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Beato Antonio González Alonso Giovane laico, martire

Festa: 11 settembre (21 ottobre)

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Nembra, Spagna, 11 aprile 1912 – Oviedo, Spagna, 11 settembre 1936

Antonio González Alonso, nato a Nembra in Spagna, sentì nell’infanzia la vocazione alla vita consacrata: nel 1923 entrò quindi nella scuola apostolica dei Domenicani a La Mejorada; nel 1927 vestì l’abito religioso e iniziò il noviziato, che concluse con la professione temporanea. Malato di tubercolosi, dovette lasciare l’Ordine, dato che non migliorava in breve tempo. Una volta ripreso, proseguì gli studi per diventare maestro e visse da ottimo cristiano. Arrestato nel corso della guerra civile spagnola, rifiutò di distruggere l’immagine del Sacro Cuore di Gesù che stava nella chiesa di Nembra e la mensa dell’altare. Fu ucciso l’11 settembre 1936, a 24 anni. Insieme al parroco di San Giacomo apostolo a Nembra, Genaro Fueyo Castañón, ucciso il 21 ottobre 1936 con i suoi parrocchiani Segundo Alonso González e Isidro Fernández Cordero, è stato beatificato nella cattedrale di Oviedo l’8 ottobre 2016. La sua memoria liturgica, per la diocesi di Oviedo, è stata fissata al 21 ottobre, giorno della nascita al Cielo degli altri tre martiri.



La sua famiglia
Antonio González Alonso nacque l’11 aprile 1912 a Nembra, parte della Comunità autonoma delle Asturie, in Spagna. I suoi genitori, Severino González e Josefa Alonso, ebbero dieci figli, due dei quali morirono in tenera età; lui era l’ottavo. La famiglia si manteneva tramite il lavoro agricolo e l’allevamento dei bovini. Uno zio paterno di Antonio era religioso Domenicano, missionario nelle Filippine: questo segnò particolarmente la sua vocazione.
Severino era amministratore della confraternita delle Anime del Purgatorio, nonché membro dell’associazione dell’Adorazione Eucaristica notturna: vi fece entrare tutti i suoi figli, man mano che crescevano.
Tre di loro seguirono le orme dello zio e divennero Domenicani: Julio, missionario nelle Filippine; Jesús, missionario nel Texas; Severina, che entrò tra le Domenicane dell’Annunciata a Gijón.

Giovane domenicano
Anche Antonio si sentiva chiamato alla stessa strada: nel 1923 entrò nella scuola apostolica (la struttura per i giovanissimi aspiranti) dei Domenicani a La Mejorada, presso Valladolid, dove già studiava suo fratello Jesús.
Frequentò fino al 1927 il corso di studi in Lettere con risultati molto buoni, poi iniziò il postulandato. Passò quindi al convento di San Tommaso ad Ávila, dove vestì l’abito, compì il noviziato e fece la professione temporanea.

Non più religioso, ma sempre credente
Tuttavia, si ammalò di tubercolosi e dovette rientrare in famiglia, almeno temporaneamente, affinché si rimettesse in salute. Dato che non migliorava in breve tempo, giunse a prendere la decisione, dietro consiglio dei medici e dei confratelli, di dover lasciare la vita domenicana.
Non smise però di essere un buon credente: ogni giorno partecipava alla Messa e faceva da ministrante. Rimase membro dell’Adorazione notturna e passò a dirigere la sezione dei Tarcisii, per bambini e giovani. Decise poi d’iscriversi alla Scuola Normale di Oviedo, nel 1935, per frequentare i corsi di Magistero.

Un’opportunità per essere martire
Il 20 luglio 1936, appena quattro giorni dopo l’inizio della guerra civile spagnola, Antonio venne fatto prigioniero insieme a suo fratello Cristóbal. In seguito gli disse: «Io ho un’occasione per dare la mia vita a Dio in qualità di martire; non vorrei disprezzare questa grazia, ma tu fa’ il possibile per continuare a vivere e a badare ai nostri genitori. Io dal cielo penso che pregherò molto per la nostra famiglia».
I carcerieri l’obbligarono quindi a fare a pezzi alcuni simboli religiosi, tra cui il quadro del Sacro Cuore di Gesù venerato nella chiesa parrocchiale e la pietra dell’altare: si rifiutò, per non andare contro la propria coscienza.
Gli offrirono quindi ventiquattr’ore per ripensarci, altrimenti l’avrebbero assassinato. Trascorso quel tempo, non mutò parere: “Ci ho pensato bene e sono giunto alla conclusione che, in coscienza, non posso ne devo calpestare questo quadro per quello che rappresenta”.

La morte
L’11 settembre 1936 venne estratto dal luogo della prigionia e condotto in automobile a Moreda. Lungo il tragitto passò di fronte a casa sua, dove sua madre era seduta davanti alla porta. Le gridò: “Addio, madre, ci vediamo in cielo”. Lo fece come poté, visto che, stando a quanto ha testimoniato l’autista della vettura, gli era stata tagliata la lingua, dato che non volle bestemmiare.
Venne condotto nella località di Puerto de San Emiliano, tra Mieres e Sama. L’autista non sentì nemmeno uno sparo, per cui è plausibile che sia stato ucciso a botte e gettato in un pozzo. Il suo corpo non venne ritrovato, ma si suppone che siano stati ritrovati e sepolti nel cimitero di Sama. Antonio aveva 24 anni.
Quando dissero a sua madre che gli esecutori del suo omicidio erano stati catturati, chiedendole cos’avrebbe voluto che facessero loro, rispose: “Voglio vedermi con loro e col mio Antonio in cielo”.

La causa di beatificazione
La causa di beatificazione di Antonio è stata unita a quella del parroco di San Giacomo apostolo a Nembra, Genaro Fueyo Castañón, ucciso il 21 ottobre 1936 insieme ai suoi parrocchiani Segundo Alonso González e Isidro Fernández Cordero. Il processo diocesano congiunto si è quindi svolto nella diocesi di Oviedo, ottenuto il nulla osta da parte della Santa Sede l’11 marzo 1997. L’inchiesta diocesana è stata convalidata il 26 aprile 2002, mentre la “Positio super martyrio” è stata consegnata nel 2007.
Il 21 gennaio 2016, ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinal Angelo Amato, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui la morte di don Genaro e di Segundo, Isidro e Antonio era dichiarata martirio in odio alla fede cattolica.
La loro beatificazione si è svolta nella cattedrale di Oviedo l’8 ottobre 2016, prima celebrazione del genere nel territorio diocesano, presieduta dal cardinal Amato come delegato del Santo Padre. La memoria liturgica, per la diocesi di Oviedo, è stata fissata al 21 ottobre, giorno della nascita al Cielo della maggior parte di questi martiri.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2016-10-10

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