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Padre Vittore da Lurano (Camillo Biazini) Sacerdote cappuccino
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Lurano, Bergamo, 1° giugno 1872 – Alto Alegre, Brasile, 13 marzo 1901
Camillo Biazini nacque a Lurano, in provincia di Bergamo, il 1° giugno 1872. Entrato tra i Frati Minori Cappuccini, vestì il saio nel 1899, cambiando nome in fra Vittore da Lurano. Ordinato sacerdote, celebrò la Prima Messa il 9 marzo 1895. Rimase ucciso nel massacro compiuto da indios di varie tribù il 13 marzo 1901, nel quale perirono anche due sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sette suore Cappuccine di Madre Rubatto e due Terziari francescani, oltre a più di 250 fedeli. I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e i due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
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Camillo Biazini nacque a Lurano, in provincia di Bergamo, il 1° giugno 1872. Entrato tra i Frati Minori Cappuccini, vestì il saio nel 1899, cambiando nome in fra Vittore da Lurano. Ordinato sacerdote, celebrò la Prima Messa il 9 marzo 1895.
Nell’autunno 1896 partì con altri quattro confratelli per rimpinguare la presenza cappuccina in Brasile: nel 1899 fu destinato alla colonia di San Giuseppe della Provvidenza, nella missione di Alto Alegre.
Insieme agli altri frati, intraprese un’intensa azione missionaria, tentando anche iniziative che oggi definiremmo di promozione umana. Intanto, però, il malcontento degli indigeni verso i missionari, forse perché non abituati ai ritmi lavorativi loro imposti, non veniva meno.
Il 13 marzo 1901, verso le cinque del mattino, la missione di San Giuseppe della Provvidenza fu attaccata da un gruppo di indios armati. Alla loro guida, Joao Manoel Pereira Dos Santos, detto Capitano Caboré, la cui concubina era stata espulsa dalla missione.
Secondo la ricostruzione ricavata dalle testimonianze pubblicate nel 1908 da padre Bartolameo da Monza, padre Vittore si trovava nell’abitazione dei frati, insieme al giovane terziario Pietro Novaresi. Si presentò agli assalitori, ma per tutta risposta venne ferito a un braccio da un colpo d’arma da fuoco.
Senza scomporsi, parlò: «Che volete? Io so di non avervi fatto male alcuno, anzi, vi ho sempre amati. Dei miei più nessuno vive con me: volete uccidere questo povero frate? Eccomi pronto. Non fate più vittime!». Subito dopo, cadde colpito da una scarica di pallottole, insieme al terziario.
Oltre a loro due, perirono anche due sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sette suore Cappuccine di Madre Rubatto e un’altra terziaria, insieme a più di 250 fedeli.
I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e i due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
Autore: Emilia Flocchini
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