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Beato Antonio Caba Pozo Seminarista e martire

Festa: 21 luglio

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Lanjarón, Spagna, 1° dicembre 1914 - 21 luglio 1936

Antonio Caba Pozo, nato a Lanjarón il 1° dicembre 1914, entrò nel Seminario di San Cecilio a Granada nel 1927, a tredici anni. Era un seminarista particolarmente dotato intellettualmente e spiritualmente. Nelle lettere alla sorella e alla sua madrina trasfuse tutta la gioia che provava nel servire e nell’amare Gesù. Rimase molto legato ai giovani del suo paese, a cui scrisse altre lettere. Per seguire le orme di padre Payán, direttore spirituale dei seminaristi, decise di farsi gesuita, ma all’ultimo momento rinunciò a partire per il Belgio, sede del noviziato, cedendo alle pressioni di suo padre. Trascorse le vacanze estive del 1936 a Lanjarón, ma il 19 luglio, il giorno seguente lo scoppio della guerra civile, venne arrestato. Fu oggetto di minacce e scherni, durante i quali mostrò grande serenità e fede e ricordò ai carcerieri quanto lui e loro stessi avevano imparato da piccoli. Il 21 luglio 1936 i prigionieri vennero fatti uscire in fretta dal carcere: la maggior parte si lasciò cadere in un burrone durante la marcia, mentre Antonio, dal canto suo, recitava il Rosario e invocava Maria Regina dei Martiri. Non morì sotto il fuoco del plotone di esecuzione: venne portato ancora vivo a Granada, dove ricevette le cure mediche necessarie perché potesse tornare a morire a Lanjarón; si spense dopo che gli furono amministrati gli ultimi Sacramenti. Non aveva ancora ventidue anni. È il più giovane del gruppo di sedici martiri della diocesi di Granada, beatificati nella cattedrale di Santa Maria dell’Incarnazione a Granada il 26 febbraio 2022, sotto il pontificato di papa Francesco. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Lanjarón.



Antonio Caba Pozo nacque il 1 ° dicembre 1914 a Lanjarón, nella Comunità autonoma dell’Andalusia. Compì gli studi presso il Seminario di San Cecilio a Granada, dove entrò nel 1927, tredicenne. Negli anni accademici 1934-35 e 1935-36 frequentò i primi due anni di teologia, in parallelo con il servizio militare. Era un seminarista particolarmente dotato intellettualmente e spiritualmente.
Si sono conservati indizi della sua spiritualità in varie lettere a sua sorella (ne aveva due: Virtudes, Figlia della Carità di San Vincenzo de Paoli, e Amelia): «Se vedessi quale gioia sia servire Gesù, amare Gesù! Questa è la mia strada e ogni giorno sono più felice della mia vocazione. Non desidero nulla: nessuna ricchezza, nessuna carriera, nessuna dignità, solo Gesù è il mio tesoro e la salvezza delle anime è la mia vita...».
Scrisse anche alla sua madrina: «Con questo piccolo biglietto intendo congratularmi con la mia madrina Dolores, augurandole tanti beni di grazia quanti ne può possedere un’anima in questa vita, e niente di più. Perché la salute, le ricchezze e gli onori dovrebbero essere stimati, quando si possiede Cristo e si è nella sua grazia…! Che gli altri beni ci siano dati in aggiunta, benedetto sia Dio! E se non ci venissero concessi, sia ugualmente benedetto!».
Antonio conduceva un’intensa vita apostolica con i giovani di Lanjarón, restando in contatto con loro anche dal Seminario attraverso le sue lettere. D’estate, poi, li radunava nell’Hotel San Roque, di cui i suoi genitori erano proprietari, e parlava loro di Dio con delle catechesi.
In un’occasione, al termine di una festa di fine anno, salì sul palco e si rivolse con entusiasmo al pubblico: «Questi nostri cari giovani, tra poco tempo lasceranno la città e se ne andranno lontani; nella solitudine della garitta, quando saranno di guardia, tireranno fuori il ritratto della loro fidanzata e della loro madre che tengono con amore nei loro portafogli. Fatelo, sì, e amatele tantissimo, ma portate e baciate anche la medaglia della Vergine, che è la migliore delle madri e che Lei vi accompagni e vi protegga».
Si affidò alla guida di padre Payán, in fama di santità, che era il direttore spirituale del Seminario. Determinato a una donazione maggiore nella sequela di Cristo, scelse di diventare gesuita come lui. Tuttavia, mentre era alla stazione ferroviaria, pronto a partire per il Belgio e per entrare in noviziato, cedette alle insistenti suppliche del padre.
Questi voleva che il figlio anzitutto terminasse gli studi, venisse ordinato, celebrasse la Prima Messa e ne facesse partecipe la sua famiglia; solo a quel punto avrebbe potuto disporre della sua vita e del suo ministero dove voleva. Alla fine Antonio cedette: perse il biglietto e tornò a casa. Trascorse la notte insonne, pregando e piangendo.
Nell’estate del 1936 trascorse le vacanze a Lanjarón. Due compagni che sarebbero poi diventati sacerdoti diocesani di Granada trascorsero alcuni giorni con lui: Juan Camacho e Ignacio Sánchez Ontiveros.
Il 19 luglio fu arrestato e portato in carcere con altre persone, tra cui il parroco Antonio Barea. Lì subì ogni tipo di minaccia. Ai suoi carcerieri parlò così: «Non ricordate quello che suor Joaquina ci ha insegnato quando eravamo a scuola? Io sì che lo ricordo e vorrei che anche voi lo teneste a mente. Quello che vi assicuro è che se ci uccidete, ci spalancherete le porte del cielo, mentre le chiudete a voi stessi».
Alle prime ore del mattino del 21, si sentirono degli spari, che indicavano come le forze militari stavano arrivando da ovest da Granada. In fretta i prigionieri furono portati fuori sulla strada per Órgiva. Antonio, lungo il cammino, pregava il Rosario e invocava: «Regina dei martiri, prega per noi».
Mentre il gruppo era ancora nei pressi del paese, la maggior parte dei prigionieri, approfittando della confusione, scappò, lasciandosi cadere in un burrone. Non fecero lo stesso né il medico, né il giovane seminarista, che si rivolse ai guardiani: «Uccidetemi quando volete, perché io muoio per Gesù Cristo».
Venne rapidamente trasferito a Granada, all’ospedale San Giovanni di Dio, ma per lui non c’era comunque più nulla da fare, a causa delle gravi ferite. I sanitari gli prestarono cure di emergenza, poi lo riportarono a Lanjarón, cosicché morisse nella sua terra. Si spense dopo che gli venne amministrata l’Unzione degli Infermi. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Lanjarón.
Antonio fu incluso nella causa che comprendeva anche quattordici sacerdoti e un giovane laico, tutti della diocesi di Granada, uccisi nel corso della persecuzione della guerra civile spagnola; è il più giovane in assoluto del gruppo. La loro beatificazione si svolse nella cattedrale di Granada il 26 febbraio 2022, sotto il pontificato di papa Francesco.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2022-02-25

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