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Suor Maria degli Angeli (Maria Beretta) Cottolenghina

Festa: Testimoni

Cassinetta di Lugagnano, Milano, 12 dicembre 1916 - Torino, 18 marzo 2005

Suora cottolenghina, ha vissuto 70 anni di vita consacrata, prima come suora di vita attiva e quindi per oltre 30 anni in clausura, realizzando così la sua ispirazione profonda, quella di rimanere nascosta, ma portando in questo nuovo viaggio, tutti quelli che aveva amato e amava.



«Per la persona consacrata, la vita terrena è come un lungo fidanzamento; nel momento in cui avviene la nascita al cielo, allora si celebrano le vere nozze». Era solita ripeterlo suor Maria degli Angeli Beretta, entrata al banchetto delle nozze il 18 marzo 2005, dopo un lungo “fidanzamento” durato 70 anni, prima come suora cottolenghina di vita attiva e, dal 1974, come suora cottolenghina di clausura.
«Maria degli Angeli – ha scritto di lei il vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, Carlo Chenis – è un inno alla gioia... Attraversando questo mondo nel nascondimento della vita attiva e contemplativa è stata una donna forte, amabile nella missione, cottolenghina nell’atteggiamento. Un’icona di sapienza che si è fatta consiglio per innumerevoli generazioni di suore...».1
Ma chi è suor Maria degli Angeli Beretta?

Oltre il dubbio: la sete di verità
 
Maria Beretta nasce a Cassinetta di Lugagnano, Milano, il 12 dicembre 1916; cresce nella ridente campagna lombarda sulle rive del Naviglio. La sua è una famiglia di gente semplice. Seconda di cinque figli, Maria è una bimba dalla salute fragile accompagnata da un’intelligenza di rara finezza. È profondamente riflessiva, molto sensibile: nel suo cuore gli eventi avranno sempre risonanze insospettate. A questo proposito troviamo nella memoria della sua infanzia un avvenimento che la segnò profondamente e che ricordava con una grande lucidità nonostante molti anni fossero passati. Lo raccontò un pomeriggio di autunno del 2001 a una sorella della sua comunità per rispondere alla sua espressa richiesta: “Parlami di come è nata la tua vocazione!”.
Raccontava che, già prima dell’età scolare, aveva scoperto con dolore il dramma del male sotto le vesti della menzogna: l’uomo può dire falsa una cosa vera. All’epoca era ancora tanto piccola da non arrivare con la testa a sfiorare il piano del tavolo. Il fatto in questione aveva visto protagonista la mamma e testimone la figlia. Mamma Giuseppina non voleva riferire tutto al marito; Maria la mette in difficoltà sostenendo ingenuamente la versione autentica dei fatti, la mamma la zittisce. La bambina è ridotta al silenzio; un episodio consueto: la semplicità dei piccoli che mette gli adulti in grande imbarazzo!
In apparenza, niente di straordinario, una normale bugia tra moglie e marito… Maria ne resta profondamente scossa e vive questa esperienza come un vero e proprio conflitto interiore: l’uomo può dire vera una cosa falsa e falsa una cosa vera. Allora la verità esiste?
La radice del dubbio affonda nel suo cuore. Maria si incammina sul sentiero dello scetticismo: si convince sempre più che gli adulti passano per verità quello che in realtà loro conviene e dentro di sé conclude che “bene” e “male” non esistono, sono soltanto nomi vuoti, e che perciò a ciascuno è lecito fare ciò che vuole. Vorrebbe allontanarsi dalla pratica religiosa, ma i genitori non lo permettono; Maria obbedisce ma senza convinzione fino a diciassette anni. Nel suo cuore, però, non è spenta la sete di verità!

La voce di Dio: “Io ci sono! E sono per te”

