>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
Voltri, Genova, 2 febbraio 1878 – Alto Alegre, Brasile, 13 marzo 1901
Geronima Parodi, genovese di origine, entrò ventenne tra le suore Terziarie Cappuccine di Loano (oggi dette Suore Cappuccine di Madre Rubatto), col nome di suor Maria Natalina di San Giuseppe. Condivise insieme alle consorelle e ai frati Cappuccini la vita nella missione di San Giuseppe della Provvidenza, nel Nord-Est del Brasile. Rimase uccisa nel massacro compiuto da indios di varie tribù il 13 marzo 1901, nel quale perirono anche tre sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sei sue consorelle e due Terziari francescani, oltre a più di 250 fedeli. I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e i due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
|
Provenienza e vocazione
Geronima Parodi nacque a Voltri, oggi quartiere di Genova ma all’epoca comune autonomo, il 2 febbraio 1878; i suoi genitori erano Giuseppe Parodi e Teresa Ferrando.
Entrò a vent’anni nell’istituto delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano: fece la vestizione il 18 settembre 1898, cambiando nome in suor Maria Natalina di San Giuseppe. L’8 ottobre, venti giorni dopo, partiva per l’Uruguay insieme alla sua compagna di vestizione, suor Maria Eufemia di San Giovanni Battista. Con quest’ultima emetterà la Professione religiosa nel novembre del 1900 in terra brasiliana.
Inviata nella missione di Alto Alegre
Nel 1896, intanto, era stata impiantata definitivamente la missione dei Frati Minori Cappuccini della Provincia lombarda in Alto Alegre, nel Nord-Est del Brasile. Per l’educazione delle bambine del luogo, i Cappuccini pensarono di chiedere l’apporto di una congregazione femminile; tuttavia ricevettero molti rifiuti, anche da congregazioni già ben avviate.
Nell’aprile 1898 il Ministro generale dell’Ordine, padre Bernardo da Andermatt, si rivolse a madre Maria Francesca di Gesù, al secolo Anna Maria Rubatto, la fondatrice (beatificata nel 1993) delle Terziarie Cappuccine di Loano (oggi dette Suore Cappuccine di Madre Rubatto). Lei aderì immediatamente alla proposta e accompagnò di persona sei suore, tutte molto giovani, scelte tra le componenti della comunità di Montevideo.
Un commiato fra le lacrime
Una consorella descrisse così la partenza del gruppo, avvenuta il 6 maggio 1899 da Montevideo: «Avevamo appena finito il pranzo – fatto più di lagrime che di cibo – quando sentimmo arrivare le vetture. All’annuncio del loro arrivo, la Madre disse: “Subito in cappella, figlie, a prendere la benedizione di nostro Signore”. Allora tutte fummo intorno: noi che restavamo si piangeva, mentre le partenti, genuflesse vicino a lei, piene di fervore, fecero di sé consacrazione a Gesù dicendo: “Buon Gesù, eccoci dinanzi a Voi. Voi sapete dove andiamo e perché andiamo. Piuttosto di vederci venir meno nella fede, nel nostro servizio o nel nostro amore, fate che ci massacrino o prendeteci con Voi nel modo che a Voi piace”».
L’arrivo in Alto Alegre
Le suore partirono in piroscafo alla volta di Rio de Janeiro, ma arrivarono alla missione di San Giuseppe della Provvidenza il 28 giugno 1899, dopo oltre un mese di viaggio per mare, in battello e infine a cavallo, attraverso la foresta, tra disagi e pericoli di ogni tipo. A loro si aggregò una postulante, che in seguito divenne novizia.
Il 30 giugno 1899, quindi appena due giorni dopo l’arrivo delle suore, fu inaugurato l’istituto femminile per le bambine e le ragazze indie, che venivano nutrite, tenute pulite e istruite dalle suore.
Vita in missione
Suor Maria Natalina emise la professione religiosa ad Alto Alegre. Il suo carattere affabile e sincero la rendeva capace di un’estrema disponibilità, seppur nella massima discrezione.
Il suo nome compare, insieme a quello delle consorelle della comunità, nelle firme di molte lettere rivolte ai superiori. Poteva quindi condividere, ad esempio, il contenuto della missiva rivolta al Ministro generale cappuccino, datata 8 ottobre 1899:
«Siamo giovani ed inesperte, conosciamo la nostra incapacità; ma fidate unicamente nell’aiuto Divino e dei nostri Deg.mi e zelanti Superiori, ci sentiamo forti e coraggiose, anche in mezzo ai pericoli che potessimo incontrare».
Il massacro di Alto Alegre
L’operato delle suore e dei frati, tuttavia, appariva a molti come un’intrusione nella vita delle comunità indigene, che passarono all’azione. Il 13 marzo 1901, verso le cinque del mattino, la missione di San Giuseppe della Provvidenza fu attaccata da un gruppo di indios armati.
Secondo la testimonianza di una bambina di dieci anni, trovata dai soldati e riportata alla missione, riferita da Lupercinio Maranhão nella sua lettera del 16 luglio 1901 a madre Maria Francesca, suor Maria Natalina e suor Maria Anna furono uccise insieme con due colpi di fucile. Erano rimaste in ginocchio al loro posto, mentre assistevano alla morte, a coltellate, di padre Rinaldo da Paullo, il superiore della missione, seguito a breve distanza da suor Maria Eleonora di Sant’Antonio e suor Maria di San Lorenzo.
In tutto perirono quindi tre sacerdoti Cappuccini, un fratello laico Cappuccino, sette suore Cappuccine (di cui una novizia) e due Terziari francescani, oltre a più di 250 fedeli, comprese quasi tutte le 44 bambine ospiti del collegio fondato dalle suore.
I resti mortali di quelli che sono diventati noti come i “martiri di Alto Alegre” (ossia i Cappuccini, le suore e due collaboratori laici) sono stati traslati nella nuova chiesa di Barra do Corda, costruita nel 1951, a cinquant’anni dal massacro.
Autore: Emilia Flocchini
|