Andrej Vladimirovic Voskresenskij nasce il 2 ottobre 1884. Suo padre Vladimir era parroco della Chiesa della Madonna di Kazan’ che si trovava sulla Piazza Smolensk di Mosca. Nel giugno 1923 le autorità sovietiche arrestano padre Vladimir per aver difeso il patriarca Tichon, ma nell’agosto dello stesso anno viene amnistiato. Viene arrestato per la seconda volta, accusato di propaganda antisovietica e condannato al confino. Muore durante il trasferimento. Aveva 80 anni. Probabilmente non gli usarono tutte le attenzioni che l’età avrebbe richiesto
Il figlio, Andrej Voskresenskij termina gli studi teologici all’accademia di Mosca nel 1908 e nell’anno seguente viene designato vicerettore al seminario teologico di Novgorod. Nel 1912 è ordinato sacerdote e nominato parroco nella Chiesa dell’Assunzione a Mosca, Ultima sua destinazione è la parrocchia dell’Arcangelo S. Michele a Karpovo (provincia di Mosca). Oltre ad essere un pastore attento a tutte le esigenze spirituali del suo gregge, egli trovava il tempo per aiutare nei lavori dei campi le persone povere e sole.
Padre Andrej viene arrestato il 7 ottobre 1937, un periodo in cui all’arrestato, per qualsiasi motivazione, rimanevano poche speranze di poter sopravvivere. Non era neppur necessario trovare una imputazione. Come Lenin aveva raccomandato nella rivista da lui fondata (e recentemente ripubblicata) “Il terrore rosso”, per eliminare una persona era sufficiente sospettare che in certe condizioni avrebbe potuto sostenere la borghesia. Il clero, per definizione leninista, apparteneva a questa categoria. Secondo i dati forniti dalla ‘Commissione governativa per la riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche nell’URSS’, soltanto nell’anno 1937 furono arrestate 136.900 persone appartenenti al clero ortodosso, delle quali 85.300 furono fucilate.
Padre Andrej viene formalmente accusato di “Propaganda contro i dirigenti del governo sovietico e contro i dirigenti del Kolkoz”. Il padre nega ogni accusa e si proclama innocente. Ma questo naturalmente non serve. Viene condannato a morte il 17 ottobre 1937.
Fucilato il 31 dicembre 1937, sepolto, senza nome, in una fossa comune.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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