Calangianus, Sardegna, 2 aprile 1777 - Damasco, Siria, 5 febbraio 1840
Fra Tommaso da Calangianus, al secolo Francesco Antonio Mossa, nacque a Calangianus (paese in provincia di Olbia-Tempio) il 2 aprile 1777. Studiò farmacia fino al diciottesimo anno di età per poi entrare nell’Ordine cappuccino indossando le sacre lane nel convento di Ploaghe (SS). Dopo aver studiato presso il Collegio Missioni Estere a Roma venne mandato a Damasco, in Siria, come missionario. Qui mise in opera i suoi studi nel curare i corpi e le anime, in maniera particolare divenne famoso per aver curato migliaia di bambini, a prescindere dalle distinzioni etniche e religiose. Fu ucciso a Damasco il 5 febbraio 1840, attirato in una trappola con il pretesto di dover curare un bambino, insieme al suo collaboratore di confessione ortodossa Ibrahim Amara.
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Nato a Calangianus (OT) il 2 aprile 1777 da Tommaso Mossa e da Maria Carlotto, fin dai 12 anni Francesco Antonio dimostrò una forte attitudine allo studio della farmacia, che lo accompagnò fino ai 18 anni e che sarà fondamentale per il suo successivo apostolato. Raggiunti i 18 anni infatti chiese ed ottenne l’ingresso nel noviziato dei Frati Minori Cappuccini di Sardegna (in Provincia Turritana) e ricevette il sacro abito del poverello d’Assisi nel convento di Ploaghe (SS) il 9 gennaio del 1796, professando la Regola di San Francesco il 10 gennaio dell’anno successivo.
Iniziati gli studi a Sassari, il suo sogno di partire in missione fu favorito dai superiori che lo inviarono a Roma per proseguire i suoi studi, al Collegio delle Missioni Estere, nell’anno 1803. Rientrato poi in Sardegna svolse un esemplare opera di apostolato intenso e fecondo secondo il carisma cappuccino, fino a quando il 23 settembre 1806 ottenne il permesso di partire per le Missioni del Medio Oriente ad decennium. Il 26 marzo 1807 si imbarcò per Livorno, insieme ai due confratelli padre Francesco da Ploaghe e padre Bonaventura da Sassari. Giunsero a Sidone dopo 25 giorni di viaggio e partirono verso Damasco, raggiungendo la loro meta il 14 aprile 1807.
Padre Tommaso si distinse immediatamente nel suo apostolato per il suo spirito di sacrificio, per la sua disponibilità esemplare e per le sue competenze nel campo medico-sanitario. Nei suoi 33 anni di missione, in un ambiente estremamente delicato, fu vigile e prudente ma allo stesso tempo energico difensore della fede cattolica. Si impegnò nel conforto dei bisognosi, nella cura degli ammalati, specialmente dei bambini che curava e vaccinava con amore e nell’aiuto ai poveri, senza fare alcuna distinzione di appartenenza religiosa o etnica. Quest’opera di alta carità gli valse la stima di tutti, tanto che padre Tommaso aveva accesso praticamente ovunque, compreso il palazzo del Sultano ed era generalmente amato anche da ortodossi ed ebrei. Vi sono addirittura testimonianze di guarigioni miracolose, ottenute dal Signore, per mano del padre Tommaso.
E fu proprio mentre si accingeva a operare ancora secondo il comando di Cristo “guarite gli infermi” che il frate di Sardegna cadde vittima di carità.
Padre Tommaso sparì il 5 febbraio 1840: gli ultimi avvistamenti furono nel quartiere ebraico di Damasco. Nei giorni prima della Pasqua alcuni ebrei congiurarono per uccidere quel personaggio scomodo ed utilizzarne il sangue per gli azzimi. Lo invitarono ad accorrere con il pretesto di curare un bambino ammalato ma, quando giunse sul luogo, venne bloccato da sette individui, venne imbavagliato e venne sgozzato. Il suo sangue fu raccolto in un bacile di rame e destinato al macabro uso rituale. Padre Tommaso venne spogliato, il suo cranio fracassato e il suo corpo fatto a pezzi e gettato in uno scolo fognario. Il suo collaboratore Ibrahim Amarath, ortodosso, con la lanterna in mano si mise sulle tracce del povero padre Tommaso ma, venendo attirato in casa di uno degli assassini, fu scannato da un barbiere ebreo e i suoi resti fecero la medesima fine di quelli del padre Tommaso.
Parte dei loro resti mortali furono recuperati il 28 febbraio e il 2 marzo vennero celebrati solenni funerali. Padre Tommaso fu seppellito in una tomba di marmo nella chiesa dei Cappuccini.
L’assassinio fu definito dai cristiani del luogo “omicidio rituale” per mano di ebrei, tanto che l’epigrafe mortuaria, fatta incidere dal padre Francesco di Ploaghe sulla tomba in italiano e arabo, testimonia:
“D.O.M. Qui riposano le ossa del padre Tommaso da Sardegna assassinato dagli ebrei il 5 febbraio nell’anno 1840”.
La tragica notizia costituì l’avvio di un lungo processo che vide undici ebrei incarcerati e suscitò l’attenzione degli organi di stampa mondiali.
Il Console inglese, l’anno successivo, scrisse: “Il sacrificio di Padre Tommaso passerà alla posterità come massacro degli innocenti, come uno dei più orridi delitti dei secoli”.
Autore: Padre Luca da Serbariu
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