San Rustico di Lione Vescovo

Festa: 25 aprile

† 25 aprile 501

Nella cronotassi ufficiale della diocesi di Lione, figura al ventiduesimo posto dopo san Lupicino e prima San Stefano. Il suo nome figura in un evangelario della metà del IX secolo, che riporta i nomi dei vescovi fino a Agobardo e Amolone. Si presume che abbia governato la diocesi solo per sei o sette anni, tra il 494 e il 501. Su di lui abbiamo solo una notizia riportata da Ennodio. San Rustico accolse San Epifanio di Pavia, quando arrivò in Gallia intorno al 494. Si ritiene che fosse il fratello di Vivenziolo, pure vescovo di Lione dal 514 al 523; e parente di Ruricio vescovo di Limoges e Aureliano vescovo di Arles. Attualmente, alcuni storici lo identificano con Rusticio Elpidio Domnulo. L’epitaffio nel quale era indicata quale data di morte di San Rustico, il 25 aprile 501, è stato ritrovato nel 1308 nella chiesa di San Nicezio a Lione.

Nella cronotassi ufficiale della diocesi di Lione, San Rustico occupa il ventiduesimo posto, succedendo a San Lupicino e precedendo San Stefano. Il suo nome compare in un evangelario della metà del IX secolo, che elenca i vescovi fino ad Agobardo e Amolone.
Si presume che il suo episcopato sia durato circa sei o sette anni, tra il 494 e il 501. L'unica notizia certa su di lui proviene da Ennodio, che narra come San Rustico accolse a Lione San Epifanio di Pavia, giunto in Gallia intorno al 494. Alcune ipotesi lo identificano come fratello di Vivenziolo, vescovo di Lione dal 514 al 523, e parente di Ruricio, vescovo di Limoges, e Aureliano, vescovo di Arles.
L'epitaffio di San Rustico, ritrovato nel 1308 nella chiesa di San Nicezio a Lione, indicava la sua data di morte come il 25 aprile 501. Attualmente, alcuni studiosi lo identificano con Rusticio Elpidio Domnulo, figura di rilievo nella Gallia del VI secolo.
La scarsità di informazioni storiche e agiografiche rende difficile delineare un ritratto dettagliato della sua personalità e del suo operato episcopale. La sua memoria liturgica è fissata al 25 aprile, giorno della sua presunta morte.

Autore: Franco Dieghi