitero Felice. Ma Eusebio e Felice sono arrestati da Leonzio, figlio del consolare convertito, che li fa decapitare e gettare in un fiume. I loro corpi sono raccolti e sepolti presso la tomba di Cesario dal presbitero Quarto da Capua che casualmente passava di là.
Oltre che come protagonista di questa passio, Cesario appare anche in quella dei ss. Nereo e Achilleo, poiché avrebbe curato la sepoltura delle vergini Teodora ed Eufrosina, amiche di Domitilla, morte a Terracina.
Autore: Agostino Amore
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