Canale d’Alba è una bella cittadina in mezzo alle colline del “Roero” tra San Damiano d’Asti e Alba (CN). Al centro vi sorge una bellissima chiesa parrocchiale, dominata dallo svettante campanile sulla cui punta è stata posta una statua di Gesù Redentore con le braccia allargate ad abbracciare la terra e il cielo. Il 12 giugno 1974, nella bella famiglia di Gianfranco Boero e di Gabriella Tiglio, nasce Fabrizio per la gioia dei suoi cari. Viene battezzato il 28 luglio successivo, nel suo “bel San Vittore”. Appare presto come un bambino piuttosto timido e schivo, di cuore molto buono, che si apre all’amicizia.
Aperto a Gesù
Si manifesta presto in lui una “presenza”: Gesù vivo che opera e illumina, destando meraviglia in casa e tra coloro che lo conoscono. A 6 anni è chierichetto, guidato al servizio della Liturgia dal viceparroco don Eligio. A 7 anni già prega tutti i giorni con il Rosario alla Madonna. La sua mamma, andando a dargli la buonanotte, lo trova con la corona tra le mani.
A scuola tra i compagni si distingue per bontà, buon umore, intelligenza, impegno e buon profitto. Nonostante la timidezza, sa offrire simpatia e amicizia. A 8 anni la Prima Comunione: è molto felice di poter ricevere Gesù. Tutti notano che è l’unico bambino che, una volta finita la Messa, rimane a lungo in ginocchio nel suo banco a ringraziare e adorare Gesù-Ostia sceso nella sua anima.
Quando serve Messa (e nella sua vita) tutti vedono il suo stile angelico, dovuto non solo alla sua bellezza fisica, ma al candore e alla soavità che emana dal suo essere. Davvero è entrato prestissimo nel “mondo di Dio” dal quale appare come rapito, in modo che tutto il resto venga in secondo piano.
Gli piace vedere dal cortile di casa il campanile di San Vittore e sentire le campane che lo chiamano alla Santa Messa e al Rosario con la Benedizione eucaristica. Ancora assai piccolo, comincia a recarsi in chiesa da solo a salutare Gesù e a pregare la Madonna. In seguito amerà sempre l’adorazione solitaria a Gesù nel tabernacolo. Gli amici che lo cercano, notano spesso la sua bici appoggiata alla chiesa: se davano uno sguardo dentro, lo vedevano assorto in preghiera. Anche le monache Sacramentine di Canale guardano estasiate il giovanissimo Fabrizio, in adorazione nella loro chiesa, anche quando è vuota.
Va a Messa non solo di domenica, ma molto spesso, sempre accostandosi a ricevere Gesù-Ostia, preparato dalla Confessione regolare e frequente, e da un intenso impegno di vita cristiana. A 12 anni don Eligio lo nomina capo dei chierichetti perché il suo stile è il più consapevole e compenetrato nel servizio all’altare. Sarà disponibile, preciso e autorevole con delicata bontà verso le decine di bambini e ragazzi che vestono la tunica di chierichetti.
Avanti con coraggio
In casa e fuori casa, pur educato e serio e piuttosto maturo per la sua età, Fabrizio è assai normale nei suoi giochi, gli svaghi e gli hobby che coltiva. Ascolta musica, gli piace andare in bici, gioca a calcio e a pallavolo. Con il papà Franco si appassiona a lavorare il legno e ne fa oggetti belli e preziosi. Disegna molto bene, soprattutto auto da corsa, ma predilige soggetti sacri. Un giorno riproduce la “Madonna del riposo” del Ferruzzi: sul capo di Gesù Bambino fa abbondare molti riccioli, uguali ai suoi quando era piccolo, come a identificarsi con Gesù stesso, tra le braccia della Madonna.
Normale sì, ma Fabrizio ha uno stile di vita diverso che va sempre più contro-corrente, “contro-vento” al mondo dell’indifferenza, del peccato, del vizio. In lui c’è Gesù che lo mobilita tutto, e Maria Santissima: per questo non teme di soffrire a causa dei coetanei, che rifiutano il suo progetto intessuto di fede e di carità, di preghiera e di purezza celestiale. Questo avverrà ancora di più quando Fabrizio, guidato da don Eligio, diventerà membro della “Gioventù ardente mariana” (GAM), incentrata sull’amore sempre più intenso a Gesù, incontrato assai sovente nelle Santa Messa-Comunione, nella Confessione e nel Rosario alla Madonna, sgranato ogni giorno.
Fabrizio non teme di “pagare” questa sua scelta di Gesù come il primo e unico Amore della sua vita, con la sopportazione delle “prese in giro” anche molto pesanti, da parte di chi non condivide e ostacola il suo comportamento fervente di vita cristiana. Per Gesù, tutto soffre in silenzio perdonando e perseverando ogni giorno nel “martirio bianco” cui è sottoposto, fino a contraccambiare chi lo deride, con affetto, come se nulla fosse, quasi con “un porgere l’altra guancia”, alla lettera.
