Nascita e infanzia
Enrico Battista Verjus nacque il 26 maggio 1860 a Santo Stefano di Oleggio, da Filippo, un regio carabiniere in congedo, e Laura Massara. Era il secondo di due fratelli.
Dopo la seconda guerra d’indipendenza italiana, in seguito alla cessione dei territori della Savoia e di Nizza alla Francia la famiglia Verjus dovette trasferirsi in territorio francese. Il padre che era nativo della Savoia, per avere diritto ad un reddito per mantenere la famiglia dovette ritornare, in Francia sua patria natale, in ossequio alle dispositive dell'allora Regno sardo-piemontese.
A sette anni riceve la cresima e sentì il desiderio di diventare sacerdote per portare il vangelo fino agli estremi confini della terra.
A otto anni ricevette la prima comunione, dichiarando che quello era il più bel giorno della sua vita.
Tra i Missionari del Sacro Cuore
Alla morte del padre entra nel collegio dei missionari del Sacro Cuore, ma all’età di dieci anni è rimandato a casa perché era troppo vivace.
E proprio dopo questa esperienza, il giovane Enrico decise che la sua vita doveva cambiare.
Ritorna nel seminario, dei Missionari del Sacro Cuore e dopo gli studi di filosofia e teologia verrà ordinato sacerdote. Nella congregazione religiosa, dopo aver indossato l’abito e aver fatto i primi vori, assumerà il nome di Stanislao.
Padre Stanislao Verjus celebra la sua prima messa a piazza Navona a Roma, nel giorno dei defunti, il primo novembre 1883.
Missionario nella Papua nuova Guinea
Aveva venticinque anni quando partì quale missionario per la Papua nuova Guinea.
Nel 1885 la missione, abbandonata da anni, fu affidata ai missionari del sacro Cuore di Gesù e il fondatore della congregazione aveva accettato queste missioni, anche se erano ritenute pericolose, in quanto tutti i missionari che arrivavano in Papua nuova Guinea venivano regolarmente uccisi. Padre Stanislao Verjus è stato il primo missionario a non essere ammazzato.
Nel luglio di quell'anno tre missionari approdarono nell’ isola di Yule, a 150 km. circa da Port Maresby. Appena sbarcato, celebrò subito la santa messa in una casetta di fortuna. Quella era la prima volta di una celebrazione aucaristica in Papua.
Fin da subito, don Enrico Verjus riuscì ad entrare in comunione con gli indigeni, che lo accettarono e gli dimostrano la loro gratitudine.
Due anni dopo l’arrivo dei primi missionari, il confratello Andre Navarre fu nominato vicario apostolico e successivamente padre Stanislao fu designato coadiutore vicario Apostolico della Nuova Guinea.
Viene nominato vescovo
Il 10 maggio 1889 è designato vicario apostolico della Nuova Pomerania, di quel vicariato della Papua nuova Guinea che era stato eretto 8 dicembre 1880, ed è nominato vescovo titolare di Limyra.
Il giorno 22 settembre 1889, don Enrico Battista Stanislao Verjus, all’età di ventinove anni, è stato ordinato vescovo.
Ritorna in Italia e muore
Dopo tre anni d’intesa attività missionaria, all’età di trentadue anni torna in Italia, per la visita ad limina al Papa. Sarà un viaggio senza ritorno, in quanto quando padre Stanislao quando andò a trovare i suoi genitori, si ammalò.
Il 13 novembre 1892, alle sette del mattino, sua madre Laura, chiese la benedizione a suo figlio, che assistito dal confratello, padre Jouët, poco dopo morì.
La tomba del vescovo Stanislao Verjus si trova presso la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo a Oleggio.
Alcune note dal suo diario
Enrico Verjus scriveva un Diario, dove annotava la sua gioia e la sua felicità nonostante tutto, anche in quei momenti di prova in cui si era ammalato.
“Il Santo è felice – scrisse - non perché tutto gli va bene; è felice, perché, anche se degli eventi erano negativi, lui sapeva che la felicità di Gesù non dipendeva dai fatti esterni, ma era dentro di noi. Il regno di Dio è dentro di noi. Se stiamo bene nella nostra interiorità, anche tra le difficoltà speriamo sempre. Ringraziamo il Signore.
Il segreto per attirare le persone è parlare di Gesù. Se parliamo di Gesù, Gesù è meraviglioso e fa innamorare”. Enrico Verjus ha cominciato a parlare di Gesù agli indigeni e li ha fatti innamorare di Lui ribadendo: “Innamoriamoci anche noi di Gesù!”.
Il Processo per la sua beatificazione
Il processo per la beatificazione e canonizzazione di Stanislao Verjus, aperto nella diocesi di Novara il 12 marzo 1929 è stato chiuso il 9 novembre 1934, Negli anni 1929-1937 si svolse il processo ordinario a Burge e nel Vicariato apostolico della Papuasia.
Il 3 marzo 2016, dopo l’approvazione del decreto sull’eroicità delle virtù, il Servo di Dio, Enrico Battista Stanislao Verjus, è stato dichiarato venerabile da Papa Francesco.
Preghiera
Abbà Padre, fonte di ogni bene,
che hai mandato nel mondo il tuo Figlio Gesù,
Signore e Redentore,
e vuoi che a tutti i popoli sia annunciato il Valgelo,
Tu, che hai infuso nel tuo Amato Enrico Stanislao Verjus lo spirito missionario,
tanto da vivere di fede viva,
di povertà evangelica e di amore operoso,
esaudisci la nostra preghiera per sua intercessione.
La su testimonianza porti altre persone a consacrare la vita per il vangelo.
Grazie per questo fratello,
e amico Missionario del Sacro Cuore di Gesù.
Amen!
Autore: Mauro Bonato
|