Una vocazione alimentata dal sangue dei martiri
Noël Tenaud nacque l’11 novembre 1904 a Rocheservière in Francia e fu battezzato l’indomani. Il suo villaggio era vicino a Nantes, ma apparteneva alla diocesi di Luçon. Geograficamente, si trova in Vandea, la regione diventata celebre per la resistenza alla Rivoluzione francese che costò la morte di numerosi cattolici, di tutti gli stati di vita e di qualsiasi età.
Crebbe quindi nel ricordo di quelle lotte sanguinose e, in modo del tutto naturale, desiderò diventare sacerdote. Frequentò dunque gli studi secondari nel Seminario minore di Chavagnes-en-Paillers e fu poi ammesso al Seminario maggiore di Luçon, dove studiò dal 1924 al 1928.
Missionario in Thailandia
Si sentì però chiamato alle missioni all’estero: accadeva spesso, infatti, che i membri dei primi istituti missionari passassero nei Seminari in cerca di nuove leve. Così, il 14 settembre 1928, passò al Seminario della Società delle Missioni Estere di Parigi.
Ordinato sacerdote il 29 giugno 1931, partì il 7 settembre successivo per la missione del Laos, la cui parte principale era nel territorio dell’allora Siam. Dal 1932 al 1934 fu a Tharae, dove si dedicò a studiare soprattutto la lingua lao. In seguito divenne parroco di Kham Koem, una comunità cristiana ben stabilita.
Passaggio in Laos
Nel novembre 1940, a causa di una persecuzione religiosa scoppiata nel territorio dell’ormai Thailandia, i missionari francesi dovettero riparare in Laos, sull’altra riva del fiume Mekong, sotto la protezione della madrepatria. Nel nuovo territorio, padre Tenaud venne assegnato alla missione di Nam Tok, dove restò tre anni.
Nel pieno della seconda guerra mondiale, dovette trascorrere un anno in esilio in Vietnam. Rientrato in Laos, dovette occuparsi della comunità cristiana di Pongkiou, nella provincia di Khammouan, abitata dall’etnia dei Sô.
Protagonista della resistenza
Nel marzo seguente, un colpo di forza dell’esercito giapponese provocò un massacro di civili francesi e la rovina di numerose missione. Anche tre membri della Società delle Missioni Estere, i vescovi monsignor Gouin e monsignor Thomine e il sacerdote Jean Thibaud vennero portati nella foresta e uccisi senz’alcuna forma di processo.
A padre Tenaud parve di rivivere i racconti di quanto accaduto in Vandea e decise di non restare in disparte: divenne quindi uno dei protagonisti della resistenza franco-laotiana contro i giapponesi, ritenendo che la lotta armata rappresentasse la salvaguardia sia degli uomini sia dell’opera di evangelizzazione che lui e i missionari dovevano portare avanti. Mise quindi insieme un piccolo esercito composto dai Sô e da altri laotiani dei villaggi vicini, la cui organizzazione venne lodata dall’esercito ufficiale e valse per lui la Legion d’Onore.
Distacco dalla vita militare
Un lungo congedo in Francia, dal marzo 1947 al dicembre 1948, gli fece capire di dover prendere le distanze dalla vita militare. Si diede quindi alla ricostruzione delle comunità cristiane del Laos, in qualità di pro-vicario e delegato per la parte del vicariato che rientrava nel protettorato francese. Fu poi nominato pro-prefetto della neonata prefettura apostolica di Thakhek.
Nel Natale 1953, le truppe dei guerriglieri avanzavano sempre di più nella regione. L’esercito francese costrinse quindi i missionari a evacuare la zona, rifugiandosi a Pakse, nel sud del paese. Padre Tenaud sfuggì alla stessa sorte del gruppo composto dal prefetto apostolico, da altri tre confratelli e da una religiosa, arrestato il 15 febbraio 1954 e deportato in Vietnam; padre Jean-Baptiste Malo, parte di quel gruppetto, morì di stenti il 28 marzo seguente.
La sua attività missionaria
Nominato superiore ad interim dei missionari parigini e procuratore della Missione, poté dedicarsi ancora più direttamente all’attività missionaria. A Thakhek divenne famoso perché cercava in tutta la città i cristiani che erano scappati dai villaggi, ma si erano persi.
Nel corso di una visita al suo vecchio villaggio di Kham Koem, incontrò Joseph Outhay Pongphumi, un giovane vedovo molto portato per l’insegnamento: gli chiese dunque di seguirlo come catechista, dopo il necessario periodo di formazione nella scuola di Sriracha, nel sud della Thailandia.