Davanti a costoro cammina a testa alta con il Nome santissimo di Gesù sulle labbra e sulla fronte, senza arrabbiarsi né recriminare, però mai piegandosi o cedendo loro. Testimonia la fede, annuncia Gesù con semplicità e fierezza. Così facendo, “abbraccia la Croce di Gesù”, per suo amore, illuminando la sofferenza con il suo immancabile sorriso. Offre tutto per coloro che non hanno la fede e offendono il Signore, affinché ritornino a Lui.
“Beati i puri”
Fabrizio tende alla conquista della purezza propria della Madonna, l’Immacolata, la sempre Vergine Maria, la Tutta santa. La visione di Dio, destino supremo dell’esistenza, Gesù l’ha promessa ai puri di cuore (cf. Mt 5,8). Così vuol essere ogni giorno Fabrizio, come lo sono stati i suoi modelli di vita: san Domenico Savio («La morte ma non peccati») e santa Maria Goretti, martire della purezza a 12 anni.
È luminosissimo, perché è puro e casto: sempre, da solo, con i compagni della sua età, in mezzo a chiunque. Prova simpatia per qualche ragazza, ma per amore a Gesù non va oltre la comune cordialità: lui è un “ragazzo di Gesù”, e non con le ragazze come fanno ragazzi e adulti di oggi. Sa che la purezza richiede sacrificio e rinuncia al piacere facile, ma l’impegno lo rende forte nella volontà di essere un giovane uomo a immagine di Gesù, l’uomo-Dio, l’uomo perfetto. Sarà un giovane forte e sano anche fisicamente, signore di sé e vincitore su di un mondo «sfrenato nella carne e folle nello spirito» (papa Paolo VI, 25 novembre 1970).
Per riuscirvi si consacra alla Madonna e la prega con parole che ha lasciato scritte: «O Celeste Mamma, ti affido il mio cuore, formalo come vuoi Tu, riempilo di pensieri, parole, azioni pulite come le tue. Donami la certezza che solo i puri di cuore potranno vedere Dio… Fa’ che la mia vita possa risplendere come lampada che arde, affinché quanti mi avvicinano, abbiano a scoprire anche in me che Dio è Amore».
Ma per questo, viene visto come un “marziano”, tanto quanto tutto ciò che è contro il vento che tira, vento infido, che porta solo tempeste e distruzione di singoli e di famiglie. Lui non parla mai, nemmeno per lamentarsi, di fatti impuri («Questa – dice – è materia più attaccaticcia della pece») e cambia subito argomenti di conversazione, oppure la continua parlando della necessità e della bellezza della purezza.
Giovane normale, vince “la lotta”, perché vuol vincere, con la Confessione e Comunione frequenti, rendendo ancora più virile il suo carattere già forte. Un giorno gli è stato chiesto di scrivere qualche pensiero su questa virtù. Fabrizio, in piena adolescenza, così si esprime: «La purezza è una delle virtù più grandi della Madonna e io la vivo con semplicità, cercando di schivare le tentazioni di Satana. Per essere puro di cuore, occorre avere una grande fede e quindi devo pregare molto. Bisogna possedere una forte volontà che viene accresciuta man mano che il cammino di fede va avanti. È importante anche confessarsi spesso per “scaricarsi” dei peccati e poter ripartire con rinnovato slancio. Io vivo in purezza per essere in pace con la mia coscienza e soprattutto con Dio. Inoltre mi sforzo di vivere puro per trovarmi pronto quando sarà la mia ora ed essere di buon esempio di fronte agli altri. Mi è sempre piaciuto il paragone tra questa virtù e il giglio che è un fiore veramente candido, com’è l’anima di una persona pura».
Si tratta solo di buoni propositi? Testimonia Andrea, suo compagno di scuola: «Quando il tempo era bello, prendevamo la bicicletta e via, sfrecciando per valli e colline. Fabry era il mio grande amico. Non so come spiegarlo, ma Fabry è sempre stato diverso dagli altri che frequentavo. Era senz’altro più serio e maturo della sua età. Non prendeva mai in giro nessuno e aveva rispetto per tutti, e questo mi piaceva.
In più aveva una particolarità che lo ha reso sempre speciale: una fede fortissima nel Signore e nella Madre sua. Non urlava la sua fede, ma si poteva capire che era un autentico cristiano, dal suo modo di affrontare ogni situazione. Una sera, un gruppetto di comuni compagni volevano vedere una videocassetta dal contenuto “equivoco”. Alla visione era stato invitato anche Fabry. Quando egli capì di che cosa si trattava, si mise a contestare. Dopo ciò, salutando tutti, se ne andò. Non so loro, ma io mi vergognai di essere stato coinvolto e subito me ne andai anch’io.
