Certamente ognuno di loro ha una sua particolare missione, come a dire che Dio preferisce ciascuno diversamente da tutti, ma i protagonisti del libro scritto da Costanza Signorelli per la collana de La Nuova Bussola Quotidiana "Sapere per capire”, “Il chicco di grano. Storie di “Santi Giovani” in mezzo a noi", spiega anche la sete del Signore di anime innocenti che lo amino. Anime disposte a tutto per comunicare al mondo come e dove il Suo Amore è vivo ora e in attesa di farsi conoscere da chiunque lo desideri.
C’è Giulia, la cui caratteristica è un gioia per l’esistenza tale da goderne anche quando la malattia la sta consumando, per cui scriverà a soli 13 anni una coroncina di gratitudine alla vita. C’è il piccolo Manuel, la cui breve storia ci richiama al fatto che quando ci nutriamo dell’eucarestia il Signore, se lo ascoltiamo, può parlarci e che già a 8 anni ci mostra l’autorità di Gesù: pur piccolo la esercitava sia con i genitori sia con preti, sacerdoti o religiosi che accorrevano al suo capezzale. C’è poi Gianluca, raggiunto da un abbraccio così carnale di Cristo, da pensare sempre e solo di ridarlo ad altri anche quando il dolore si fa acuto, tanto che prima di morire chiederà ad un compagno come fosse andata l’interrogazione di latino. La missione che invece Gesù comunica alla giovane Mirella è quella di soffrire per la salvezza del mondo, donandole in cambio un pezzo di vita eterna mentre è ancora sulla terra. Il metodo per sconfiggere la paura della morte lo insegna bene David, mentre Carlo comunica l'amore all’eucarestia, da lui adorata ogni giorno, che lo porterà appena adolescente ad ideare una mostra su tutti i miracoli eucaristici del mondo, ricordando che non c’è nulla di simbolico in quel pezzo di pane consacrato, ma il Corpo vivo di Dio.
Come hanno fatto però questi bambini/ragazzi, vissuti ai nostri giorni, nascosti alle cronache di una nuova generazione che pare annichilirsi sempre più facilmente, ad amare e gioire tanto della vita mentre la sofferenza li dilaniava? E cosa vuole dire Dio agli uomini di oggi attraverso il loro sacrificio? Lo spiega l’intervista, contenuta nel libro, alla mamma di Manuel: «Ha lasciato fare tutto a Lui. Noi mettiamo tanti paletti, Manuel no». Perché noi abbiamo paura di Dio, timore che ci rubi qualcosa, mentre il piccolo «ha avuto in Gesù una fiducia totale», continua la madre. Perciò se non siamo santi, ossia felici in ogni circostanza, è solo per gli ostacoli che mettiamo noi alla volontà di Dio. Manuel lo ripeteva continuamente di non essere speciale, perché «fidatevi totalmente e completamente di Gesù e Lui vi darà tutto». Che detto da un bambino la cui vita dai 4 ai 9 anni è stata un calvario di dolori non può non destare almeno una domanda, atei o credenti che si sia. Perciò vale la pena scontrarsi con queste esistenze radicalmente spese che gridano che la gioia in terra è possibile.
C’è poi da dire che da ogni storia emergono dei denominatori comuni che Signorelli fa ben trapelare: per esempio, per tutti il segreto della pace, il metodo, è la Madonna, che attraverso il Rosario li conduce ai piedi di Cristo, mutando il loro rifiuto umano per la malattia in amore. Nei racconti sono descritti particolari in cui i ragazzi parlano anche della preghiera del cuore o dei sacrifici fatti per Cristo e dell’affidamento alla Madonna anche per superare le fasi acute del dolore in cui la tentazione di pensare che Dio non sia buono è sempre in agguato. È impressionante, ad esempio, vedere come David passi dalla paura di morire alla gioia di donarsi solo dopo aver recitato con intensità una corona mariana.
Forse, che i santi di oggi siano tanti bambini può significare che Dio trova spazio prevalentemente in loro e che più l’amore di un’anima è puro e innocente più i chicchi di grano sono fruttuosi per la salvezza del mondo. Il che spiegherebbe la loro ansia di comunicare Cristo a compagni o adulti, vicini o conoscenti, credenti o atei. Tanto da creare una schiera, un popolo di gente riunita intorno a loro per trarre speranza, ma soprattutto per conoscere il volto concreto di Dio che attraverso di loro si è incarnato svelando un aspetto particolare della personalità di Cristo. Come spiega approfonditamente padre Antonio Sicari, il teologo carmelitano autore di innumerevoli testi sulle vite dei santi, intervistato da Signorelli.
Che poi Dio si mostri dentro la malattia, per cui pur diventando poco “efficienti” e “utili” agli occhi del progresso, questi giovani sono in grado di cambiare i cuori di centinaia di persone, ha altrettanto da dire. È così infatti che l’idea diabolica della “qualità della vita" viene smascherata, dimostrando come si possa “ribaltare” il mondo anche stando inchiodati ad un letto, perciò Signorelli non manca di riportare che alcuni dei ragazzi hanno rifiutato antidolorifici e sedazioni pur di rimanere vigili e nonostante lo sconcerto di medici e genitori. Un altro tratto che accomuna i protagonisti del libro è la forza di andare controcorrente e insieme l’essenzialità tipica di Cristo, che spiazzava chi lo ascoltava puntando dritto al punto e mostrando così la pochezza del pensiero contorto dei potenti.
Certo, alcuni di loro hanno ricevuto grazie mistiche molto particolari, ma solo perché facevano parte della missione specifica per cui Dio li aveva messi al mondo. La stessa grazia, pur in modalità differenti, non è infatti negata a chi decida di accogliere (non di sopportare) pienamente, ogni giorno, nella salute o nella malattia, ogni piccola o grande croce. Infatti, sebbene sia vero che, come sottolineato sempre da Sicari, Dio con questi bambini ha “avuto fretta”, il cammino alla santità di ogni uomo comincia già ora. Perché è una grazia, ma anche una decisione.
E a dirlo a Signorelli sono proprio i genitori dei ragazzi. Certo, erano dei giovani come tutti, ripetono, erano i loro bambini, ma giunti ad un immedesimazione tale con il loro vero Padre da diventare improvvisamente un mistero immenso anche ai loro occhi. Genitori di fede profonda, certo, ché i santi non nascono dal nulla, ma persone normali che grazie ai loro figli "martiri" per scelta (decisi a donare la propria vita a Dio), ci insegnano la verginità. Perché anche attraverso di loro Dio vuole forse parlare ad un mondo che confonde l’amore ai figli con il diritto ad averli e possederli. Per questi genitori è vero il contrario: «Era un bambino di Gesù - dice il papà di Manuel. Lui è venuto al mondo con una missione ben precisa. Ha fatto il suo compito (molti messaggi di Manuel sull’eucarestia erano destinati a vescovi e sacerdoti ma anche al papa a cui scrisse due lettere) e se ne è tornato alla casa del Padre». Anche la mamma di David manifesta lo stesso sguardo sul figlio, raccontando del momento in cui spirò così: «Incredibilmente il mio cuore ha esultato di gioia perché ho avuto la certezza di avere un figlio Santo in Paradiso!».
Autore: Benedetta Frigerio
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