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Padre Pietro Lavini Cappuccino

Festa: Testimoni

7 luglio 1927 - 9 agosto 2015


«Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra» (Salmo 120)
La devozione al Signore, vissuta attraverso la vocazione al sacerdozio nell’ordine francescano dei Cappuccini, e un amore mistico e spropositato per la montagna, hanno caratterizzato la vita e la storia straordinaria e al contempo umile di padre Pietro Lavini: il muratore di Dio.
“Il muratore di Dio. Padre Pietro Lavini e il monastero di San Leonardo” è il titolo del libro del giornalista Vincenzo Varagona edito dalle Paoline, che narra la vicenda di un frate cappuccino e del suo grande sogno.
Chissà quante volte padre Pietro avrà ripetuto i versi del salmo che abbiamo citato in apertura, mentre, come un manovale pieno di gioia, lavorava solo e a mani nude, per ricostruire il monastero di San Leonardo.
Perché come scrive nella prefazione il cardinale Edoardo Menichelli: “Una chiesa diroccata è sempre una grande tristezza. Padre Pietro, forse spinto da una spirituale sequela di san Francesco, si determina per la ricostruzione. Affrontando diverse difficoltà, ma con la tenacia di un’idea fissa e con una sempre crescente solidarietà, pietra sopra pietra riedifica questo santuario della contemplazione”.

Chi era Padre Pietro?

Armando Lavini nasce in una famiglia poverissima il 7 luglio 1927, terzo di quattro fratelli. Fin da bambino è temprato al lavoro e alla preghiera: “la mamma per prima cosa lo faceva pregare. E si pregava durante il giorno, prima e dopo i pasti, la sera prima di andare a dormire. Al piccolo Armando il compito di guidare il Rosario”.

L’amore per i monti

Quando i genitori a nove anni lo mandano a studiare presso il seminario dei frati cappuccini di Fermo “al piccolo non sembra vero”, “quei monti fantastici si avvicinavano e il sogno di guardarli da vicino cominciava a diventare quasi realtà”: «Più li guardavo, più li sognavo. (…) Rispetto e venerazione. (…) La montagna è un luogo sacro, come un tempio»”.

I voti, la "svolta" e la vetta

Il 1° agosto del 1949 padre Pietro emette la professione perpetua dei voti religiosi, e il 13 luglio 1952 è ordinato sacerdote. Dopo intensi anni vissuti peregrinando tra vari monasteri, nel 1960 viene inviato al santuario della Madonna dell’Ambro. Il 2 febbraio del 1965 avviene la svolta decisiva della sua vita: insieme ad un suo amico «Spinto da una forza misteriosa, raggiunsi per la prima volta il luogo detto “San Leonardo”»:
«Non mi è facile descrivere ciò che ho provato una volta raggiunto il pianoro in mezzo al quale troneggiava, come un altare, quella piccola parte di chiesa che restava in piedi. Ho avuto la sensazione di trovarmi in un mondo completamente diverso da quello fino allora conosciuto, in cui tutto era pace, serenità, armonia».

Riostruire San Leonardo: il sogno di Padre Pietro

Il luogo seppur magnifico e affascinante è ridotto a ruderi, rovi e piante ma… «Padre Pietro osserva e prende appunti. Se ne va, ogni volta, solo quando calano le ombre della sera, sempre a malincuore. Comincia a raccontare ad amici e confratelli il desiderio di ritirarsi in quel luogo per intraprenderne la ricostruzione. Lo fa con un trasporto tale che alcuni non esitano a considerarlo matto. E invece, nei mesi a cavallo tra il 1968 e il 1969, inizia la permanenza al monastero di San Leonardo per avviarne la ricostruzione».

Il viaggio a Roma

Padre Pietro attraverso numerose ricerche al catasto viene a sapere che il terreno che lo interessa tanto è di proprietà dei figli di Luigi Albertini, senatore della Repubblica marchigiano ma residente a Roma. Così si reca nella capitale ignaro di come avrebbe potuto chiedere “senza una lira, la disponibilità di un terreno, ma ormai era nell’ordine di idee che Chi aveva avuto questa «idea» avrebbe anche saputo come gestirla”. Complice la moglie di Albertini padre Pietro riesce a illustrare al senatore il suo progetto. La risposta arriva inaspettata: «Albertini non solo gli risponde entusiasta, ma si rende anche disponibile a donargli il terreno su cui insiste il monastero e molto altro, attorno. E gli dice altresì di non preoccuparsi per gli oneri di trasferimento di proprietà, perché ci penserà la sua famiglia».