È il 25 aprile 1934: nella vita di Maria sorge un giorno di grazia. Scocca l’ora precisa in cui il Signore si mostra, rivela il suo volto attraverso i tratti di un viso umano, quello diafano e solenne del card. Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano in visita pastorale a Cassinetta. Vedendolo in preghiera, Maria percepisce la presenza di Dio; la sua voce umile e potente si fa sentire nelle profondità del cuore: “Io ci sono! E sono per te”.
Maria decide: vuole dedicare la sua vita a quel Dio che ha fatto irruzione nella suo cuore. Ma dove? È la sorella minore a dirle del Cottolengo mentre nell’orto zappano insieme. Comprende che è il suo posto!
Il 3 agosto 1935 parte per Torino; inizia un cammino che durerà 70 anni. I superiori scoprono presto la sua intelligenza, la fanno studiare. Frequenterà le magistrali e successivamente il corso superiore che le permetterà di insegnare ai ragazzi delle scuole medie. Intanto il 16 luglio 1936 fa la vestizione: diventa suor Ersilia. Il 17 luglio 1937 emette la sua professione religiosa.
«Oh, Gesù, la gioia profonda che si sprigiona dall’incontro della tua infinita ricchezza con la mia infinita miseria… Tu, mai sazio di donare, io mai sazia di ricevere… Ci può essere un accordo che dia un’armonia più perfetta della nostra, Gesù? Io sono convinta di no».
Dopo il compimento degli studi – siamo intorno al 1940 – si prepara a partire per Compiano dove passerà gli anni della guerra come insegnante tra le bimbe del collegio.
Dopo la guerra, rientra alla Piccola Casa di Torino; inizia un periodo fondamentale della sua vita: venticinque anni di insegnamento alle giovani sorelle.
La sua persona le affascina. Ne amano la semplicità, l’umiltà, la profondità ma soprattutto la capacità di trasfigurare anche gli argomenti scolastici più aridi facendone dei trampolini dai quali lanciarsi verso la contemplazione delle verità eterne: è una vera maestra di vita spirituale. Ma cosa significa per lei mettersi dietro una cattedra e trasmettere conoscenza alle sorelle?
«Tu sai Gesù che, a parte tutte le mie miserie, la mia inesperienza, […] per tua grazia, non ho mai considerato la scuola come fine a se stessa, ma come mezzo efficacissimo di ricerca della verità. Per me la Verità sei Tu solo Gesù. Le scolare che tu mi hai affidate in questi anni avvertono in me questa sete, Gesù, di ricerca di Te e molte ne sono conquistate».
Dal 1968 sarà maestra tra le giovani juniores cottolenghine. Saranno anni caratterizzati da un clima che resterà indimenticabile per ciascuna di loro. Maestra Ersilia riuscirà sempre a generare unità, collaborazione, facendo leva sui talenti di ciascuna, donando a tutte l’ascolto e la sua inconfondibile capacità di entrare nella sintonia del cuore che mai più scorderanno.
 
