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Deaglio, Alessandria, 7 novembre 1875 – Alto Alegre, Brasile, 13 marzo 1901
Clotilde Macchello, nata a Deaglio presso Alessandria, entrò giovanissima tra le Terziarie Cappuccine di Loano (poi Suore Cappuccine di Madre Rubatto). Partì per l’America Latina l’8 ottobre 1898, ma l’anno seguente fu destinata alla missione di Alto Alegre, nel Nord-Est del Brasile. S’impegnò specialmente come infermiera, irradiando gioia nonostante i suoi propri malesseri. Rimase uccisa nel massacro compiuto da indios di varie tribù il 13 marzo 1901, nel quale perirono anche tre sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sei sue consorelle e due Terziari francescani, oltre a più di 250 fedeli. I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e i due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
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Provenienza e vocazione
Clotilde Macchello nacque a Deaglio, in provincia di Alessandria, il 7 novembre 1875, figlia di Giovanni Macchello e Luigia Borghetto.
Entrò molto giovane nell’istituto delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano: fece la vestizione il 18 settembre 1898, cambiando nome in suor Maria Eufemia di San Giovanni Battista. L’8 ottobre, venti giorni dopo, partiva per l’Uruguay insieme alla sua compagna di vestizione, suor Maria Natalina di San Giuseppe. Con quest’ultima emetterà la Professione religiosa nel novembre del 1900 in terra brasiliana.
Inviata nella missione di Alto Alegre
Nel 1896, intanto, era stata impiantata definitivamente la missione dei Frati Minori Cappuccini della Provincia lombarda in Alto Alegre, nel Nord-Est del Brasile. Per l’educazione delle bambine del luogo, i Cappuccini pensarono di chiedere l’apporto di una congregazione femminile; tuttavia ricevettero molti rifiuti, anche da congregazioni già ben avviate.
Nell’aprile 1898 il Ministro generale dell’Ordine, padre Bernardo da Andermatt, si rivolse a madre Maria Francesca di Gesù, al secolo Anna Maria Rubatto, la fondatrice (beatificata nel 1993) delle Terziarie Cappuccine di Loano (oggi dette Suore Cappuccine di Madre Rubatto). Lei aderì immediatamente alla proposta e accompagnò di persona sei suore, tutte molto giovani, scelte tra le componenti della comunità di Montevideo.
Un commiato fra le lacrime
Una consorella descrisse così la partenza del gruppo, avvenuta il 6 maggio 1899 da Montevideo: «Avevamo appena finito il pranzo – fatto più di lagrime che di cibo – quando sentimmo arrivare le vetture. All’annuncio del loro arrivo, la Madre disse: “Subito in cappella, figlie, a prendere la benedizione di nostro Signore”. Allora tutte fummo intorno: noi che restavamo si piangeva, mentre le partenti, genuflesse vicino a lei, piene di fervore, fecero di sé consacrazione a Gesù dicendo: “Buon Gesù, eccoci dinanzi a Voi. Voi sapete dove andiamo e perché andiamo. Piuttosto di vederci venir meno nella fede, nel nostro servizio o nel nostro amore, fate che ci massacrino o prendeteci con Voi nel modo che a Voi piace”».
L’arrivo in Alto Alegre
Le suore partirono in piroscafo alla volta di Rio de Janeiro, ma arrivarono alla missione di San Giuseppe della Provvidenza il 28 giugno 1899, dopo oltre un mese di viaggio per mare, in battello e infine a cavallo, attraverso la foresta, tra disagi e pericoli di ogni tipo. A loro si aggregò una postulante, che in seguito divenne novizia.
Il 30 giugno 1899, quindi appena due giorni dopo l’arrivo delle suore, fu inaugurato l’istituto femminile per le bambine e le ragazze indie, che venivano nutrite, tenute pulite e istruite dalle suore.
Vita in missione
Suor Maria Eufemia professò i primi voti religiosi nel novembre 1900. Alcuni mesi prima, a febbraio, la missione era stata colpita da un’epidemia di “sarampo” (una sorta di rosolia): lei per prima, seguita dalle consorelle, fece da infermiera per curare gli indigeni.
Amava spesso ripetere: «Purché mi faccia santa ogni posto è buono». La sua gioia era contagiosa, a dispetto del mal di testa di cui frequentemente soffriva e di cui abbiamo testimonianza nelle lettere alla Madre fondatrice.
Rimase in contatto con i familiari, nonostante le difficoltà nei servizi postali le facessero aspettare mesi interi per ricevere risposta. Scrivendo ai genitori il 27 luglio 1900, così si rivolse alla madre, per consolarla della distanza che le separava:
«Mi fece pena che vi siete firma[ta] per afflitta e dolorata, non mi dite così, state allegra, è vero che questa lontananza è per noi un grande sacrificio ma al pensare al premio che Gesù ci prepara la consolazione che si prova è più grande ancora; figuratevi quando saremo in Paradiso. Oh là sì che staremo sempre vicino e per tutta un’eternità! Oh cara mamma ve lo ripeto ancora state allegra e contenta perché se ci disgustiamo tanto perdiamo una parte del merito».
Quanto all’azione missionaria, nella stessa lettera affermò di essere contenta di trovarsi lì e gioì della frequenza al catechismo e alle funzioni da parte degli indigeni: «Speriamo colla grazia di Dio col tempo formare tutte famiglie Cristiane e di vederli un giorno tutti in Paradiso».
Uccisa nel massacro di Alto Alegre
Il 13 marzo 1901, verso le cinque del mattino, la missione di San Giuseppe della Provvidenza fu attaccata da un gruppo di indios armati.
Suor Maria Eufemia perì nella strage, insieme a tre sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sei suore Cappuccine e due Terziari francescani, oltre a più di 250 fedeli, comprese quasi tutte le 44 bambine ospiti del collegio fondato dalle suore.
I resti mortali di quelli che sono che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
Autore: Emilia Flocchini
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