In un territorio a rischio
Nel giugno 1958 padre Tenaud partì per un anno di riposo in Francia. Al suo ritorno, accettò una parrocchia pressoché inesistente, in una provincia del tutto priva di cristiani, dove quindi l’evangelizzazione non era ancora cominciata. Facendo base a Savannakhet, visitava i villaggi verso la frontiera del Vietnam, con la speranza di creare una nuova comunità cristiana.
La regione era apparentemente tranquilla, ma spesso, lungo la strada, il missionario incontrava alcuni guerriglieri: senz’alcun timore, li caricava sul suo fuoristrada. Quel suo comportamento, unito alle sue andate e venute, offrì loro l’occasione di tendergli una trappola. A chi gli faceva presente il rischio, lui rispondeva che conosceva i soldati e che non c’era affatto bisogno di temerli.
L’ultimo viaggio
Nell’aprile 1961, padre Tenaud partì col catechista Outhay e un giovanissimo cristiano sordomuto, per girare i villaggi che gli erano stati affidati. Giunto al passaggio del campo di Seno (Xenô), i militari francesi l’avvertirono che un attacco dei nord-vietnamiti si stava preparando sulla zona che doveva raggiungere e lo sconsigliarono formalmente di proseguire. Più avanti, un pastore protestante gli confermò la brutta notizia, ma lui tirò dritto.
Dopo aver raggiunto il cuore dell’offensiva, tornò indietro, ma la strada era stata interrotta oltre Phalane, a circa cinquanta chilometri da Savannakhet. I tre viaggiatori, allora, si rifugiarono in un villaggio lungo la strada, ma furono traditi dai loro stessi ospiti e arrestati dai soldati nord-vietnamiti, che imposero loro di tornare a Phalane.
Sulla strada tra Muang Phine e Phalane, tuttavia, caddero in un’imboscata: i soldati furono uccisi, padre Tenaud ferito a una gamba, mentre Outhay fu colpito al collo. Ricondotti a Phalane, vennero curati, mentre il ragazzo sordomuto venne rimesso in libertà.
Il martirio
Dopo otto giorni, il missionario domandò all’amministrazione provvisoria stabilita nella zona di poter rientrare a Savannakhet con Outhay. Alcuni testimoni li videro uscire dall’ufficio dell’amministrazione e, da allora, non ebbero più loro notizie né arrivarono a destinazione.
Nel 1963 varie testimonianze condussero a pensare che entrambi fossero dispersi. La Società delle Missioni Estere registrò quindi la morte di padre Tenaud alla data presunta del 15 dicembre 1962. Un avviso ufficiale dell’ambasciata di Francia in Laos, datato 19 aprile 1967, retrodatò la sua uccisione al 27 aprile 1961.
La ragione ultima dell’accaduto rientrava probabilmente nei tentativi da parte dei guerriglieri di sradicare il cristianesimo dal Laos: era visto come un pericolo e i missionari apparivano, di conseguenza, come “nemici del popolo”.
La causa di beatificazione
Padre Noël Tenaud e Joseph Outhay Phongphumi sono stati inseriti in un elenco di quindici tra sacerdoti, diocesani e missionari, e laici, uccisi tra Laos e Vietnam negli anni 1954-1970 e capeggiati dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên. La fase diocesana del loro processo di beatificazione, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 18 gennaio 2008, si è svolta a Nantes (di cui era originario il già citato padre Jean-Baptiste Malo) dal 10 giugno 2008 al 27 febbraio 2010, supportata da una commissione storica.
A partire dalla fase romana, ovvero dal 13 ottobre 2012, la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso che la loro “Positio super martyrio”, consegnata nel 2014, venisse coordinata, poi studiata, congiuntamente a quella di padre Mario Borzaga, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, e del catechista Paul Thoj Xyooj (la cui fase diocesana si era svolta a Trento).
Il decreto sul martirio e la beatificazione
Il 27 novembre 2014 la riunione dei consultori teologi si è quindi pronunciata favorevolmente circa il martirio di tutti e diciassette. Questo parere positivo è stato confermato il 2 giugno 2015 dal congresso dei cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, ma solo per Joseph Thao Tiên e i suoi quattordici compagni: padre Borzaga e il catechista, infatti, avevano già ottenuto la promulgazione del decreto sul martirio il 5 maggio 2015. Esattamente un mese dopo, il 5 giugno, papa Francesco autorizzava anche quello per gli altri quindici.
La beatificazione congiunta dei diciassette martiri, dopo accaniti dibattiti, è stata infine fissata a domenica 11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos. A presiederla, come inviato del Santo Padre, il cardinal Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato nelle Filippine e Missionario Oblato di Maria Immacolata. La loro memoria liturgica cade il 16 dicembre, anniversario del martirio di padre Jean Wauthier, Missionario Oblato di Maria Immacolata.
Autore: Emilia Flocchini
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