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Beato Secondo Alonso González Padre di famiglia, martire

Festa: 21 ottobre

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Cabo, Spagna, 13 maggio 1888 – Nembra, Spagna, 21 ottobre 1936

Segundo Alonso González fu prima contadino, poi minatore e falegname, per mantenere la sua numerosa famiglia. Rivestì molti incarichi di responsabilità nelle confraternite e nelle associazioni cattoliche di cui fece parte. Imprigionato durante la guerra civile spagnola, mantenne un atteggiamento coraggioso nonostante le torture e le percosse. Temporaneamente liberato, fu di nuovo messo in prigione. Trasportato nella chiesa di San Giacomo apostolo a Nembra, la sua parrocchia, fu raggiunto dapprima dal suo amico Isidro Fernández Cordero, poi dal parroco don Genaro Fueyo Castañón. Tutti e tre furono quindi uccisi a colpi di coltello il 21 ottobre 2016; Isidro aveva 33 anni. Insieme ai suoi compagni e al giovane Antonio González Alonso, è stato beatificato nella cattedrale di Oviedo l’8 ottobre 2016. La sua memoria liturgica per la diocesi di Oviedo cade il 21 ottobre, giorno della sua nascita al Cielo.



Famiglia, lavoro e devozione
Segundo Alonso González nacque il 13 maggio 1888 a Cabo, presso Nembra, parte della Comunità autonoma delle Asturie, in Spagna. Era il penultimo dei sei figli nati da Manuel Alonso e Isabel González, che vivevano di quanto guadagnavano tramite l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Tre dei suoi fratelli furono religiosi; due di essi entrarono nell’Ordine Domenicano e furono missionari in Indocina.
A ventitré anni, il 21 ottobre 1911, Segundo sposò María Lobo Alonso, dalla quale ebbe dodici figli: sette sopravvissero all’infanzia e due divennero sacerdoti. Inizialmente lavorò nei campi, ma si vide costretto a lavorare come minatore per l’aumentare dei figli; in più, compiva opere di falegnameria. Rimase vedovo nel 1926, quando la moglie morì nel dare alla luce l’ultima nata, María, che non le sopravvisse. Due anni dopo sposò quindi María Suárez González.
Era molto religioso e rivestì incarichi di rilievo nelle associazioni e nelle confraternite di cui fece parte: responsabile (“mayordomo”) della cappella di San Domenico di Guzmán a Enfistiella, presidente dell’associazione dell’Adorazione Eucaristica notturna, della confraternita del Rosario e del sindacato cattolico dei minatori.

Catturato con false accuse
Quando scoppiò la guerra civile spagnola, con la conseguente persecuzione religiosa, rischiò la vita, ma non volle fuggire. Al figlio Luis, che lo rimproverò per non essere scappato a Leon, ribatté: «Non ho fatto nulla di male, quindi non ho nulla da temere; qui non verranno a cercarmi». Invece, alla fine, fu catturato: era ritenuto un “pezzo grosso” per le sue responsabilità, quindi i suoi persecutori non volevano lasciarselo scappare.
Nel corso di un lungo interrogatorio, cercarono di estorcergli, anche con le percosse informazioni sul nascondiglio di armi, di oggetti religiosi e di persone che reputavano pericolose. Segundo non rispose, semplicemente perché la sede dell’Adorazione notturna non era un deposito di armi.

Prigionia e liberazione momentanea
Venne quindi incarcerato nella Sala di Guardia dell’Adorazione Notturna, che si trovava al secondo piano di un edificio vicino alla casa parrocchiale. A quanti vi erano già rinchiusi, Segundo parlò così: «Molte volte abbiamo trascorso qui la notte per il turno di veglia davanti al Santissimo Sacramento; dato che ora non possiamo farlo, recitiamo il Rosario e facciamo un sincero atto di contrizione mettendoci nelle mani di Dio, dato che qualcuno di noi può avere i giorni contati».
Nel periodo di prigionia venne più volte maltrattato e torturato. Verso la fine di luglio, insieme ai suoi compagni, venne liberato, ma provvisoriamente: i carcerieri li avvisarono che avrebbero dovuto presentarsi ogni volta che fosse loro richiesto, altrimenti le loro famiglie avrebbero pagato le conseguenze.

Il coraggio e la preghiera
Di fatto già la sera dell’11 agosto 1936 venne nuovamente prelevato e condotto in carcere, per un ulteriore periodo di interrogatori, derisioni, scherni verso di lui e la sua fede. I sopravvissuti hanno raccontato che Segundo, nonostante le bastonate, pregava ancora più intensamente.
Spesso, poi, lo si vedeva scrivere qualcosa su un foglietto di carta, che nascondeva accuratamente tra i cardini di una finestra. Il biglietto è andato perduto, ma qualcuno riuscì a leggerlo: conteneva una formula per la Comunione spirituale.

Il martirio
Venne estratto dalla prigione per essere condotto nella chiesa di San Giacomo, dove, la notte del 20 ottobre 1936, fu raggiunto da un suo amico, anche lui socio dell’Adorazione notturna: Isidro Fernández Cordero, di 33 anni.
Quando vennero costretti a scavare le loro stesse sepolture, scelsero il posto dove abitualmente partecipavano alla Messa, vicino all’altare dei Santi Martiri.
Non vollero che il parroco don Genaro Fueyo Castanón, che la notte successiva fu trasportato anche lui in chiesa, preparasse la propria fossa, dato che era molto anziano: l’aprirono di fronte all’altare maggiore.
Isidro e Segundo furono confortati fino alla fine dal loro parroco, che aveva chiesto di essere l’ultimo a morire proprio per impartire agli altri l’ultima assoluzione. Infine, tutti e tre vennero uccisi a coltellate e gettati nelle loro fosse. Segundo aveva 48 anni: proprio quel giorno, il 21 ottobre, cadeva il venticinquesimo anniversario del suo primo matrimonio.
Un anno dopo l’accaduto, i corpi dei tre furono recuperati e riconosciuti, perché praticamente incorrotti, dai rispettivi familiari.

La causa di beatificazione
La causa di beatificazione di Segundo e dei suoi due compagni, cui è stato unito il giovane Antonio González Alonso, ucciso l’11 settembre 1936, si è svolta nella diocesi di Oviedo, ottenuto il nulla osta da parte della Santa Sede l’11 marzo 1997. L’inchiesta diocesana è stata convalidata il 26 aprile 2002, mentre la “Positio super martyrio” è stata consegnata nel 2007.
Il 21 gennaio 2016, ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinal Angelo Amato, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui la morte di don Genaro e di Segundo, Isidro e Antonio era dichiarata martirio in odio alla fede cattolica.
La loro beatificazione si è svolta nella cattedrale di Oviedo l’8 ottobre 2016, prima celebrazione del genere nel territorio diocesano, presieduta dal cardinal Amato come delegato del Santo Padre. La memoria liturgica, per la diocesi di Oviedo, è stata fissata al 21 ottobre, giorno della nascita al Cielo della maggior parte di questi martiri.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2016-10-10

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