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Pont l’Abbé, Francia, 12 marzo 1921 – Ban Ban / Muang Kham, Laos, 11 maggio 1961
Vincent L’Hénoret iniziò gli studi secondari tra i Missionari Oblati di Maria Immacolata e, dopo aver riconosciuto la propria vocazione alla vita religiosa, proseguì la formazione teologica nello studentato degli Oblati a La Brosse-Montceaux. Visse in prima persona l’episodio drammatico che, il 24 luglio 1944, vide l’esecuzione sommaria da parte dei nazisti di cinque confratelli, tra i quali due suoi compagni di studi. Fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1946 e, secondo il suo desiderio, venne inviato alla missione del Laos, nella zona di Paksane, dove si fece apprezzare da popolazioni che erano cristiane già da tre generazioni. Nel 1957 fu destinato alla regione montuosa di Xieng Khouang, nella stazione missionaria di Ban Ban. S’impegnò particolarmente per i rifugiati Thai Deng e per le famiglie disperse a causa della guerra. Dagli ultimi mesi del 1960, a causa del regime che si era installato, doveva procurarsi un lasciapassare per circolare liberamente. L’aveva con sé anche la mattina presto dell’11 maggio 1961, quell’anno solennità dell’Ascensione, e lo mostrò a un posto di blocco dei guerriglieri comunisti: tuttavia, appena si fu allontanato, venne colpito; alcuni giorni dopo fu ritrovato il suo cadavere. Inserito nel gruppo di quindici martiri capeggiato dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên, è stato beatificato l’11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos. La sua memoria liturgica cade il 16 dicembre, unitamente a quella degli altri sedici martiri del Laos.
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Infanzia e prima educazione
Vincent L’Hénoret nacque il 12 marzo 1921 a Pont l’Abbé, nella diocesi di Quimper. Proveniente da una famiglia profondamente cattolica, che contava in tutto quattordici figli, venne presto battezzato nella chiesa parrocchiale del suo paese.
Frequentò la scuola primaria al Collegio cattolico Saint-Gabriel della sua cittadina, poi, dal 1933 al 1940, fu allievo interno dello iuniorato dei Missionari Oblati di Maria Immacolata a Pontmain.
Religioso dei Missionari Oblati di Maria Immacolata
Dopo aver compreso di doversi consacrare a Dio nella famiglia religiosa degli Oblati, per diventare missionario, compì insieme ad altri compagni il noviziato nella medesima sede di Pontmain. Il maestro dei novizi lo descrisse come timido, dotato di modeste capacità intellettuali; pur incline a scoraggiarsi facilmente, gli sembrava dotato di buon senso, virtuoso e devoto.
Per gli studi di Filosofia e Teologia, venne inviato allo studentato di La Brosse-Montceaux, nell’. In quel luogo visse in prima persona un evento drammatico: il 24 luglio 1944 cinque suoi confratelli, tra i quali due suoi compagni di studi, furono vittime di un’esecuzione sommaria da parte dei soldati nazisti. Anche Vincent, insieme al resto della comunità, venne deportato nel campo di prigionia di Compiègne; verso settembre vennero liberati in seguito all’avanzare dell’esercito degli Alleati.
Tornato a La Brosse, Vincent compì la sua oblazione perpetua, ossia i voti definitivi, il 12 marzo 1946, quando la guerra era ormai finita. In occasione della sua Prima Messa, si fece fotografare davanti al monumento dedicato agli Oblati che erano stati fucilati, sul quale erano iscritte le parole: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Quella frase divenne il motto cui scelse d’improntare tutta la sua esistenza.
Pronto alla missione
Per dichiarare di essere pronto alla missione, inviò una nota ai suoi superiori: «Ho sempre desiderato le missioni estere. La missione del Laos mi piaceva, ma ora che una missione difficile è in via di fondazione nel Ciad, accetterei volentieri di recarmi là, essendo pronto a tutti i sacrifici, compreso quello della mia vita per la causa di Cristo e della sua santa Madre. Pertanto, se Cristo mi chiamasse laggiù, seguirei quest’appello, poiché tutte le anime sono state salvate a prezzo del suo sangue, sotto qualunque clima esse si trovino».
Scrisse anche al suo superiore generale a Roma, esprimendo la stessa intenzione e aggiungendo: «La mia salute può sostenere i colpi più violenti, ma sfortunatamente i miei mezzi intellettuali non sono alla stessa altezza. Ho avuto molte difficoltà nei miei studi e, anche per evitare l’inglese, desidero sia il Laos, sia il Ciad, o in loro mancanza la Baia di Hudson [in Canada, ndr]».
Il 19 maggio gli giunse la destinazione: Garoua, in Camerun. Il 10 agosto, quasi alla vigilia della partenza, venne cambiata: doveva andare in Laos.
Missionario in Laos
La prima parte del suo soggiorno laotiano si svolse nel settore di Paksane, sulle sponde del Mekong. Inizialmente fu a Keng Sadok, la più antica comunità cristiana del Laos del nord: vi apprese la lingua, i costumi e la pratica dell’azione missionaria. Fu quindi inviato nel suo luogo di responsabilità diretta, a Nong Bua (Nong Veng), poi a Paksane.
La comunità di Nong Bua contava cristiani già di terza generazione: per loro costruì la chiesa e si occupò dei lavori manuali. Inoltre cercava di non trascurare la preghiera: ad esempio, fu visto recarsi a Paksane a cavallo e intanto leggeva il Breviario.
Nel 1956 si prese qualche mese di pausa per rientrare in Francia, ma a novembre era già di ritorno. Un anno dopo lasciò la valle del Mekong per addentrarsi nei villaggi del nord del Paese, che da tempo sognava di visitare: nel novembre 1957, quindi, venne inserito nell’équipe missionaria di Xieng Khouang, assegnato al villaggio di Ban Ban.
