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Don Stanislovas Bartkus Sacerdote

Festa: Testimoni

Upyna, Lituania, 11 gennaio 1907 – Montalto Carpasio, Imperia, 17 agosto 1944

Stanislovas Bartkus (sembrerebbe questa la versione più corretta; per anni è stato interpretato come “Barthus”) nacque a Upyna, in Lituania, l’11 gennaio 1907. Arrivato in Italia negli anni della seconda guerra mondiale, fu accolto dal canonico Santino Glorio, fondatore dell’Istituto Charitas di Imperia e della Congregazione di Cristo Re. Ordinato sacerdote, don Stanislao, come ormai era più conosciuto, fu incaricato di trasferire una ventina di orfani nel ricovero del santuario della Madonna dell’Acquasanta a Montalto Ligure (oggi Montalto Carpasio), in provincia di Imperia e diocesi di Ventimiglia-Sanremo: per loro fu educatore e compagno di giochi. Il 17 agosto il paese di Montalto fu oggetto di saccheggio da parte di soldati tedeschi e di italiani del Battaglione San Marco. Anche il santuario dell’Acquasanta fu raggiunto, ma don Stanislao e il chierico Mario Bellino, che viveva anche lui con gli orfani e con le suore addette alla loro cura, riuscirono a metterli in salvo. Il sacerdote e il chierico vennero però percossi violentemente, ma non svelarono nulla circa i partigiani che pure avevano soccorso, né circa gli abitanti (donne, bambine e anziani) nascosti nei sotterranei della chiesa. Tutti sopravvissero, mentre don Stanislao e Mario, uccisi con raffiche di mitragliatrice, vennero scagliati nel sentiero sottostante. Il corpo di don Stanislao, nell’impossibilità di entrare in contatto con i suoi parenti, trovò sepoltura nel cimitero di Sanremo.



