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Mons. Angelo Moreschi Vescovo salesiano

Festa: Testimoni

Nave, Brescia, 13 giugno 1952 - Brescia, 25 marzo 2020

Il vicario apostolico di Gambella (Etiopia), mons. Angelo Moreschi, SDB, è morto il 25 marzo 2020 a Brescia, a seguito del contagio dal coronavirus. Mons. Moreschi era nato a Nave (BS) il 13 giugno del 1952 ed aveva frequentato il noviziato salesiano ad Albarè. Ha emesso i primi voti religiosi il 1° settembre del 1974, quelli perpetui a Cremisan (Israele), il 15 agosto del 1980, ed era stato ordinato sacerdote il 2 ottobre 1982 a Brescia. Partito missionario per l’Etiopia, ha servito come parroco e Direttore a Dilla (1991-2000) e ha ricoperto l’incarico di Consigliere ispettoriale per l’allora Visitatoria Africa Etiopia-Eritrea (1998-2001). Il 16 novembre del 2000 venne nominato Prefetto Apostolico di Gambella; il 5 dicembre 2009 la Prefettura venne elevata a Vicariato e lui venne nominato Vescovo titolare di Elefantaria di Mauritania e Vicario Apostolico di Gambella, ricevendo la consacrazione episcopale il 31 gennaio 2010. Nella sua missione di Prefetto, prima, e di Vicario Apostolico, poi, mons. Moreschi ha continuato ad incarnare la predilezione salesiana per i più piccoli, accompagnandola con uno spirito pratico e un forte zelo apostolico. Nelle sue visite ai villaggi si ricorda ancora quando il salesiano giungeva con un fuoristrada malridotto – o in motoscafo, nelle comunità lungo il fiume Baro, quando le strade erano allagate – e subito si metteva a distribuire i biscotti multivitaminici ai bambini malnutriti. Mons. Moreschi lascia questa terra dopo aver servito i giovani, i poveri e il suo gregge di anime come salesiano per 46 anni, come sacerdote per 38, e come vescovo per oltre 10.



Aveva scelto di vivere la sua missione in uno dei Paesi più poveri al mondo, l’Etiopia. Monsignor Angelo Moreschi, classe ’52 di Nave, in provincia di Brescia, aveva frequentato il noviziato salesiano ad Albarè, aveva emesso i primi voti religiosi nel 1974, quelli perpetui in Israele, a Cremisan, nel 1980, due anni dopo veniva ordinato sacerdote a Brescia. Partito missionario, era stato prima inviato nella missione salesiana di Dilla, a 500 km dalla capitale Addis Abeba poi, dopo 18 anni, e dopo aver fondato missioni con scuole, aziende agricole e scuole professionali, nel 2000 era arrivato ad assumere la responsabilità della Prefettura apostolica di Gambella, la capitale della regione Ilubador. Anche lì, il suo impegno e la sua dedizione lo portarono a creare nuove missioni con scuole, fattorie, pozzi e perfino la gestione di un ospedale.

Da sempre accanto agli ultimi, un pastore che amava i più piccoli
La sua vocazione era quella di assistere chi viveva nella fame, nella miseria, nelle malattie e nella carestia. Un lungo apostolato al servizio degli altri che, nel 2010, per volontà di Benedetto XVI, lo porta ad essere nominato vescovo della stessa Prefettura apostolica di Gambella, elevata al rango di primo Vicariato apostolico. La Comunità salesiana piange un pastore dal carattere gioviale e bonario, come lo descrive chi lo conosceva, con la predilezione salesiana per i più piccoli, i bambini dei remoti villaggi etiopici, il più delle volte malnutriti, ai quali lui, come raccontano le cronache, distribuiva biscotti multivitaminici, arrivando a bordo di malridotte automobili.

Ucciso dal coronavirus nel giorno dell'Annunciazione
Salesiano per 46 anni, sacerdote per 38 e vescovo per oltre 10, monsignor Moreschi è morto per l’aggressione dal coronavirus su di un fisico già molto debilitato dalla dialisi e dal diabete. È stato il direttore della Casa salesiana di Nave, don Erino Leoni, a darne l’annuncio, descrivendo l’agonia del vescovo e di come il virus abbia toccato tutta la comunità. La situazione di monsignor Moreschi è peggiorata sempre più a partire dal 19 marzo scorso, con febbre e crisi respiratorie che lo hanno portato al ricovero negli Spedali di Brescia, nel reparto di nefrologia, dove è deceduto la notte del 25 marzo, celebrando la sua Pasqua in Paradiso nella festa dell’Annunciazione, scrive don Leoni, nella stessa solennità in cui era morta la sua mamma. Don Angelo, conclude don Leoni, “ha consumato senza sosta e senza risparmi di forze tutto ciò che aveva, ha amato con passione unica la terra di Gambella e tutta la sua gente”.


Autore:
Francesca Sabatinelli


Fonte:
www.vaticannews.va

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Aggiunto/modificato il 2020-03-26

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