Oggi chiamato Muang Kham, era un piccolo agglomerato con una manciata di cristiani, cui si erano aggregati, nei dintorni, numerosi villaggi di rifugiati Thai Deng, scappati dalla provincia di Sam Neua dopo la guerriglia degli anni 1952-’53.
Attività pastorale tra i Thai Deng rifugiati
L’attività pastorale costituiva un’autentica sfida: si trattava di rianimare i fuggitivi e rimettere insieme le famiglie che avevano finito col disgregarsi. Padre Vincent comprese di doversi mettere coraggiosamente, o meglio appassionatamente all’opera: divenne, secondo le parole del confratello Jean Subra, “servitore dei poveri”.
A volte, però, capitava di vederlo particolarmente severo: ad esempio, quando vietava i sacrifici dei galli, in uso presso i Thai Deng per allontanare gli spiriti malvagi che essi credevano causassero le malattie; oppure quando impediva ai più giovani di partecipare alle festività buddiste. Per il resto, viveva fraternamente la vita comune coi confratelli ed era sempre pronto a raccontare le sue piccole avventure missionarie.
La difficile situazione politica
Tuttavia, negli ultimi mesi del 1960, il regime che si era installato a Sam Neua aveva esteso la propria influenza su tutta la regione, tramite riunioni d’indottrinamento e freni alla libera circolazione di persone.
Per andare nei villaggi che serviva, padre Vincent doveva munirsi ogni volta del lasciapassare prescritto dalle autorità, che gli veniva consegnato senza problemi. Fece sapere ai suoi superiori che, dopo gli iniziali disagi, si era stabilito una sorta di “modus vivendi” tra le autorità e i missionari e che tutto andava abbastanza bene.
La morte
Mercoledì 10 maggio 1961, padre Vincent ottenne un lasciapassare per andare al villaggio di Ban Na Thoum, per celebrarvi la solennità dell’Ascensione, di precetto per il Laos e il Vietnam; contava di rientrare a Ban Ban l’indomani, il giorno esatto della festa.
La mattina dell’11 maggio, partì alle sette del mattino da Ban Na Thoum, ma poco dopo, sulla strada per Ban Fai, venne fermato da tre uomini in divisa da guerriglieri. Una contadina che lavorava nei campi assistette alla scena: il missionario mostrò un foglio, sicuramente il lasciapassare, che sulle prime sembrò accontentare i militari; inforcò di nuovo la sua bicicletta e riprese il percorso.
Poco dopo, la contadina udì degli spari, ma non vi prestò attenzione, dato che erano diventati abituali. Tuttavia, rientrando al suo villaggio, scoprì dapprima la bicicletta abbandonata poi, a breve distanza, un cadavere a malapena nascosto in una fossa. Impaurita, non osò dire né fare nulla al momento.
L’indomani, un gruppo di abitanti del villaggio andò sul luogo e, a circa 1500 metri dal villaggio, videro una grossa macchia di sangue in mezzo alla strada: trovarono il corpo di padre Vincent in un fossato più avanti, nella foresta.
Al momento lo ricoprirono, per la paura, solo con del terreno e qualche ramo. Mandarono poi a chiamare padre Jean-Baptiste Khamphanh, sacerdote diocesano laotiano ordinato nel 1959 e inviato in aiuto ai missionari, per provvedere a una più degna sepoltura.
La causa di beatificazione
I motivi della sua uccisione potevano essere, almeno inizialmente, ricondotti all’odio contro gli occidentali da parte dei guerriglieri, ma potevano essere interpretati come martirio: padre Vincent L’Hénoret, come molti altri missionari, era rimasto infatti fedele alle consegne ricevute dalla Santa Sede, ossia restare al proprio posto per servire le popolazioni presso le quali si trovavano.
Per questo motivo, è stato inserito in un elenco di quindici tra sacerdoti, diocesani e missionari, e laici, uccisi tra Laos e Vietnam negli anni 1954-1970 e capeggiati dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên. La fase diocesana del loro processo di beatificazione, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 18 gennaio 2008, si è svolta a Nantes (di cui era originario un altro dei potenziali martiri, padre Jean-Baptiste Malo) dal 10 giugno 2008 al 27 febbraio 2010, supportata da una commissione storica.
A partire dalla fase romana, ovvero dal 13 ottobre 2012, la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso che la loro “Positio super martyrio”, consegnata nel 2014, venisse coordinata, poi studiata, congiuntamente a quella di padre Mario Borzaga, suo confratello dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, e del catechista Paul Thoj Xyooj (la cui fase diocesana si era svolta a Trento).
L’accertamento del martirio e la beatificazione
Il 27 novembre 2014 la riunione dei consultori teologi si è quindi pronunciata favorevolmente circa il martirio di tutti e diciassette. Questo parere positivo è stato confermato il 2 giugno 2015 dal congresso dei cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, ma solo per Joseph Thao Tiên e i suoi quattordici compagni: padre Borzaga e il catechista, infatti, avevano già ottenuto la promulgazione del decreto sul martirio il 5 maggio 2015. Esattamente un mese dopo, il 5 giugno, papa Francesco autorizzava anche quello per gli altri quindici.
La beatificazione congiunta dei diciassette martiri, dopo accaniti dibattiti, è stata infine fissata a domenica 11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos. A presiederla, come inviato del Santo Padre, il cardinal Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato nelle Filippine e Missionario Oblato di Maria Immacolata. La loro memoria liturgica cade il 16 dicembre, anniversario del martirio di un altro Missionario Oblato di Maria Immacolata, padre Jean Wauthier.
Autore: Emilia Flocchini
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