Stanislovas Bartkus (sembrerebbe questa la versione più corretta; per anni è stato interpretato come “Barthus”) nacque a Upyna, in Lituania, l’11 gennaio 1907, figlio di Pietro Bartkus e Antonia Mecaite.
Arrivato in Italia negli anni della seconda guerra mondiale, fu accolto dal canonico Santino Glorio, fondatore dell’Istituto Charitas di Imperia, per bambini orfani, e della Congregazione di Cristo Re, composta da sacerdoti e suore, per l’educazione degli stessi orfani.
Ordinato sacerdote, don Stanislao, come ormai era più conosciuto, fu incaricato di trasferire una ventina di orfani nel ricovero del santuario della Madonna dell’Acquasanta a Montalto Ligure (oggi Montalto Carpasio), in provincia di Imperia e diocesi di Ventimiglia-Sanremo).
Il trasferimento avvenne il 2 gennaio 1944: i bambini passarono dalla casa di Oneglia alla nuova sistemazione, accolti benevolmente dagli abitanti del paese. Nonostante i tempi di guerra e le ristrettezze soprattutto alimentari, cercavano di vivere tranquillamente.
Don Stanislao s’impegnava a farli stare bene e a volte giocava con loro. Uno di essi, Aldo Maestro, lo ha ricordato così: «È rimasta vivissima nella mia memoria la figura erculea di don Stanislao, con il suo caratteristico mantello che quando lo faceva ruotare mi faceva pensare alle ali di un mulino a vento. Un uomo cordiale, simpatico, sempre giocherellone con noi, ci copriva tre o quattro per volta e ci faceva sparire sotto questo suo mantello». A guerra finita, sognava di poter rivedere i suoi familiari, rimasti in Lituania.
Con lui c’erano alcune suore e il chierico Mario Bellino, accolto da don Glorio poco prima che, il 27 luglio 1944, quest’ultimo rimanesse vittima del bombardamento che colpì Imperia, distruggendo la casa madre della Congregazione di Cristo Re e il Tempio Espiatorio di Cristo Re, appena costruito.
Con l’avanzare del conflitto, don Stanislao appariva sempre più preoccupato agli occhi dei bambini. Il culmine si verificò il 21 giugno 1944: alcuni colpi di mortaio raggiunsero il santuario dell’Acquasanta.
Don Stanislao, che conosceva il tedesco, si presentò al comando dell’esercito per protestare. Ottenne l’assicurazione che l’indomani non ci sarebbero stati altri spari, ma invece avvenne il contrario.
Pur non essendo un paese particolarmente a rischio, anche a Montalto passavano spesso dei partigiani. Don Stanislao e Mario, a volte, condividevano con loro quel poco che riuscivano a procurarsi, incuranti di essere accusati di connivenza con dei “banditi”.
Il 17 agosto il paese di Montalto fu oggetto di saccheggio da parte di soldati tedeschi e di altri italiani del Battaglione San Marco, i quali uccisero anche tre contadini: Giobatta Ammirati, detto “l’orso”, un altro Gio Batta Ammirati detto Bacò e Giorgio Brea, freddato sulla porta di casa. Altri abitanti del paese, comprese alcune bambine, trovarono rifugio nelle cavità sottostanti la chiesa dell’Acquasanta.
Gli orfani e i loro educatori non potevano scappare, perché i soldati avevano circondato la zona e si apprestavano a salire al santuario. Don Stanislao e Mario, allora, decisero di chiuderli nella chiesa, affrontando a viso aperto i soldati: barricarono la porta dall’interno, ma aprirono solo dopo aver ammassato gli orfani nell’abside.
I soldati li picchiarono nel tentativo di ricavare da loro informazioni sui partigiani della zona, ma senza esito. Quindi li spinsero contro una grande pianta di acacia e li fucilarono, gettando poi i cadaveri nel sentiero sottostante; caddero l’uno sull’altro, incrociati.
Prima di morire, don Stanislao aveva sentito che alcuni dei soldati avevano proposto di uccidere anche i bambini rimasti nella chiesa. Gli venne subito da esclamare: «I bimbi no, lasciateli stare!». Effettivamente, tutti gli orfani sopravvissero.
Nonostante il divieto imposto dai tedeschi, il 19 agosto fu celebrato il funerale del sacerdote e del chierico, nella parrocchia di Montalto Ligure, alla presenza degli abitanti del paese, degli orfani sopravvissuti e di altri bambini e sacerdoti delle varie case dell’Istituto Charitas.
I due corpi vennero seppelliti nel cimitero adiacente alla chiesa di San Giorgio a Montalto, in un’unica fossa. Il 29 aprile 1945, due giorni dopo la Liberazione, Armando Bellino, fratello di Mario, e suo cognato Giacomo Calleri andarono a recuperare i resti del seminarista, traslati quindi nel cimitero di Cerisola. Quelli di don Stanislao, nell’impossibilità di entrare in contatto con i suoi parenti, trovarono invece sepoltura nel cimitero di Sanremo.
Il 17 agosto 1984, a quarant’anni dall’accaduto, è stato inaugurato un monumento che raffigura don Stanislao che regge il suo Breviario con la mano sul cuore, ferito a morte, mentre Mario si nasconde il volto con le mani. L’Istituto Storico della Resistenza di Imperia custodisce inoltre la sua carta d’identità, macchiata di sangue.
La ricerca storica avviata dal professor Giovanni Perotto e confluita nel volume “I bambini no! – L’eccidio del 17 agosto 1944 a Montalto Ligure” ha condotto, nel corso degli anni, a stabilire la verità dei fatti, sulla base di testimonianze d’archivio e del racconto degli ultimi ancora vivi tra gli ex “bambinelli”, com’erano soprannominati gli orfani dell’Istituto Charitas. È stato possibile rintracciare anche alcuni parenti di don Stanislao, che hanno partecipato alle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario dell’eccidio dell’Acquasanta.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2025-02-07

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