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Arenzano, Genova, 25 novembre 1877 – Alto Alegre, Brasile, 13 marzo 1901
Angiolina Isetta, genovese d’origine, entrò ventenne tra le suore Terziarie Cappuccine di Loano (oggi Suore Cappuccine di Madre Rubatto). Nel 1987 partì per Montevideo in Uruguay, ma due anni dopo fu destinata alla missione di Alto Alegre, nel Nord-Est del Brasile. Svolse il suo compito di cuciniera con delicatezza e carità. Rimase uccisa nel massacro compiuto da indios di varie tribù il 13 marzo 1901, nel quale perirono anche tre sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sei sue consorelle suore e due Terziari francescani, oltre a più di 250 fedeli. I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e i due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
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Provenienza e vocazione
Angiolina Isetta nacque ad Arenzano, in provincia di Genova, il 25 novembre 1877; i suoi genitori si chiamavano Giacomo Isetta e Angela Consavella.
Entrò a vent’anni nell’istituto delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano: fece la vestizione il 7 maggio 1897, cambiando nome in suor Maria Benedetta di San Luigi. Poco meno di un mese dopo, il 1° giugno 1897, partì per Montevideo dove professò i voti il 18 gennaio 1899.
Inviata nella missione di Alto Alegre
Nel 1896, intanto, era stata impiantata definitivamente la missione dei Frati Minori Cappuccini della Provincia lombarda in Alto Alegre, nel Nord-Est del Brasile. Per l’educazione delle bambine del luogo, i Cappuccini pensarono di chiedere l’apporto di una congregazione femminile; tuttavia ricevettero molti rifiuti, anche da congregazioni già ben avviate.
Nell’aprile 1898 il Ministro generale dell’Ordine, padre Bernardo da Andermatt, si rivolse a madre Maria Francesca di Gesù, al secolo Anna Maria Rubatto, la fondatrice (beatificata nel 1993) delle Terziarie Cappuccine di Loano (oggi dette Suore Cappuccine di Madre Rubatto). Lei aderì immediatamente alla proposta e accompagnò di persona sei suore, tutte molto giovani, scelte tra le componenti della comunità di Montevideo.
Un commiato fra le lacrime
Una consorella descrisse così la partenza del gruppo, avvenuta il 6 maggio 1899 da Montevideo: «Avevamo appena finito il pranzo – fatto più di lagrime che di cibo – quando sentimmo arrivare le vetture. All’annuncio del loro arrivo, la Madre disse: “Subito in cappella, figlie, a prendere la benedizione di nostro Signore”. Allora tutte fummo intorno: noi che restavamo si piangeva, mentre le partenti, genuflesse vicino a lei, piene di fervore, fecero di sé consacrazione a Gesù dicendo: “Buon Gesù, eccoci dinanzi a Voi. Voi sapete dove andiamo e perché andiamo. Piuttosto di vederci venir meno nella fede, nel nostro servizio o nel nostro amore, fate che ci massacrino o prendeteci con Voi nel modo che a Voi piace”».
L’arrivo in Alto Alegre
Le suore partirono in piroscafo alla volta di Rio de Janeiro, ma arrivarono alla missione di San Giuseppe della Provvidenza il 28 giugno 1899, dopo oltre un mese di viaggio per mare, in battello e infine a cavallo, attraverso la foresta, tra disagi e pericoli di ogni tipo. A loro si aggregò una postulante, che in seguito divenne novizia.
Il 30 giugno 1899, quindi appena due giorni dopo l’arrivo delle suore, fu inaugurato l’istituto femminile per le bambine e le ragazze indie, che venivano nutrite, tenute pulite e istruite dalle suore.
Vita in missione
Suor Maria Benedetta era incaricata della cucina della comunità. Svolse quel compito con delicatezza e carità, le stesse doti che la rendevano ricercata dalle suore e dalle ragazze del collegio, a cui dispensava costanti incoraggiamenti.
Il suo nome compare, insieme a quello delle consorelle della comunità, nelle firme di molte lettere rivolte ai superiori. Poteva quindi condividere, ad esempio, il senso di solitudine che derivava dall’assenza della Madre fondatrice e dalle difficoltà nel ricevere la sua corrispondenza:
«Sole, tanto lontane da tutti!! Ma abbiamo detto male a dire sole. Se ci lascia la cara Madre, ci resta però la cara Madonna, ci resta Gesù in Sacramento. A Lui le pene, a Lui gli sconforti narreremo della nostra vita. Oh sì! Finché ci rimarrà un Tabernacolo, avremo anche la gioia, la forza le grazie di cui abbisogniamo…».
Uccisa nel massacro di Alto Alegre
L’operato delle suore e dei frati, tuttavia, appariva a molti come un’intrusione nella vita delle comunità indigene, che passarono all’azione. Il 13 marzo 1901, verso le cinque del mattino, la missione di San Giuseppe della Provvidenza fu attaccata da un gruppo di indios armati.
Secondo la testimonianza di una bambina di dieci anni, trovata dai soldati e riportata alla missione, riferita da Lupercinio Maranhão nella sua lettera del 16 luglio 1901 a madre Maria Francesca, suor Maria Benedetta si nascose in dispensa, mentre suor Maria Natalina e suor Maria Anna furono uccise insieme con due colpi di fucile e suor Maria Eleonora di Sant’Antonio, con suor Maria di San Lorenzo e il superiore della missione padre Rinaldo da Paullo feriti mortalmente a coltellate. Anche lei, però, fu rintracciata, percossa e uccisa a colpi di coltello.
In tutto perirono quindi tre sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sette suore Cappuccine e due Terziari francescani, oltre a più di 250 fedeli, comprese quasi tutte le 44 bambine ospiti del collegio fondato dalle suore.
I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
Autore: Emilia Flocchini
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