L’ingresso in clausura

Nel 1974 chiede di passare alla vita contemplativa, di entrare in un monastero cottolenghino; e precisamente nel monastero “san Giuseppe”, situato all’interno della Piccola Casa di Torino. Sembra essere giunta l’ora di realizzare l’antica aspirazione del suo spirito: stare nascosta. A cinquantotto anni il Signore le concede un tempo di cammino nella solitudine, nel deserto, nel silenzio di una vita totalmente dedicata alla preghiera. Arriva il giorno:
«… voglio anch’io dirvi qualcosa della mia giornata nel chiostro. Ha inizio alle 24 con un’ora di adorazione che mi permette di immergere in Dio il giorno che muore e quello che nasce e di consacrare il mondo a Dio nella lode. La recita del rosario mi permette di seminare sul mondo che dorme e su quello che veglia nel lavoro o nel male la preghiera dell’Ave che sembra fatta con i raggi che promanano dal Verbo – Incarnato…Una volta alla settimana, circa, la veglia si protrae, per la singola… sono ore indimenticabili di intimità con l’Amore che pulsa nel cuore di Cristo a cui ognuno di noi porta tutto il mondo e le persone più bisognose in particolare. Alle 5, 30: lodi; segue la S. Messa, la recita di mattutino con un’ora circa di meditazione. Alle 9 circa: terza: è la nostra Pentecoste giornaliera: l’ora dello Spirito Santo. Alle 11: ora di adorazione personale chiusa da sesta. Gesù ci incontra al pozzo di Sicar promettendoci la fonte zampillante dello Spirito Santo che ci dona poi dall’alto della Croce… “Era circa l’ora sesta quando i soldati crocifissero Gesù…”. Alle 15 eccoci a celebrare il mistero della Croce con la recita di Nona. Il dolore di Cristo per il peccato del mondo e tuoi ti investe gemendo attraverso i Salmi. Alle 17 altra ora di adorazione chiusa dai Vespri. La giornata si conchiude con Compieta alle ore 20».
Il lavoro riempie tutti gli intervalli.
Per sei anni, dal 12 giugno 1978, svolge il suo servizio come priora. Continua ad essere una guida sicura, sa sdrammatizzare e sbloccare le situazioni con la sua arguta simpatia, riportando un raggio di luce nei normali momenti in cui le nubi si addensano sul cielo della comunità. In questi anni, come in quelli passati, avrà modo di esercitare il suo particolare dono del discernimento con un accompagnamento discreto, capace di sostenere le sorelle nel cammino quotidiano. Per incoraggiarle quando inevitabilmente il percorso si fa accidentato le raggiunge con un biglietto: può contenere una frase, un richiamo alla parola di Dio, un augurio.
Nel giugno 1984 è ancora maestra fino all’agosto 1996. La vita del piccolo noviziato del monastero si svolge serena sotto la sua direzione, in un clima di ascolto. I colloqui restano il momento fondamentale: sono una vera ricerca del Signore, scrutando il cuore per discernere la strada da prendere. L’attenzione verso le sorelle a lei affidate è costante e la disponibilità totale.
Con la conclusione del suo servizio di maestra inizia l’ultimo tratto di strada, che sarà lungo e duro da percorrere. Gli ultimi quattro anni saranno segnati dalla totale infermità fisica. Significativa la testimonianza del medico che l’ha seguita in questo ultimo tempo della sua vita:
«Quando la avvicinavo e toccavo le sue membra fragili e delicate, ma permeate di una certa sacralità, per svolgere il mio servizio di medico, sempre me ne tornavo edificata, rincuorata e gioiosa, nonostante tutto. […] sapeva essere estremamente concreta, era sagace e perspicace nelle sue battute, anche spiritose, accompagnate da uno sguardo vispo e un po’ “birichino” e da un sorriso capace di conquistare chiunque. L’impressione che dava era di una persona costantemente in ricerca, ma sempre vigilante nell’attesa di andare incontro al suo Signore».
Il suo letto diventa un punto di attrazione specialmente per i suoi “diaconi”, le sorelle che le prestano assistenza, un luogo dove possono attingere luce e sapienza. Fino all’ultima sera, in cui suor Maria degli Angeli conclude su questa terra la ricerca del suo Signore. È il 18 marzo 2005, vigilia della solennità di san Giuseppe, patrono del monastero.
«Carissima suor Maria degli Angeli – così la ricorda la sua comunità – la tua lampada ha illuminato la nostra casa, ha illuminato la casa di molti! Ora dal cielo risplendi ancora per noi, per tante persone che ti hanno amato e che tu nel Signore hai amato!».

PREGHIERA PER RICHIEDERE GRAZIE 

Padre Santo, fonte della vita,
Figlio incarnato, Salvatore del mondo,
Spirito Santo, fiamma d’Amore,
Trinità beata
che in suor Maria degli Angeli
Hai fatto risplendere il tuo amore eterno,
concedici per sua intercessione,
secondo la tua volontà,
la grazia che ti chiediamo
con cuore fiducioso.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
 
Pater, Ave, Gloria.

NOTE

1 L. Broggi Maria, Briciole dalla tavola del Re, Città Nuova 2007, Postfazione.
2 Beretta sr. Ersilia, Diario manoscritto, dal 12-12-1956 al 24-4-1957, 105-106.
3 IB., 18-19.
4 Beretta sr. Ersilia,  , Diario manoscritto, dal 28-9-1956 al 11-10-1956, 13.
5 Ib, 13.
6 Cardella sr. M. Teresa, Testimonianza autografa, 16 agosto 2005.
7 Viano sr. Roberta, Testimonianza autografa, 2 giugno 2005.
8 Così si chiama il cortile della Piccola Casa di Torino su cui si affaccia l’ingresso del monastero “san Giuseppe”.
9 Beretta sr. Maria A.D. Angeli, Fotocopia della lettera autografa indirizzata alle sorelle juniores, giorni successivi all’8 ottobre 1974.
10 Beretta sr. Maria A.D. Angeli, Biglietto manoscritto, dal Monastero San Giuseppe 22 novembre 1974.
11 Ramassotto Elena, Testimonianza autografa, 2005.


Autore:
Maria Lara Broggi


Note:
Per approfondire: www.negliocchididio.it

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Aggiunto/modificato il 2015-08-20

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