Evfimij Tichonravov nasce il 17 aprile 1881 nella città di Suja, governatorato di Vladimir. Terminata la scuola, nel 1904 sposa Tat’jana Aleksandrovna e si trasferisce nel villaggio Doronino dove lavora come sacrestano nella chiesa della Trasfigurazione dello stesso paese. Per arrotondare però il misero stipendio, nel tempo libero, coltiva la terra.
Nel 1917, con la salita al potere del governo comunista, il parroco del luogo si trova in difficoltà perché buona parte della popolazione simpatizza con i nuovi padroni e di conseguenza consigliano cordialmente il prete a ritirarsi in buon ordine se non voleva vedersi confiscata la casa e tutto il suoi possedimenti. Il parroco, che ha sulle spalle una numerosa famiglia, pensa bene di cercare altrove una situazione meno pericolosa. Il vescovo manda un nuovo sacerdote, ma anche questo, dopo breve tempo, segue l’esempio del suo predecessore. A custodire la chiesa rimane il sacrestano, il quale, nonostante il suo zelo, non è in grado di soddisfare a tutte le esigenze spirituali dei fedeli che, sebbene in minoranza, si ostinano a pretendere i sacramenti. Il sacrestano, disperato e ostinato nel medesimo tempo, si presenta dal vescovo e supplica, per il bene del popolo di Dio, di essere ordinato sacerdote. Siamo in tempo di persecuzione e non si può andare troppo per il sottile. Così nel 1933 il sacrestano Evfimij viene ordinato sacerdote. Dopo due anni muore la moglie ed aiutarlo nella attività resta la figlia minore Antonina. Gli altri figli si erano sistemati altrove, in ambienti meno pericolosi.
Passato di grado, ora padre Evfimij, si trova a dover affrontare le stesse difficoltà dei parroci precedenti, difficoltà peggiorate perché, sebbene i fedeli riservino per l’ex sacrestano la stima e l’obbedienza che lui si guadagnava con la sua santità, i comunisti sono meno impressionati dalle virtù sacerdotali del nuovo parroco. Nel 1935 padre Evfimij non è in grado di pagare le tasse onerose che i comunisti impongono all’edificio della chiesa. (L’imposta sul fabbricato era anche venti volte maggiore all’imposta degli edifici pubblici; un modo fra i tanti per esprimere la loro limitata simpatia verso la religione). La proprietà del parroco viene confiscata e la chiesa chiusa. Oltre che chiusa la chiesa viene profanata. Le icone vengono portate in piazza e c’è chi le calpesta.
Dopo la chiusura padre Evfemij rimane ancora nel villaggio e celebra segretamente nelle case private. Le polizia lo avverte che se non si allontana sarà incarcerato. Allora ripara nella città di Ivanovo e trova alloggio nella ‘baracca dei lavoratori’ dove affitta un angolo e dorme per terra in un dormitorio comune. Si guadagna da vivere facendo da guardia (professione comune dei ‘dissidenti’) in un ospedale. Non si dimentica però di essere prete e celebra nelle case private, su richiesta dei fedeli, ben consapevole del rischio che incorreva. Infatti il 1 gennaio 1938 (la polizia comunista non dorme neppure il primo dell’anno) padre Evfimij viene arrestato e accusato di frequentare le famiglie dei credenti allo scopo di fondare dei gruppi antirivoluzionari. Falsi testimoni (non è difficile trovarli fra i comunisti) confermano abbondantemente le accuse.
Il 3 febbraio 1938 padre Evfimij è condannato alla pena capitale. Il 4 febbraio 1938 viene fucilato.
Autore: Padre Romano Scalfi
Fonte:
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