Aleksandr Pospelov nasce il 21 marzo 1883 nella città di Vladimir. Nel 1898 muore il padre che lascia otto figli in estrema povertà. Alessandro viene adottato dallo zio sacerdote padre Michail che, oltre a sostituire il padre nell’affetto, assicura ad Aleksandr una formazione intellettuale che la famiglia d’origine non avrebbe potuto dargli. Così Aleksandr può frequentare il seminario teologico di Vladimir. Terminati brillantemente gli studi si sposa con Lidija dalla quale avrà sei figli. Nel 1904 viene ordinato sacerdote. Inizia la sua prima esperienza sacerdotale, nel villaggio Vaganovo, poi passa a Teterino per stabilirsi a Kibergino fino al giorno in cui sarà arrestato.
Padre Aleksandr è apprezzato dalla sua gente come predicatore eccellente (molti vengono dai villaggi vicini per ascoltarlo), coraggioso (non ha paura di parlare di persecuzione e di condannarla pubblicamente) e paterno. Quando il 21 marzo 1929 si presentano gli operai mandati dal partito per abbattere le campane (primo passo per chiudere poi la chiesa) la maggior parte del popolo credente insorge decisamente e impedisce che sia profanata, come essi dichiarano, ‘la voce di Dio’. Ma dal popolo offeso si alzano grida anche meno edificanti: “Che razza di potere è il vostro! Delinquenti, vampiri”. Gli stessi operai mandati dal partito si scusano e promettono di intervenire presso le autorità costituite perché venga rispettata la volontà dei fedeli. In seguito si riunisce il consiglio parrocchiale, Interviene una donna: “Ortodossi, perché non dobbiamo difendere il nostro sacerdote che ci è tanto necessario? Dobbiamo scacciarli questi comunisti! Se il potere è del popolo, quello che vogliamo, lo faremo: Al tempo degli zar si stava molto meglio di adesso. Sotto gli zar al popolo era permesso molto di più di adesso. Il potere è nostro e noi non siamo disposti ad ubbidire ai comunisti, essi sono contro i sacerdoti. Dobbiamo allontanare i comunisti dal partito. Il loro non è un potere, ma semplicemente violenza”
Il 25 giugno 1929 padre Aleksandr è arrestato, accusato di propaganda contro il partito comunista. Il 3 novembre dello stesso anno è condannato a tre anni di lager nelle isole Solovki. Scontata la pena, il 3 settembre 1932 gli viene assegnata la parrocchia di Bol’shoe Pesochnoe (provincia di Nizhegorod) Qui è raggiunto dalla moglie, ma non dai figli ai quali la madre aveva detto che il padre era morto nel lager affinché almeno essi fossero risparmiati dalla persecuzione. Nell’autunno del 1935 una figlia, chiamata dalla madre, viene per visitare il padre, passa con lui una notte e poi parte per non più rivederlo.
Il 21 novembre 1937 padre Aleksandr viene arrestato, il 14 dicembre condannato a morte e il 26 dicembre 1937 fucilato.
Autore: Padre Romano Scalfi
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