La posa della prima pietra

Il 24 maggio 1971 dopo un lungo lavoro di ripulitura e demolizione viene posta la prima pietra della ricostruzione del monastero. Le difficoltà che padre Pietro incontra sono inenarrabili, ma vengono man mano superate grazie al suo spirito di sacrificio e all’aiuto di Dio.
«Mi sono convinto che è proprio vero: per essere felici occorre inventare una favola, una leggenda. Mi sono chiesto tante volte quale potesse essere la mia favola, anche perché non ero riuscito a capire che nella trama della mia avventura c’era lui, Iddio, con il suo disegno, con il suo amore che tutto vuole e permette per un motivo superiore che è il nostro bene. Oggi, dopo tanti anni, devo riconoscere che la mia favola si è costruita su una solida base, una riflessione sul vero senso del lavoro, che consideriamo quasi come il peso di una condanna, perdendo così anche la sua etica. Non si lavora, ma si va a lavorare come gli antichi schiavi che venivano impegnati nella costruzione delle piramidi. Oggi è difficile riuscire a provare il gusto del lavoro, che lo renderebbe meno pesante, più efficace, più lieto. E invece la gioia è il primo elemento di ogni costruzione. Quel che ci rende felici in ciò che facciamo è amare ciò che si fa».

29 anni dopo...

“Circondato da scetticismo per un’impresa ritenuta degna di un visionario, criticato e ostacolato, ma tenace e felice, in sostanziale solitudine, in semplicità, sottovoce, controcorrente, munito di incrollabile fiducia in Dio, che sente guidare ogni giorno le sue mani di umile strumento, padre Pietro vede concretizzarsi il suo sogno con la consacrazione della chiesa nell’anno 2000”.
“(…)a quanti gli hanno chiesto il segreto di questo miracolo, padre Pietro per decenni ha risposto sorridendo: «Il mio segreto è semplice: non aver avuto denaro… ». Così spiegava questa frase: « Se fai affidamento su mezzi umani, sei certo, prima o poi, di rimanere deluso. Se invece fai affidamento su Dio, lui riesce a compiere miracoli… »”.

Miracolo di Dio sulle orme di San Francesco

Scrive così Gianfranco Priori, «Frate Mago» Rettore del santuario della Madonna dell’Ambro, nella presentazione al libro:
“L’opera di questo fratello è infatti un miracolo di Dio. Non c’è persona che oggi salga al monastero e non si chieda come sia stato possibile che un uomo, in sostanziale solitudine, abbia portato a compimento un progetto del genere(…)Lassù, sulle impervie pendici del monte Priora, riedificando in quarant’anni, dai ruderi e dalle poche pietre rimaste, l’antico eremo camaldolese di San Leonardo, padre Pietro, frate cappuccino, ha realizzato il suo carisma. E quel luogo porta ora anche il suo nome.
La missione del nostro « muratore di Dio » è stata particolare e… dispiegata in pienezza. Sulle orme del « va’, ripara la mia casa » di Francesco(…)”.
In un’intervista effettuata poco prima della fine della sua vita, dove gli si chiedeva se avesse mai disperato di portare a termine il suo sogno, padre Pietro così rispondeva:
“Penso che in quest’avventura io c’entri pochissimo… In questi anni si è radicata in me la convinzione che l’iniziativa sia partita da Dio, che evidentemente aveva un suo progetto. Di solito i progetti divini non si capiscono subito. Vedendo quello che è avvenuto in questi anni, cose che generalmente l’uomo non riesce a fare da solo, ho maturato l’idea che questo è un progetto per orientare l’uomo sui veri valori della vita, per fargli capire cosa gli serve e cosa in fin dei conti può essere ritenuto inutile. Ecco, questo posto è di molto aiuto per riflettere su tali argomenti e ottenere la giusta illuminazione”.
Infatti come si legge nella prefazione:
“Siano gli amanti della montagna oppure i desiderosi del silenzio, i cercatori del mistero, è tutto un popolo che sale fin su per rendere grazie all’opera di padre Pietro e per ricominciare a lodare Dio, partendo dalla bellezza e dalla sacralità del creato, per giungere a dire con letizia francescana « Padre nostro »”.
Padre Pietro muore il 9 agosto 2015 all’età di 88 anni, dopo 63 di sacerdozio lasciando “alla comunità un testamento di pietra e di grazia”.
Questi versi del salmo 126 esprimono mirabilmente, come solo la Scrittura è in grado di fare, lo spirito di Dio che ha sempre animato il cappuccino nel ridare vita all’antico monastero di San Leonardo:
«Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori».


Autore:
Silvia Lucchetti


Fonte:
Aleteia

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Aggiunto/modificato il 2016-08-11

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