Granada, Spagna, 1504 – Lisbona, Portogallo, 31 dicembre 1588
Fra' Luis de Granadai, il cui nome secolare era Luis Sarría, fu un pensatore e predicatore spagnolo dell'ordine dei domenican. Scrisse in latino (Rhetorica ecclesiastica, 1576), in portoghese e in castigliano biografie, opuscoli devoti e sermoni. Le opere fondamentali restano però quelle ascetiche: El libro de la oración y meditación (1554); Guía de pecadores (1556); Compêndio da doutrina cristã (in port., 1559); Memorial de la vida cristiana (1561); Introducción al símbolo de la fe (1583) in cui, all'apologia del cristianesimo, unisce un vivo senso della natura reso attraverso una prosa di notevole spessore estetico. La Santa Sede in data 17 luglio 1997 ha concesso il nulla osta per l'avvio della causa di beatificazione.
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Predicatore e teologo spagnolo, Luis de Sarria nacque a Granata tra il 1504 e il 1505 e morì a Lisbona nel dicembre del 1588. Nel convento domenicano della città natale egli entrò assai per tempo e vi fece professione nel 1525. I suoi studî, condotti con intensa preparazione e con quell'ordine che sempre rimase il suo migliore abito mentale, ebbero la guida di Juan de Avila, che egli conobbe a Cordova e con cui divise la fama di grande predicatore.
L'atteggiamento del predicatore informa tutti i suoi scritti; anzi tra le sue opere apologetiche e di pratica religiosa, una scritta in latino (1576), tradotta e ancora studiata due secoli dopo (Retórica eclesiástica, 1770, per ordine del vescovo di Barcellona), è un ampio trattato sull'arte del dire, derivato in gran parte da Cicerone e Quintiliano, ma messo a prova da una lunga esperienza d'oratore. Il pensiero di Luis de Grnada si esprime in uno stile ordinato, perspicuo, conforme ai fini di propaganda religiosa e morale, ch'egli perseguì nella sua attivissima vita. Svariate, di mole e d'interesse, le sue opere: opuscoli teologici, prontuarî didascalici, agiografie - importante quella del maestro Juan de Avila -; scritti in castigliano, in latino, in portoghese presto diffusi e tradotti, specie in Italia; traduzioni, come la Escala spiritual di Giovanni Climaco e la Imitación de Cristo del Kempis: in queste pagine, complessivamente, non sempre è possibile rilevare la personalità dello scrittore e molte volte la sua prosa appare irregolare, ora assai costruita, ora trascurata e sciatta. Più intimo, invece, con risonanze sentimentali, è lo stile del Libro de la oración y meditación (1554), che non è tanto la spiegazione della preghiera, quanto dello stato spirituale che l'accompagna, quella contemplazione di Dio e dei suoi attributi da cui il credente può trarre continuo e nuovo lume per la propria salvezza. Il Memorial de la vida cristiana (1556), invece, in sette trattati, disegna la condotta che deve seguire il fedele, dalla sua conversione all'ultima perfezione. Delle sue due maggiori opere, la prima e più popolare, la Guía de pecadores (1556), sorge dal bisogno d'illuminare, più che le coscienze, le menti dei fedeli, di solito ignari della dottrina cristiana: il trattato muove dalla virtù, intesa dapprima nei suoi valori ideali e divini, operante poi nella pratica della vita, nei rapporti dell'uomo con Dio, con sé stesso, con il prossimo, nella varietà degli stati mondani e delle tendenze spirituali; la seconda, Introducción del simbolo de la fe (1582, in cinque parti), più matura, è una vera e propria teodicea, ampia introduzione alla fede cristiana. E poiché, partendo dalla dimostrazione di Dio attraverso le prove ontologiche e cosmologiche, fa una distesa parafrasi della genesi, l'apologia si risolve in una rassegna minuta, sapiente e letiziosa degli elementi e degli esseri che popolano la terra, nel loro concorso all'eterna armonia. Mentre questa prima parte ha spesso valore d'arte per l'aderenza umilmente simpatica con la vita della natura, le altre quattro decadono dall'erudizione biblica e filosofica al manuale per gli ecclesiastici. Quest'alternativa è caratteristica di chi scrive per pura propaganda e non teme di ripetersi, né cura l'unità e la stringatezza dell'opera. E del divulgatore, infatti, Luis de Granada ha la pronta e superficiale abbondanza di argomenti e di esempî che spesso genera prolissità, una nativa virtù d'assimilare e di ricordare, un certo disdegno per la forma che non di rado confina nella sciatteria, di contro a una pedantesca precisione nell'esporre e nel distinguere. Ma, oltre e più che dialettico, egli è osservatore vivacissimo, spesso efficace rievocatore d'immagini e di affetti, descrittore colorito della realtà umana e naturale, di preferenza alieno dalle astrattezze mistiche e dalle costruzioni filosofiche, e, più che altro, compreso dall'ideale di educare concretamente, dimostrare con l'evidenza della pratica, penetrare nelle menti meno aperte: allora le sue pagine si accendono e traboccano di sacro entusiasmo.
Autore: Salvatore Battaglia
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