Balthazar Honnoré Audibert nacque ad Annot (Alpes de Haute, Provenza) il 6 gennaio 1761. Entrò nel seminario di Glandèves (oggi Entrevaux) e negli anni Ottanta del Settecento diventò prete. Nel 1788 gli fu affidata come cappellano la piccola chiesetta di Rouainette (Ubraye), dove rimase fino a marzo 1791, quando, scoppiata la Rivoluzione Francese, dovette giurare fedeltà alla Costituzione Civile del Clero, approvata dalla Convenzione nel luglio 1790. Un mese dopo Pio VI emanò il Breve “Charitasquae” con cui condannava la Costituzione Civile, proibiva ai preti di giurare fedeltà e obbligava coloro che l’avessero fatto ad abiurare. I sacerdoti, come conseguenza, erano arrestati o addirittura deportati nella Guyana francese. In molti, compresi alcuni vescovi, fuggirono all’estero. Nell’aprile 1791 don Balthazar annullò il giuramento che aveva fatto il 6 marzo, mentre ai suoi genitori venivano sequestrate le proprietà, casa e terreni. Fuggì in Piemonte, a Vercelli, dove italianizzò il proprio nome e pure il luogo di nascita in “Annotone”. Da Vercelli Balthazar, ormai diventato Baldassarre, iniziò a muoversi in direzione di Roma. Correva l’anno 1792. Passò da Firenze, sappiamo che nel 1795 funelle campagne aretine, a Camaldoli e alla Verna, e che due volte, 1798 e 1802, fu ricoverato ad Arezzo all’Ospedale di Santa Maria sopra i Ponti. Baldassarre nel gennaio 1818 entrò nel Monastero di Camaldoli come oblato, ma vi rimase solo fino ad aprile 1819 quando, per motivi di salute, ne uscì. Iniziò così a percorrere le strade del Centro Italia, divenne un “pellegrino penitente”, man mano sempre più popolare tra la gente semplice, ma pure tra i sacerdoti. Per circa sessanta anni girovagò tra Toscana, Umbria e alto Lazio, promuovendo l’erezione di croci con i simboli della Passione di Cristo - lancia, spugna, galletto, chiodi, martello - in particolare agli incroci delle strade. Ancora oggi esistono croci dell'Audiberti intorno ad Arezzo, sull'Amiata, nel Pistoiese, nei dintorni di Volterra e sul Cetona. L’ispirazione di Baldassarre derivò da un’usanza dei territori della Basses Alpes in cui era possibile trovare croci analoghe. In alcune occasioni il suo girovagare insospettì e due volte venne arrestato. Il 17 aprile 1825fu fermato dalla polizia granducale nelle campagne di Reggello e accompagnato dal Vicario di San Giovanni Valdarno che lo interrogò per poi rilasciarlo.Di nuovo poco, più di un anno dopo, di notte, mentre dormiva in una capanna vicino alla parrocchia di Santo Stefano a Torri.Il giorno precedete, in paese, Baldassare aveva suscitato un gran movimento di popolo. Il mattino del 13 giugno 1826 il Vicario di Pontassieve lo interrogò per poi rilasciarlo, dopo avergli fatto sottoscrivere una dichiarazione attestante la restituzione da parte della polizia del denaro che aveva raccolto questuando per il restauro di una cappella dedicata alla Madonna del Buon Consiglio presso Fiesole.
Il "divoto pellegrino" fu amato dalla gente semplice, ma anche da vescovie personalità. In ogni paese, al suo arrivo, una folla gli si accalcava intorno per chiedere benedizioni, consigli e guarigioni. Nel 1831 il Granduca Leopoldo II chiamò «il santo delle croci» a Palazzo Pitti, al capezzale della moglie Maria Anna Carolina di Sassonia per ottenerne la guarigione; morirà nel marzo 1832. Il Granduca, nelle sue memorie, scrisse che Baldassarre era considerato un «uomo santo, noto per grazie miracolose». Ad Agliana (Pistoia) suscitò nel 1843 un notevoleaccorrere di fedeli e innalzò nei dintorni un gran numero di croci. Era ormai anziano. Passò i seguenti cinque anni «inchiodato in letto», ospite del parroco di Ottavo (Arezzo), visitato da “devoti” provenienti anche da lontano, compresi, nel 1848, i messi del Granduca Leopoldo.Morì l’8 luglio 1852 in fama di santità. Fu fatto imbalsamare e per quattro giorni una moltitudine di popolo gli rese omaggio. Si diffusero alcune «reliquie» di Baldassarre, anche in luoghi significativi: un plico con dei capelli furono donati alla Cattedrale di Arezzo, una sua camicia è conservata dalle Cappuccine di Siena.
Autore: Daniele Bolognini
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