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Pumarejo de Tera, Spagna, 12 giugno 1916 - Seriñá, Spagna, 29 settembre 1936
José del Amo y del Amo nacque a Pumarejo de Tera, presso Zamora, in diocesi di Astorga, il 12 giugno 1916. Divenne fratello coadiutore tra i Missionari del Sacro Cuore di Gesù l’8 settembre 1934. Il 21 luglio 1936 fu obbligato a lasciare la casa religiosa di Canet de Mar, dove prestava servizio: divise quindi con i confratelli l’espulsione dalla casa e la prigionia forzata nel parco adiacente, finché, con sei compagni, fuggì. Dopo quasi un mese di peregrinazioni, caddero nelle mani dei miliziani. Al momento della morte aveva 21 anni. È stato beatificato a Girona il 6 maggio 2017, insieme ai suoi compagni di martirio.
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José del Amo y del Amo nacque a Pumarejo de Tera, presso Zamora, in diocesi di Astorga, il 12 giugno 1916. Divenne fratello coadiutore tra i Missionari del Sacro Cuore di Gesù l’8 settembre 1934. Laborioso e dotato di sana costituzione, era molto abile nei lavori dei campi. Accompagnava un’intensa religiosità con uno spirito allegro, ma non sempre i suoi sforzi per migliorarsi ottenevano dei successi. I suoi superiori, comunque, lo capivano e avevano fiducia in lui.
Il 21 luglio 1936, nel pomeriggio, arrivò alla porta della Scuola Apostolica di Canet de Mar, dov’era di servizio, un drappello di miliziani comunisti, i quali iniziarono a sparare per aria allo scopo di segnalare la propria presenza. Un rappresentante del Comitato rivoluzionario locale si presentò con l’ordine di far sgombrare il convento.
Fratel José divise quindi con i confratelli la prigionia forzata nel parco che circondava il santuario della Madonna della Misericordia, che era vicino alla Scuola Apostolica, fino al tentativo di fuga nella notte del 3 agosto 1936.
Insieme a sei compagni, vagò per le montagne e per i boschi, domandando rifugio e indicazioni per riuscire a raggiungere la frontiera con la Francia. Il 28 settembre, dopo quasi un mese di peregrinazioni, capitarono nella casa di uno dei capi dei Comitati. Furono quindi indirizzati in un luogo chiamato La Ginella, ma là erano attesi da un gruppo di miliziani, che li catturarono all’istante.
Furono quindi condotti alla sede centrale del Comitato, a Sant Joan de les Fonts. Lungo il tragitto, le guardie domandarono loro se portassero armi e se fossero frati o sacerdoti. Replicarono che di armi non ne avevano, ma erano dei religiosi; tanto bastò per segnare la loro fine terrena.
La sera del 29 settembre 1936, i sette Missionari furono caricati su di un autobus requisito dai miliziani, legati a due a due, mentre l’ultimo aveva le mani legate dietro le spalle. Il veicolo, preceduto da un’automobile, si fermò in un punto della strada verso Seriñá, sul ponte del fiume Ser, dove sorgeva una piccola casa in rovina.
Furono spinti fuori dall’autobus i primi quattro condannati, mentre uno dei Missionari supplicava: «Non uccideteci, che male abbiamo fatto?». Vennero quindi allineati contro il muro in rovina e fu loro ordinato di voltare le spalle.
A quel punto, si udì, forte e chiara, la voce di padre Antonio Arribas Hortigüela: «I codardi muoiono di spalle, e noi non siamo né codardi né ladri. Voi ci uccidete perché siamo religiosi. Viva...!». Plausibilmente stava per gridare: «Viva Cristo Re!», ma la sua professione di fede fu troncata da una scarica di mitragliatrice. Uccisi i primi quattro, furono fatti scendere dal mezzo gli altri tre, che ebbero la stessa sorte.
I corpi dei Missionari, verso sera, furono raccolti e portati all’obitorio. L’indomani, 30 settembre, furono seppelliti in due fosse vicine, quattro in una e tre nell’altra. Rimasero in quel punto fino al 30 marzo 1940, quando la sepoltura venne debitamente identificata e le ossa vennero traslate in una nicchia del cimitero di Canet de Mar.
Fratel José del Amo y del Amo, insieme ai suoi sei compagni Antonio Arribas Hortigüela, Abundio Martín Rodríguez, José Vergara Echevarría, José Oriol Isern Massó (sacerdoti), Gumersindo Gómez Rodrigo e Jesús Moreno Ruiz (fratelli coadiutori), è stato beatificato il 6 maggio 2017 a Girona.
Autore: Emilia Flocchini
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