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Olimpia Sgherri Terziaria francescana
Festa:
Testimoni
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† 11 febbraio 2014
Olimpia Sgherri, maestra elementare, anche di fronte ai casi impossibili, era tanta la fiducia che ella riponeva in Dio e nelle persone a cui chiedeva aiuto, che come per miracolo portava a termine ciò di cui c’era bisogno. La sua sola presenza talvolta bastava. Il suo vestito era la carità costante perché il suo non era un amore umano ma divino, lei aveva sperimentato l’amore di Gesù e solo così poteva donarlo. Una volta si ammalò e poiché da molti giorni la febbre non la lasciava, non volendo far più aspettare i suoi poveri chiese con fede l’Unzione degli infermi. Dopo tre giorni quello che le cure umane non erano riuscite a fare, lo fece il Sacramento: le permise di riprendere ad assistere con il suo sorriso i suoi poveri e su questo diceva: Gesù mi ha guarito! Il sorriso era una delle sue qualità, aveva il sorriso dentro il cuore che la accompagnava sempre. Pur non essendo madre perché consacrata a Dio, faceva da madre a tanti, si occupò dei poveri, dei baraccati, dei moribondi, dei malati di aids.
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Olimpia Sgherri, l’insegnante livornese che per decenni si è occupata, spesso in totale solitudine, dei diseredati e in particolare dei portatori d’handicap, chiamata negli ambienti religiosi la “madre Teresa di Calcutta” labronica. Scomparsa nel 2014 all’età di 84 anni, Olimpia aveva passato gli ultimi tempi ospite dell’istituto delle suore di Santa Caterina, ancora impegnata con la preghiera- giorno e notte, come hanno testimoniato le suore stesse- e con l’aiuto diretto alle altre anziane.
Terziaria francescana, iscritta all’Ordine della Regalità, fondatrice insieme a Riccardo Ripoli ed altri dell’associazione “Amici della Zizzi”, ideatrice delle iniziative livornesi per la parrocchia di padre Damioli e per i giovani diversamente abili tra le quali il noto campeggio di Castiglioncello, Olimpia Sgherri fin da giovanissima si è sempre dedicata agli altri, dichiarandosi con il suo ben conosciuto dolce sorriso, “innamorata di Gesù”. Nei tempi più difficili del disagio cittadino, Olimpia era diventata quasi in permanenza abitante delle baracche della Fortezza Nuova e di Coteto, portandovi in aiuto dei più umili tanti giovani volontari, tra i quali Vincenzo Savio, diventato poi vescovo ma costantemente vicino a Olimpia che era stata la sua madrina al momento della scelta del sacerdozio.
Note:
Per approfondire: www.olimpiasgherri.blogspot.com
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