Aleksandr Aleksandrovich Andreev nasce il 24 febbraio 1901 a Mosca in una famiglia benestante. Da giovane, né lui né i suoi genitori pensavano che dovesse intraprendere gli studi al sacerdozio. Per volontà dei genitori e sua Aleksandr sceglie una scuola commerciale ed ottiene il titolo di ragioniere. Nel 1918 è chiamato al servizio militare nelle file dall’Armata Rossa. Nel 1919 è licenziato. Gli ideali del ‘luminoso futuro’ cantati dai comunisti non riescono a convincerlo. Contrariamente a tanti suoi coetanei, la lotta contro la religione, che ha inizio dopo il colpo di stato dell’ottobre 1917, lo persuade ad entrare nel monastero dell’Assunzione di Mosca dove rimane fino al 1922 quando viene ordinato sacerdote, non più come monaco, ma come sacerdote celibatario diocesano. La chiusura dei monasteri, preminente preoccupazione sociale del nuovo regime, deve averlo consigliato a trovare una maggior relativa stabilità fuori dalle mura del convento. Nel 1924 padre Aleksandr è nominato parroco della chiesa di S. Sofia a Mosca. Una delle sue prime preoccupazioni è di formare una fraternità clandestina capace di sopravvivere alla persecuzione che infuria sempre più spietata. Inizialmente sono tredici donne non legate a voti, ma impegnate in una vita comunitaria di preghiera e di carità. Nei giorni di festa la fraternità, aiutata dai parrocchiani più fedeli, prepara il pranzo per i poveri e viene in aiuto ai bisognosi. Altra iniziativa di padre Aleksandr la fondazione di una biblioteca per temprare la fede dei praticanti e preparare i più capaci ad opporsi anche pubblicamente alla propaganda antireligiosa.
Non era pensabile che l’attività ‘antisovietica’ di padre Aleksandr restasse nascosta al vigile occhio del partito. Il 25 marzo 1929 il padre viene arrestato e accusato secondo l’articolo 58 perché “ essendo ministro di un culto religioso svolgeva propaganda antisovietica fra le masse dei credenti. Organizzava e sosteneva l’esistenza illegale di una fraternità”. Inoltre veniva accusato di “aver pregato per i fucilati e i detenuti in prigione e di aver pubblicamente tenuto delle prediche di carattere religioso”. Il 10 magio 1929 è condannato a tre anni di confino nel Kazakistan. Scontata la pena, non ha il diritto di abitare a Mosca e quindi chiede di essere accolto nella diocesi di Rjazan’. Qui è vescovo iuvenalij, (Maslovskij) futuro martire che era appena tornato dalla condanna scontata alle isole Solovki. Durante la sua permanenza alla cattedra di Rjazan’ aveva accolto una trentina di sacerdoti già condannati dal regime. Non gli difficile accettare anche padre Aleksandr, concedergli tutta la sua fiducia e farlo suo collaboratore diretto nel governo della sua diocesi.
All’inizio dell’anno 1936 a Rjazan’ si apre un processo contro i sacerdoti della diocesi, 27 dei quali vengono arrestati, fra questi si trova anche padre Aleksandr. Il 4 aprile 1936 viene condannato a 5 anni di lager per aver preso parte ad un gruppo antirivoluzionario. Nel settembre del 1937 quindici persone vengono accusate sempre di appartenere ad un gruppo antirivoluzionario e di aver svolto propaganda religiosa fra i detenuti. 12 di loro sono condannati alla pena capitale. Fra questi c’è anche padre Aleksandr Andreev che viene fucilato il 22 ottobre 1937.
Il 13 agosto 2000 viene beatificato a Mosca dalla Chiesa ortodossa.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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