Aquileia, 360 - Altino, 11 maggio 387
Nato ad Aquileia nel 360 circa, nipote del vescovo Eliodoro, si distinse fin dalla giovane età per la sua pietà e morigeratezza. Cresciuto alla corte imperiale, conservò la sua purezza e si dedicò alla preghiera, alla lettura della Scrittura e alle opere di misericordia. Attratto da una vita eremitica, distribuì i suoi beni ai poveri e tornò da suo zio, che lo ordinò sacerdote. Nepoziano si distinse per il suo zelo apostolico e la sua carità verso i bisognosi, diventando modello per i fedeli di Altino. Morì prematuramente nel 387.
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Nepoziano nacque nella seconda metà del secolo quarto, circa l’anno 360 nella città di Aquileia. Essendogli morto il padre mentre era ancora fanciullo, S. Eliodoro, suo zio per parte di madre, che si trovava in Oriente, in compagnia di S.Girolamo, tornò in patria, per assistere sua sorella rimasta vedova e per prendersi cura del giovanetto Nepoziano, il quale corrispose in modo splendido alle pie premure e sollecitudini dello zio, facendo forti e consolanti progressi tanto nello studio come nella pietà.
Giunto ad un’età adeguata, fu messo nella corte dell’imperatore, dove però pure in mezzo alle delizie ed al lusso, egli conservò la sua purezza e lo spirito di pietà e di mortificazione. Per preservarsi dalle seduzioni della vita mondana di corte, digiunava spesso, portava sotto le vesti preziose e sotto i candidi lini il cilicio e nutriva la sua anima con la preghiera, con la lettura e lo studio della Sacra Scrittura, esercitava anche le opere della misericordia, soccorrendo e giovando a tutti nell’ambito delle sue possibilità.
Alla fine, annoiato dal tumulto della corte e chiamato dal Signore ad una vita sempre più perfetta, fece ritorno presso lo zio Eliodoro, il quale nel frattempo era stato sollevato alla cattedra vescovile di Atino, città della Marca Trevigiana che venne poi distrutta dagli Unni. Libero di sé, incominciò Nepoziano a distribuire tutti i suoi beni ai poveri ed intraprese una vita solitaria, mortificata e penitente. Il suo desiderio era di ritirarsi in qualche monastero dell’Egitto o della Siria, o almeno in qualche solitudine delle vicine isole della Dalmazia, ma ne fu trattenuto dall’amore e dal rispetto verso suo zio, che egli venerava come consacrato ed amava quel padre, il quale del resto era per lui un modello delle più grandi virtù. Non passò molto tempo che Eliodoro, scorgendo nel nipote tutte le qualità che devono costiutire l’anima di un sacerdote, lo aggregò al suo clero di Altino e, dopo averlo fatto passare per tutti i passaggi degli ordini minori, nonostante la sua riluttanza, dovuta alla profonda sua umiltà, lo ordinò sacerdote. Si vide allora Nepoziano, tanto fedele discepolo di suo zio Eliodoro, quasi non meno di S.Timoteo verso S.Paolo. Considerando il Sacerdozio, non tanto come un onore, ma come un onere, si adoperò nell’aiutare i poveri, a visitare gli infermi, ad accogliere gli ospiti, a guadagnare il cuore di tutti colla umiltà e mansuetudine, rallegrandosi, come vuol l’Apostolo, con chi era lieto e piangendo con chi era mesto e facendo di tutto per guadagnare tutti a Cristo.
S.Nepoziano faceva di giorno in giorno tali progressi nella virtù e nella santità che tutti ne erano meravigliati ed edificati: i fedeli di Altino si auguravano di averlo per loro pastore, quando il Signore avesse chiamato al Cielo il già vecchio e Santo Vescovo Eliodoro suo zio.
Ma il Signore volle anticipare a Nepoziano la ricompensa eterna a cui egli aspirava e chiamarlo alla celeste patria in età ancora giovanile. Infatti, trascorsi appena pochi anni dalla sua consacrazione sacerdotale, fu sorpreso da una gravissima malattia che lo portò alla tomba.
“Ardendo, scrive S.Girolamo, per la febbre e consumandosi dall’eccessivo calore l’umido radicale con languido respiro l’infermo consolava l’addolorato suo zio Eliodoro e manteneva la faccia allegra e, piangendo tutti quelli che gli stavano attorno, egli solo sorrideva: gittò le coperte, stese le braccia, vide ciò che agli occhi altrui era celato e alzandosi come per incontrare chi veniva a visitarlo, facendo conoscere ch’egli non moriva, ma partiva e che accoglieva nuovi amici non lasciando i primieri”.
Nepoziano morì il giorno 11 maggio 387 compianto da tutta la città e da tutta l’Italia.
Autore: Don Luca Roveda
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