Triuggio, Monza e Brianza, 16 gennaio 1923 – Stresa, Novara, 10 dicembre 2017
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Nato a Triuggio (Milano) il 16 gennaio 1923, monsignor Riboldi aveva 94 anni. Fu vescovo di Acerra dal 1978 al 2000. Prima di arrivare in Campania, nel 1968 diede voce ai terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche.
Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal beato papa Paolo VI, monsignor Riboldi, che apparteneva all'ordine dei rosminiani, fece il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno, occupando una sede vacante da 12 anni. Vi trovò una situazione non facile, dovendo «rianimare la vita ecclesiale e sostenere l'intera comunità tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignità della persona». Ma le sue attenzioni si rivolsero soprattutto al contrasto alla camorra, tanto da essere messo sotto scorta.
Storica la marcia che negli anni '80 portò migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso della Nco, Raffaele Cutolo. «Meglio ammazzato che scappato dalla camorra», gli avrebbe detto sua madre quando le palesò i suoi timori. «In quel momento - disse il presule in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra - mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono».
Don Riboldi incontrò anche numerosi criminali in carcere, tra cui lo stesso Cutolo. Nonostante la rinuncia all'esercizio episcopale per i limiti d'età raggiunti nel 1999, il vescovo emerito aveva scelto di restare ad Acerra, che gli ha conferito un paio di anni fa la cittadinanza onoraria, e continuava a celebrare Messa nella chiesa dell'Annunziata. «I nostri contatti erano costanti - ha ricordato monsignor Antonio Di Donna, attuale vescovo di Acerra - e fino a quando le forze glielo hanno consentito ha celebrato spesso la messa domenicale in cattedrale seguendo sempre con vivo interesse la vita della diocesi e chiamandomi personalmente nei momenti importanti di questa Chiesa locale».
Anche la vita diocesana riprese vigore grazie al carisma e all'impegno di monsignor Riboldi, e lo stesso presule spesso ricordava lo stupore che gli aveva confessato l'arcivescovo di Milano di fronte a tanta vitalità, nonostante le piccole dimensioni della diocesi. Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a migliaia di persone.
Cordoglio per la morte di monsignor Riboldi è stato espresso, tra gli altri, dal sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri. «La comunità di Acerra - ha detto - ha perso un punto di riferimento importante. Monsignor Riboldi ha saputo contenere nel suo cuore tutta la gente, soprattutto quelli che soffrono e sono poveri. Le sue idee sono state e resteranno patrimonio per tutta la città».
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