Ricordo pure che quando sentiva qualcuno bestemmiare, rimproverava la persona che ingiuriava il Signore. Ma questo è il vero cristiano: chi dà testimonianza. Per questa sua coerenza, Fabry è stato preso in giro molte volte e in qualche occasione escluso. Penso che per questo egli abbia sofferto».
Conclude Andrea: «Eravamo giovanissimi, quando Fabry mi ha rivelato che amava tantissimo la preghiera del Rosario e il confessarsi spesso. So con certezza che recitava il Rosario tutti i giorni: a volte anche più di uno. Sono stato davvero fortunato a conoscerlo».
Apostolo di Gesù
Racconta Marco, un altro amico: «Con l’età, Fabrizio si rivela un giovane sempre più pieno di fede e di amore a Gesù e alla Madonna. Partecipa alle prime missioni GAM nei paesi vicini, anima cenacoli e di fatto appare come il leader del gruppo GAM di Canale». Con don Eligio e altri amici Fabrizio va due volte a Roma, per conoscere altri giovani GAM e approfondire la conoscenza di questo stile eucaristico-mariano di vita che egli già vive. Dice ancora Marco: «Fabrizio era un modello per tutta la nostra compagnia. Riusciva a trasmettere la fede, soprattutto con la sua vita più che con le parole. Spesso entrando in chiesa, l’ho visto inginocchiato davanti al Tabernacolo con il Rosario in mano. È stato il primo a capire l’importanza del Rosario e vivere ogni giorno il Rosario con gioia e convinzione. Abbiamo iniziato a pregare insieme con il Rosario e spesso era Fabrizio a prendere l’iniziativa».
Durante un indimenticabile “cenacolo” Fabrizio chiede: «Aiutatemi a portare la Croce di Gesù», quella croce della derisione e dell’esclusione, che lui sostiene in silenzio, senza mai prendersela con qualcuno. Ma tutto questo significa essere apostolo di Gesù. Tutti sanno che Fabry appartiene a Gesù solo.
Il 12 giugno 1992 compie 18 anni. Ottiene la patente di guida. Nel settembre 1992 inizia il quinto anno delle superiori ad Alba. Sabato 28 novembre 1992, complice il brutto tempo, guidando l’auto di papà, Fabrizio si schianta contro un albero. Fratture multiple, trauma cranico grave. Non riprende più conoscenza e rimane in stato comatoso per dieci mesi. Al pomeriggio di quel sabato, diversamente dal solito, era stato alla Messa prefestiva «perché – dice alla sua mamma – non sono sicuro se potrò andare domani». Ha ricevuto la Santa Comunione, senza saperlo “Gesù come Viatico per l’eternità”.
Non ha più coscienza. Molti testimoni dicono che Fabrizio percepisce quanto avviene attorno a lui, soprattutto i momenti di preghiera. Don Eligio va tutti i giorni a fargli visita. Moltissimi pregano per lui chiedendo alla Madonna la sua guarigione. Tre suore a lui affezionate, in udienza al Santo Padre Giovanni Paolo II, gli chiedono di pregare per Fabry. Il Papa acconsente e, tramite le suore, manda un Rosario a mamma Gabriella perché preghi e si faccia coraggio.
Durante quel tempo, molti suoi compagni ripensano a lui e al suo esempio luminoso e si ricredono su quella umile nobile figura che essi canzonavano per la sua fede. Molti cuori si trasformano grazie a quel “seme che muore e porta più frutto”. Altri lo scelgono come modello di vita. I suoi amici sentono ancora di più la sua forza di “araldo del Cristo”, nel suo deciso cammino verso la santità.
Il 24 settembre 1993, un venerdì, memoria della “Madonna della Mercede”, nel candore della sua anima segnata dalla Croce, Fabrizio contempla per sempre Dio. Commentando la quarta Stazione della Via Crucis (Gesù che incontra sua Madre), il Venerdì Santo 1992 Fabrizio aveva scritto: «Gesù è segno di contraddizione: o siamo con Lui o contro di Lui. Non possiamo essere tiepidi che pregano solo quando hanno bisogno di aiuto... l’essere dei veri cristiani vuol dire affidarci totalmente a Lui, consci della nostra nullità, affinché Gesù faccia di noi secondo i suoi disegni».
È quanto ha fatto lui, Fabrizio Boero, nei suoi esaltanti 19 anni. Il Rosario donato da Giovanni Paolo II sarà posto dalla mamma tra le mani di Fabrizio, affinché lo porti con sé in Cielo e lo sgrani per sempre nell’eternità, sul Cuore di Gesù. Sul Cuore Immacolato di sua Madre.
Autore: Paolo Risso
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