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Peterhof, Russia, 10 giugno 1897 – Ekaterinburg, Russia, 17 luglio 1918
La granduchessa di Russia Tatjana Nikolaevna Romanov, figlia secondogenita dello zar Nicola II Alexandrovich Romanov e della zarina Alexandra Fedorovna, fu trucidata con l’intera famiglia dai bolscevichi nella notte tra il 16 ed il 17 luglio 1918. Era considerata la più affascinante delle figlie dello Zar ed era inoltre la più simile alla madre per carattere. Il giorno dell’ 80° anniversario del tragico evento si sono celebrati a San Pietroburgo i funerali solenni e la sepoltura presso la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. La canonizzazione della granduchessa Tatiana e dell’intera famiglia imperiale, non quali veri e propri martiri, bensì annoverati tra “coloro che subirono la Passione”, è avvenuta il 19 ottobre 1981 ad opera della Chiesa Ortodossa Russa all’Estero ed infine il 15 agosto 2000 da parte del Patriarcato di Mosca.
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Nacque a Peterhof, sul Mar Baltico il 10 giugno 1897. Ha rappresentato, con il fratello e le sorelle, l’ultima generazione della discendenza dei Romanov. Come era accaduto per la primogenita, lo Zar, che amava scrivere diari – aveva iniziato a 14 anni e terminerà tre giorni prima di morire – registrò così l’evento della nascita:
«Il secondo, luminoso, felice giorno per la nostra famiglia: alle 10:40 della mattina il Signore ci ha benedetto con una figlia – Tatiana. La povera Alix [la zarina ndr] ha sofferto tutta la notte senza chiudere occhio, e alle 8:00 è scesa nella camera di mamma. Grazie a Dio è stato tutto veloce e tranquillo […] Tatiana pesa 83/4 libbre ed è alta 54 centimetri. La nostra più grande [Ol’ga, di un anno e mezzo ndr] è davvero buffa con lei».
Tat’jana crebbe secondo l’educazione vittoriana che la madre stessa aveva ricevuto. Condivideva la camera con la sorella maggiore Ol’ga, nel palazzo di Alessandro di Carskoe Selo, che la coppia imperiale aveva scelto quale propria residenza e arredato con gusto borghese. Le camere delle granduchesse, in linea con l’arredamento del resto della casa, erano sobrie e i muri erano tappezzati di fotografie e oggetti personali.
Dedicava molte ore di studio al giorno insieme ad Ol’ga, con la quale condivideva anche abiti e oggetti personali, nonché la familiarità nei confronti del personale di servizio. Esse ricevevano una mancia di due rubli a settimana, che utilizzavano per piccoli regali ad amici e personale di palazzo o per piccole spese personali. Tat’jana era molto legata sia al padre che alla madre.
Quando si scoprì che Aleksej era affetto da emofilia, Tat’jana mantenne il segreto con le sorelle e divenne fra le più premurose infermiere del fratello. Per la sua spiccata propensione al misticismo, Tat’jana, come la madre, credette fermamente allo starec Rasputin ed era sicura che fosse l’unico che riuscisse ad alleviare la malattia Aleksej.
Soprannominata “Tanya”, “Tatya”, “Tatianochka” o “Tanushka”, fu un’adolescente alta, snella, dai capelli scuri e ramati, occhi grigi e dal carattere molto riservato. Dotata del forte carattere della madre, come lei, era religiosa, amava i bambini e la cura della casa. Nelle pause dai compiti o dalle faccende domestiche che la madre le affidava, lei amava sfogliare qualche rivista di moda.
Anja Virubova, amica della Zarina residente a Carskoe Selo, visitata spesso dalla famiglia Romanov, scrisse di lei: «[…] Era una perfetta incarnazione della madre. Alta e slanciata rispetto alle sorelle, aveva dei leggeri e raffinati tratti e le gentili e riservate maniere dei nonni inglesi. Ingenua e comprensiva, circondava le sue più piccole sorelle ed il fratello di uno spirito così protettivo che loro, scherzando, la soprannominarono “la governante”».
Comune a Tat’jana, come anche alle sue sorelle e al fratello, era la totale noncuranza per la sua posizione: cresciuti a contatto con domestici, dame di compagnia, precettori e ufficiali, il nucleo familiare dello Zar aveva trasformato costoro da mero personale di servizio in veri e propri compagni di gioco e di svago.
Ancora la testimone Anja Vyrubova scrisse:
«Di tutte le granduchesse, Tat’jana era la più popolare e penso anche la più amata dai genitori. […] Amava la società e desiderava pateticamente degli amici. Ma per queste prestigiose ma sfortunate ragazze degli amici erano molto difficili da trovare».
Ancora adolescente, le venne assegnato simbolicamente, con il grado di colonnello onorario, un reggimento di Ussari della guardia, il Vosnesenskij. Durante la prima guerra mondiale entrò nella Croce Rossa e lavorò come infermiera negli ospedali militari. Durante la prigionia a Tobol’sk, Tat’jana aiutò i genitori a gestire la casa e la famiglia, mostrando grande coraggio e forza d’animo. Nell’aprile del 1918 i bolscevichi trasferirono i Romanov a Ekaterinburg, dove Tat’jana fu bersaglio degli apprezzamenti e delle persecuzioni dei carcerieri e per questo fu fortemente traumatizzata e perse peso.
Da quanto si desume dal diario di Aleksandra Fëdorovna, Tat’jana trascorse l’ultimo pomeriggio di vita in compagnia della madre, leggendo dei passi biblici. Aveva ventun anni quando venne uccisa con la sua famiglia, nel seminterrato della palazzina Ipatev di Ekaterinburg, sotto il fuoco della Čeka di Jakov Jurovskij. I membri del plotone d’esecuzione raccontano che le sorelle Tat’jana e Ol’ga morirono abbracciate l’una all’altra, rannicchiate in un angolo.
Autore: Cristina Siccardi
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