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Wignehies, Francia, 18 agosto 1931 - Sop Xieng, Laos, 20 aprile 1961
Padre Michel Coquelet, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, partì volontario per la missione in Laos nel 1957. Inizialmente incaricato dell’insegnamento nel Seminario minore di Paksane, passò in seguito ai villaggi di Xieng Khouang e Phôn Pheng, mentre imperversava la guerriglia dei militanti comunisti. Il 20 aprile 1961, mentre tornava alla sua missione, venne fermato da un drappello di guerriglieri, che lo condussero via e l’uccisero ai bordi di una strada. Aveva poco meno di trent’anni. Inserito nel gruppo di quindici martiri capeggiato dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên, è stato beatificato l’11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos, insieme al suo confratello padre Mario Borzaga e al catechista Paul Thoj Xyooj.
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Michel Coquelet nacque il 18 agosto 1931 a Wignehies, nel nord della Francia, in una famiglia povera, numerosa e profondamente cristiana. Venne battezzato il successivo 23 agosto nella chiesa parrocchiale del paese, che appartiene alla diocesi di Cambrai.
Quando ebbe quattro anni, si trasferì con la famiglia nella Francia centrale. Si stabilirono a Puiseaux (nella diocesi di Orléans), dove la madre svolgeva piccoli lavori per compensare lo scarso salario del padre.
Nonostante questa situazione, nel 1942 Michel fu inviato, dopo aver frequentato le elementari in paese, a studiare al Collège Saint-Gregoire nella cittadina di Pithiviers, vicino a Orléans. I suoi genitori, per favorire in lui la vocazione sacerdotale, nel 1945 lo iscrissero come interno al Seminario minore di Solesmes, nella sua diocesi d’origine.
Nel 1948, dopo il diploma, entrò nel noviziato dei Missionari Oblati di Maria Immacolata a La Brosse-Montceaux. Dotato di un carattere timido, non si applicava mai del tutto, ma con i confratelli sapeva essere allegro e amichevole. Inviato a compiere il servizio militare in Marocco, ai confini col deserto del Sahara, sviluppò una particolare cura per i malati, che l’accompagnò anche in seguito.
Infine, il 29 giugno 1954 professò i voti perpetui e, il 19 febbraio 1956, fu ordinato sacerdote. all’abbazia di Solignac. In base all’uso tra gli Oblati di Maria Immacolata, scrisse quindi al suo superiore generale per dichiarare di essere pronto alla missione. La sua non fu una formale domanda, ma un’offerta volontaria:
«Allora, questo è ciò che le dirò semplicemente: sono volontario per le Missioni, specialmente per la Missione del Laos! Ho questo desiderio dal noviziato, dove mi ricordo di essere stato fortemente impressionato da una conferenza di padre Morin, morto in seguito laggiù di tifo. Da questo Padre promanava un non so che di soprannaturale e aveva un tale tono nel parlarci della sua “povera missione” del Laos, così tanto nella linea della Congregazione, che mi sono sentito pronto a seguirlo lì. Facile entusiasmo giovanile? Può darsi. Doveva però esserci dell’altro, dato che questo sentimento dura ancora, dopo sette anni, e che questo pensiero mi ha aiutato nella mia vita di lavoro e preghiera nello scolasticato».
Il 25 gennaio 1957 giunse la consegna: doveva partire per il Laos. Per la Pasqua dello stesso anno era già lì, incaricato – lui che i superiori avevano giudicato troppo debole intellettualmente – di far parte del corpo docente del Seminario minore di Paksane. Era come se avesse una dote speciale nel comunicare con i ragazzi. Nel frattempo, cercava d’imparare il lao, la lingua ufficiale nazionale.
In seguito fu destinato alla missione di Xieng Khouang, un piccolo villaggio i cui abitanti, di etnia kmhmu´, non avevano ricevuto una regolare istruzione religiosa. Nel “Codex Historicus”, come nel gergo degli Oblati si chiama il diario della missione, registrava le sue sofferenze, a volte temperate da un leggero umorismo.
Nel 1959 i missionari ricevettero l’ordine dalla Santa Sede di restare al proprio posto, a meno che non fossero anziani o malati. Due anni dopo, padre Coquelet passò a Phôn Pheng, villaggio cristiano detto anche Ban Houay Nhèng, occupandosi di una vasta area alle pendici del massiccio del Phou Xao. Già da tempo, però, aveva dovuto prendere delle precauzioni: i missionari erano stati denunciati come spie dagli abitanti dei villaggi non cristiani, invidiosi dei progressi raggiunti grazie a loro dove operavano. Da allora, i missionari iniziarono a portare la barba, così da non essere identificati come spie americane.
Il 16 aprile 1961 il missionario celebrò la Messa della II domenica dopo Pasqua con la sua comunità cristiana. L’indomani, lunedì 17, partì per raggiungere un malato a Ban Nam Pan. Partì per tornare alla base giovedì 20 aprile, ignaro di quanto era successo al suo confratello e amico Louis Leroy due giorni prima: era stato prelevato da un drappello di militanti comunisti e ucciso nella foresta, in un’altra zona della stessa regione.
Un testimone ha raccontato che, mentre si trovava non lontano da Xieng Khong, fu fermato a sua volta dai guerriglieri, che gli dissero: «Il vostro superiore vi chiede di tornare a Xieng Khouang». Replicò: «Non è vero, altrimenti il mio superiore me l’avrebbe detto; ci sono molte prsone che vanno e tornano da Xieng Khouang». Lo condussero quindi lungo l’antica pista francese in direzione di Ban Sop Tieng, facendogli abbandonare la sua bicicletta: l’uccisero quindi sul bordo della strada. Aveva poco meno di trent’anni.
Padre Michel Coquelet è stato inserito in un elenco di quindici tra sacerdoti, diocesani e missionari, e laici, uccisi tra Laos e Vietnam negli anni 1954-1970 e capeggiati dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên; l’elenco comprende anche il già citato padre Louis Leroy.
La fase diocesana del loro processo di beatificazione, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 18 gennaio 2008, si è svolta a Nantes (di cui era originario un altro dei potenziali martiri, padre Jean-Baptiste Malo) dal 10 giugno 2008 al 27 febbraio 2010, supportata da una commissione storica.
A partire dalla fase romana, ovvero dal 13 ottobre 2012, la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso che la loro “Positio super martyrio”, consegnata nel 2014, venisse coordinata, poi studiata, congiuntamente a quella di padre Mario Borzaga, suo confratello dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, e del catechista Paul Thoj Xyooj (la cui fase diocesana si era svolta a Trento).
Il 27 novembre 2014 la riunione dei consultori teologi si è quindi pronunciata favorevolmente circa il martirio di tutti e diciassette. Questo parere positivo è stato confermato il 2 giugno 2015 dal congresso dei cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, ma solo per Joseph Thao Tiên e i suoi quattordici compagni: padre Borzaga e il catechista, infatti, avevano già ottenuto la promulgazione del decreto sul martirio il 5 maggio 2015. Esattamente un mese dopo, il 5 giugno, papa Francesco autorizzava anche quello per gli altri quindici.
La beatificazione congiunta dei diciassette martiri, dopo accaniti dibattiti, è stata infine fissata a domenica 11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos. A presiederla, come inviato del Santo Padre, il cardinal Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato nelle Filippine e Missionario Oblato di Maria Immacolata.
Autore: Emilia Flocchini
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